La compattezza è una caratteristica che in tutti i settori deve sempre accompagnarsi ad alcuni compromessi, spesso riguardanti il fronte della qualità. L'ambito relativo alla fotografia digitale è uno di quelli in cui questo è spesso più vero, tanto da far storcere il naso ai fotografi più esigenti ogni volta che il termine compatta viene accostato all'arte fotografica.
C'è da puntualizzare come questo comportamento non sia sempre giustificato, anzi prodotti come la Leica M9 rendono evidente come anche nel mondo digitale una macchina di dimensioni non troppo estese possa fornire il massimo della qualità. Scendendo alcuni gradini e arrivando nella cerchia delle fotocamere accessibili a un numero ben maggiore di tasche, pur con qualche compromesso, è possibile trovare buona qualità fotografica anche in corpi tascabili (o quasi). Il neonato, ma in continua ascesa, segmento delle fotocamere EVIL o CSC è un altro esempio, ma anche nella fascia delle compatte si trovano esempi a riguardo.
Solitamente si tratta di fotocamere compatte abbastanza di nicchia, caratterizzate da ottiche fisse e sensori più grossi della media delle compatte o con zoom di bassa escursione e sensori piccoli o di un passo più estesi. In questo settore troviamo attivi nomi come Sigma, Ricoh e la stessa Leica, presente inoltre a listino con fotocamere di elevato zoom sorelle gemelle dei modelli di punta Panasonic. Canon con la sua serie G ha sempre cercato di presidiare questo comparto e con la sua ultima uscita ha sparigliato le carte.
La scelta di diminuire, in controtendenza con il mercato e i dettami del marketing di massa, il numero di pixel stipati sul sensore rispetto alla generazione precedente ha trovato un plauso generalizzato. Canon è, infatti, passata dai 12 e 14 megapixel delle due generazioni precedenti, ai 10 megapixel su CCD in formato 1/1,7" dell'attuale Powershot G11. La curiosità nei confronti di questa scelta è tanta, ma prima di passare alla prova sul campo analizziamo nel dettagli la compatta pro di casa Canon.