Se qualcuno avesse pronunciato solo qualche anno fa un frase del tipo 'Kodak è avviata verso la bancarotta' o 'Kodak finirà per smettere di produrre fotocamere' sarebbe stato preso per pazzo o almeno negli ultimi anni per un inguaribile disfattista. Invece la cronaca di questo inizio di 2012 racconta proprio questa storia: la caduta del gigante della fotografia, la bancarotta, e da ieri la sua uscita dal mercato delle fotocamere digitali.
Sono lontani i tempi in cui il marchio giallorosso campeggiava in ogni luogo della terra dove esistesse la parola fotografia. Sembrano passati secoli dal quelle edizioni di Photokina in cui Kodak occupava da sola un intero padiglione. Sembra quasi impossibile che un'azienda che ha sempre avuto l'obiettivo di innovare si trovi ora a svendere i suoi pezzi per salvare il salvabile.
George Eastman (1854–1932)
La storia di Kodak è lunga, si svolge nell'arco di più di centotrent'anni e parte dell'idea di George Eastman e dal suo piccolo laboratorio a Rochester, New York. La storia parte da Rochester e lì ne è sempre rimasta ancorata: questo è uno degli aspetti che alcuni considerano uno dei grossi errori del colosso statunitense.
Troppo legato al suo DNA 'Made in USA' Kodak Eastman Company non ha saputo negli anni cruciali della fine dello scorso secolo aprirsi al mondo, fondare centri di ricerca all'estero, tastare il polso della situazione nei mercati più emergenti.