Con l’avvento del digitale il numero di modelli di fotocamere proposte dai vari marchi si è moltiplicato come mai nella storia del mercato della fotografia. Gli ultimi cinque anni possono probabilmente considerarsi quelli nei quali questo exploit si è palesato con maggior evidenza. Il continuo evolversi delle tecnologie e l’esplosione della fotografia come fenomeno di massa – unite al timore dei produttori di una saturazione del mercato – hanno avuto l’effetto non solamente di accorciare la vita di ogni generazione di prodotto (peculiarità tipica dell’elettronica) ma anche di creare dal nulla interi segmenti di mercato prima inesistenti.
Se oggi si osservano le line up dei prodotti delle singole case e le si confrontano con quelle di cinque anni fa ci si accorge immediatamente di come ogni fetta di mercato sia stata frazionata in parti sempre più piccole in modo tale da avere a catalogo sostanzialmente più di un prodotto appetibile dallo stesso cliente. Si sono così create delle zone che potrebbero sembrare ad uno sguardo disattento quasi border line. Una di queste fasce è sicuramente quella nella quale si posiziona l’ultima nata di casa Nikon: D500. Si tratta di un segmento che Nikon ha lasciato scoperto per molto tempo, l’ultima reflex non pieno formato che poteva dirsi realmente professionale è stata la D300s ma parliamo di una macchina che è fuori produzione da oltre quattro anni: praticamente un’era per i tempi dell’elettronica.
Perché potrebbe apparire come border line? A prima vista perché si tratta di una macchina in formato APS-C dal prezzo superiore alla sorella maggiore pieno formato. Non si tratta di un’incongruenza nel listino: D500 rappresenta il top di gamma per quello che in casa Nikon viene chiamato formato DX ed in quanto top di gamma è una fotocamera in tutto e per tutto pensata - e realizzata - come una macchina professionale.