Il sistema Leica M è da sempre sinonimo di essenzialità. Quando, tra il 1985 e il 1986, prima Minolta, poi Canon e quindi Nikon presentarono a brevissima distanza i loro primi modelli autofocus, le strade tra le reflex nipponiche e la telemetro tedesca, già diverse, presero direzioni diametralmente opposte: le prime sempre più sofisticate e ricche di funzioni elettroniche; la seconda, ostinatamente fedele a sé stessa, anche dopo il passaggio al digitale.
Per i sostenitori del sistema M, va da sé, le mancanze rispetto a una moderna reflex non rappresentano un limite, quanto piuttosto un’opportunità. L'opportunità di utilizzare un sistema compatto e immediato, che offre tutto il necessario e nulla di più, e che per questo da modo al fotografo di documentare discretamente ed efficacemente la realtà che lo circonda. Senza inutili distrazioni.
Molti utenti Leica avrebbero probabilmente definito già M Typ 240 come un esempio di essenzialità, ma la ricerca spasmodica del minimalismo assoluto sembra non avere mai fine per Leica; così, dopo la parentesi costituita dalla M Edition 60 (versione celebrativa a tiratura limitata, priva di display posteriore) ecco la nuova M Typ 262 - cioè quella che Leica stessa definisce la telemetro digitale "nella sua forma più pura e perfetta".
Tutto nasce dalla M Typ 240 del 2012, prima della serie a utilizzare il sensore CMOS formato 35mm da 24 Megapixel comune a tutta la recente famiglia. Da lei derivano la M-P Typ 240, con buffer raddoppiato a 2 GB, la Monochrom Typ 246, e ora la M Typ 262 che, in sintesi, rinuncia alle registrazione video e al Live View (impossibile quindi utilizzare il mirino elettronico opzionale come alternativa al mirino a telemetro) e che, grazie alla calotta superiore in alluminio anziché in ottone, è di 80g più leggera (600g contro 680g).
Anche il costo è inferiore: 5.500 Euro contro 6.710 Euro della M Typ 240 e i 6.995 Euro della M-P Typ 240 .
La fotocamera è stata testata con l'obiettivo Summicron-M 1:2/35 ASPH (2.710 Euro).