La Olympus E-3 non è certo una novità, ma resta attualmente ancora in cima alla gamma del produttore nipponico, inserendosi nella fascia delle prosumer, unica rappresentante in questo segmento dei prodotti del consorzio Quattro Terzi. Dopo l'uscita della sua sorella minore, la E-30, nata per colmare il gap esistente tra il modello di punta e le proposte consumer E-520 ed E-420, e in attesa di vedere se avrà o meno un'erede nei prossimi mesi, come si vocifera, abbiamo voluto recensirla, anche per metterla a confronto con le altre reflex di fascia media che in questi mesi abbiamo provato. Al momento attuale la E-3 risulta una fotocamera "con esperienza" e ottimizzata grazie a diversi aggiornamenti firmware, giunti nel corso di questa recensione alla versione 1.4.
La Olympus E-3 è una proposta molto particolare in questo segmento, essendo l'unica semi-pro che monta un sensore Four Thirds, più piccolo degli APS-C e caratterizzato dal formato 4:3, invece del canonico 3:2 mutuato dai tempi della pellicola. È una scelta che porta con sé pregi e difetti, che analizzeremo nel corso della recensione. Si tratta di un formato più piccolo, nato nel 2002 e progettato specificatamente per il digitale, al contrario delle altre soluzioni, nate per rimpiazzare la pellicola in sistemi nati al tempo dell'analogico.
Si tratta quindi di un percorso inverso rispetto al solito, non è il sensore che deve adattarsi al sistema fotografico, ma è il sistema fotografico che viene costruito intorno alle esigenze del sensore. Come viene riportato nell'approfondimento legato allo standard sul sito Olympus, tutti gli obiettivi Quattro Terzi presentano una costruzione ottica comunemente definita 'quasi telecentrica', che mira a ridurre il fenomeno della caduta di luce ai bordi, conseguenza della struttura del sensore elettronico. In pratica se la luce colpisce i pixel con un angolo di incidenza molto ampio può verificarsi una diminuzione della qualità ai bordi dell’immagine, anche per fenomeni di crosstalk, ossia interferenze tra i pixel vicini.. La costruzione telecentrica degli obiettivi dello standard Quattro Terzi mira invece a permettere alla luce di colpire il sensore col giusto angolo.
La diminuzione delle dimensioni del sensore lo pone certamente più al centro del cono di luce in arrivo dall'ottica, ma modifica più pesantemente il rapporto con la focale equivalente e obbliga stipare i pixel in una superficie inferiore. Il rapporto di moltiplicazione della focale del sistema Quattro Terzi è pari a 2x, dato che permette di costruire telezoom di dimensioni molto compatte, ma che obbliga a importanti sforzi costruttivi per accedere alle focali grandangolari.