È strano: nel momento esatto in cui le fotocamere dei cellulari hanno cominciato a scattare immagini decenti, la moda è diventata quella di degradarne la qualità per richiamare alla mente effetti ottenibili con le fotocamere low-cost del passato: Polaroid, Holga, Lomo e via dicendo. Il trend degli effetti creativi si è poi esteso a macchia d'olio su mirrorless, reflex e compatte digitali: i produttori ultimamente gareggiano nel proporre filtri creativi da integrare nelle proprie macchine, ispirandosi in molti casi al successo di alcune App per smartphone.
Un'immagine ripresa con uno smartphone e manipolata applicando un effetto vintage
Anche una compatta premium come Panasonic Lumix LX5 nell'aggiornamento firmware 2.0 da poco rilasciato ha ricevuto in dote il tanto trendy 'effetto miniatura'. Con tanti effetti digitali simil-vintage in molti si chiedono: perché affidarsi alla manipolazione digitale quando è ancora possibile avere quegli effetti in modo reale, analogico e diretto?
In controtendenza con il crollo dell'analogico dopo l'anno 2000 e complice anche la voglia di sperimentare una fotografia più d'élite in alcune nicchie, la pellicola sta riguadagnando negli ultimi tempi terreno, anche grazie alla passione di chi non ha smesso di crederci. È notizia recente di una catena di hotel statunitense che ha deciso di offrire nella dotazione del minibar delle sue camere una fotocamera Polaroid ricondizionata con pellicola Impossible Project in bianco e nero.
Non nuova e non con pellicola Polaroid perché lo storico marchio non ha creduto abbastanza nella storica fotocamera con pellicola istantanea e pochi anni fa ha gettato la spugna quasi del tutto, provando a rinvigorire il suo business buttandosi sulle fotocamere digitali con stampante ZINK (integrata o portatile), in pratica il passaggio al digitale della Polaroid. Rimane a catalogo un solo modello di instant camera con pellicola e non offre più supporto ai vecchi modelli in termini di consumabili.
Impossible Project è invece un progetto che va in direzione contraria e nasce da alcuni ex-impiegati proprio di Polaroid, decisi a non buttare al vento tutta l'esperienza accumulata dal marchio nella fotografia a pellicola istantanea. Si tratta di un progetto che è dovuto partire da zero, non potendo più contare sui reagenti originali di Polaroid, adottatando una sorta di reverse engineering per raggiungere lo stesso risultato: ricreare una pellicola per Polaroid 600 e Polaroid SX70.
Questo movimento ha creato attorno a sé grande interesse, dimostrando come il fenomeno Polaroid sia ancora nel cuore di molti. Restando nel campo della fotografia con pellicola a sviluppo istantaneo, segue il trend di rinascita anche l'ultima mossa di Fujifilm, che ha da poco aggiornato la sua gamma di Instant Camera, indirizzando i prodotti (almeno stando alla campagna pubblicitaria relativa) in particolare verso il pubblico giovane e femminile.
Meno di massa, ma di grande interesse è anche il redivivo interesse per le vecchie 'Toy Camera' Lomo e Holga, anche grazie ad azzeccate strategie commerciali, come quelle di offrire macchine e pellicole in distributori automatici posizionati in luoghi alla moda, come alcuni locali di tendenza o particolarmente alternativi. Una delle ultime mosse di Lomography è il modello Sardina: la scatola di sardine con obiettivo e otturatore.
Tra i marchi storici della fotografia a pellicola troviamo anche Ilford che dopo averla presentata in fase prototipale qualche tempo fa, ha deciso di dare vita alla fotocamera pinhole 5x4 con carta sensibile che stampa direttamente in positivo in bianco e nero, senza bisogno di sviluppare negativi o simili. La fotocamera ha avuto un ottimo feedback da parte di istituti che insegnano fotografia e da parte della comunità di fotografi appassionati del foro stenopeico.
Alla base di questo ritorno di fiamma della pellicola ci sono molte ragioni: la ricerca di soddisfazione e divertimento nell'atto stesso di scattare, la voglia di trovare qualcosa che si distingua dalla massa delle fotocamere digitali, un pizzico di sana voglia di élite. C'è la questione del rapporto fisico diretto e tattile con una foto stampata: di certo ogni foto digitale può anche essere stampata oltre che guardata a monitor, ma è un passaggio che avviene in molti casi di rado, mentre è obbligatorio per la pellicola. Con la pellicola arrivano alla stampa anche le foto brutte, venute male, ma che non vengono semplicemente cestinate con un click, ma entrano in contatto fisico con il fotografo creando lasciando una traccia più profonda di una fugace apparizione a display.
Personalmente c'è una cosa che rimpiango molto della fotografia a pellicola: quella trepidazione nel momento del ritiro delle stampe, quel momento in cui scopri se quello che avevi immaginato premendo sul pulsante di scatto si è impressionato sulla pellicola o se il risultato è diverso e poi quella fase di studio delle fotografie riprendendo il taccuino coi dati di scatto per capire i motivi delle eventuali discrepanze con quanto immaginato e per impostare nuovi scatti con il rullino successivo per cercare di avvicinarvisi maggiormente.