Voglia di normalità. Un termine, "normale", che in fotografia non è solo sinonimo di ordinario, ma che viene gravato di un significato ben più importante. Pur con le dovute approssimazioni, in fotografia un obiettivo normale è quello in grado di abbracciare con una certa fedeltà l'angolo di campo tipico dell'occhio umano, intorno ai 45°-50°.
Non è un caso se la storia del fotogiornalismo, fissata negli immortali scatti di Henri Cartier-Bresson e Robert Capa, solo per citare due illustri esempi, sia arrivata a noi attraverso stampe ottenute proprio con obiettivi "normali", in grado di riportare con una certa fedeltà la realtà voluta e vissuta dai fotografi appena citati. Non solo: anche i marchi storici di apparecchiature fotografiche hanno volutamente cercato di realizzare obiettivi con l'intento di ricreare l'angolo di campo dell'occhio umano, Leica su tutti.
Leica UR, 1934
Quasi cento anni fa, nel 1914, l'ingegnere Oskar Barnack di Leica realizzò il prototipo UR, fotocamera 35 mm con obiettivo 50 mm. Senza saperlo, mise le basi a quello che oggi chiamiamo formato pieno, 135, full frame o 35mm, ma che per decenni è stato definito semplicemente il formato Leica. Lo fece partendo da una pellicola cinematografica, andando poi alla ricerca delle giuste proporzioni per realizzare un obiettivo in grado di riprodurre l'angolo di campo dell'occhio umano, giungendo al grande classico che è il 50mm a focale fissa, obiettivo normale per eccellenza.
Da allora non è mai passata la "febbre da 50mm": un fascino determinato non solo dal concetto su cui si basa la sua realizzazione, ma anche dai numerosi scatti passati alla storia che lo hanno visto protagonista intermedio fra fotografo e realtà, oltre a oggettivi benefici che tratteremo nelle conclusioni.
Passa il tempo, la tecnologia evolve e arriviamo alla rivoluzione digitale che ha sconvolto la fotografia. Il quadro si complica poiché, rimanendo in ambito reflex, la più grande percentuale dei modelli presenti sul mercato adotta un sensore più piccolo dell'area tipica delle emulsioni 35mm, preferendogli il formato APS-C per motivi di costi e non solo. Molte reflex digitali si ritrovano oggi a poter utilizzare lenti pensate per il pieno formato, ma facendo i conti con fattori di moltiplicazione che di fatto vanificano la "normalità" dei gloriosi 50mm. Per fare degli esempi, una lente Nikon 50mm per formato pieno si ritrova a comportarsi, in termini di angolo di campo, come un 75mm (fattore di moltiplicazione 1,5X), mentre su Canon si arriva ad 80mm (1,6X). Sempre un ottimo obiettivo, ma che si sveste della sua "normalità" per diventare altro.
Questo ovviamente non succede sulle digitali a formato pieno ma, si sa, stiamo parlando di apparecchi professionali e non certo diffusi come le reflex APS-C. Chi si è avvicinato da poco alla fotografia potrà porsi una domanda semplice quanto sacrosanta: perché preoccuparsi di avere la focale "normale"? Gli obiettivi di primo equipaggiamento, molto spesso dei 18-55mm, possono tranquillamente coprirla! Oltre alle questioni concettuali di base entra in gioco la luminosità, un fattore molto importante di cui parleremo nelle conclusioni, che basta a legittimare l'acquisto di una seconda lente. Per ora credeteci sulla parola.
Per chiudere questa lunga introduzione, le case produttrici hanno da qualche tempo cercato una soluzione, andando a realizzare obiettivi "normali" anche per il formato APS-C. In questo articolo analizzeremo il modello Nikon AF-S Nikkor 35mm 1:1.8G DX, pensato proprio per i possessori di macchine fotografiche reflex digitali Nikon APS-C ( che la casa giallo-nera chiama DX), alla ricerca della normalità perduta.