La volontà di Panasonic di aggiungere una nuova ammiraglia più prettamente fotografica alla sua gamma è chiara fin dai primi istanti in cui si prende in mano la nuova Lumix G9. Un'impugnatura generosa e ben conformata, con finitura gommata con effetto pelle dalla presa molto salda. Un gran numero di tasti e ghiera. La solidità di un corpo in lega di magnesio protetto contro spruzzi d'acqua e polvere. Il doppio slot per schede di memoria SD. La presenza dell'uscita cuffie oltre al jack audio. Il display orientabile e il mirino di dimensioni generose e di ottima qualità. Per la serie Lumix G si tratta di un ritorno alle origini, dopo i vari riposizionamenti in gamma di questi quasi dieci anni di vita.
La prima impressione sulla macchina è quindi molto buona e l'azione di appoggiare l'occhio al mirino rende subito evidente il buon lavoro fatto da Panasonic anche in questo fondamentale elemento: il mirino elettronico EVF OLED da 3,68 milioni di punti è molto ampio e il refresh a 120 Hz (con ritardo inferiore ai 5 millisecondi) restituisce all'occhio immagini molto reali, che non fanno rimpiangere i mirini ottici delle reflex. Buona anche l'esperienza del display touschscreen, utile per posizionare al volo il punto di fuoco o modificare i parametri di scatto direttamente dallo schermo. Grazie al sensore oculare il passaggio tra i due è istantaneo e quando si guarda nel mirino non abbiamo mai riscontrato ritardi nell'apparizione delle immagini: anche questo aiuta molto nel minimizzare le differenze rispetto ai mirini ottici. In generale l'ergonomia della macchina è molto buona, anche grazie alla presenza del joystick per il posizionamento del punto di messa a fuoco, un vero punto di differenziazione rispetto ai modelli che ne sono privi.
Panasonic per il primo contatto con la macchina ha organizzato alcuni set di scatto dove mettere alla prova funzionalità ben precise della nuova fotocamera.
Pinpoint AF - Autofocus Preciso
Il primo banco di prova è stato quello di una coppia di modelle in un set a luce artificiale. Qui abbiamo potuto provare in modo esaustivo la nuova funzione aggiunta alle opzioni della messa a fuoco automatica, denominata AF preciso. Una premessa: uno dei difetti che più spesso viene segnalato quando si lavora con sistemi autofocus basati sul contrasto è l'eccessiva grandezza delle zone di messa a fuoco, che non sempre garantiscono la possibilità di essere perfettamente precisi nella selezione del punto di fuoco. La nuova funzionalità introdotta da Panasonic sostituisce il classico 'quadratino' con una crocetta e dovrebbe garantire una messa a fuoco caratterizzata dalla massima precisione. L'esperienza d'uso è effettivamente migliore grazie alla precisione del segno a croce: testato con la nuova ottica 200mm F2.8 effettivamente la nuova modalità pare seguire meglio la volontà del fotografo, permettendo di posizionare il punto di messa a fuoco precisamente sull'occhio. Qualche errore riscontrabile negli ingrandimenti al 100% è da imputare all'operare a mano libera con un 400mm equivalenti più che a qualche indecisione del sistema.
Ottime prestazioni anche per il Face Detection con Eye Detection
Molto buone anche le prestazioni della funzionalità Face Detection, che può essere utilizzata anche in modalità Eye Detection, con posizionamento automatico del punto di messa a fuoco sull'occhio del soggetto. Quando non riconosce il volto nell'immagine, magari in caso di soggetti completamente girati o parecchio di sbieco, l'algoritmo di messa a fuoco individua comunque la figura umana, dirigendo lì il fuoco. Qualche problema di troppo è stato riscontrato dal sottoscritto e da parte di altri giornalisti della delegazione italiana nei casi di forte controluce, con l'esposimetro tendente a privilegiare lo sfondo rispetto al soggettto (che è risultato così spesso completamente nero) e con l'autofocus non capace di mettere minimamente a fuoco. I tecnici Panasonic hanno dichiarato che è uno degli aspetti che verrà migliorato prima della messa in commercio delle fotocamera. Anche il tracking autofocus, che dovrebbe rappresentare un punto chiave per un prodotto che vuole sedurre i fotografi naturalisti e sportivi, ha dato qualche problema di troppo: evidente la serie della caduta in acqua del cavallo, dove la messa a fuoco sul soggetto ha perso l'aggancio proprio nel momento cruciale dell'azione. Simile comportamento è avvenuto anche nelle raffiche indirizzate verso i surfisti in acqua.
Perfetta è invece la stabilizzazione, soprattutto nel caso di accoppiamento tra quella integrata nelle ottiche e quella che muove il sensore su 5 assi (Dual I.S.): scattare a mano libera con il nuovo obiettivo 200mm (400mm equivalenti) è molto più facile di quanto si possa immaginare e i 6,5 stop di compensazione dichiarati dalla casa nipponica sono un dato decisamente realistico.
Lumix G9 punta molto sulla raffica
Decisamente riuscita anche la nuova modalità di raffica con otturatore elettronico fino a 20 fps con autofocus attivo: quando esso fa il suo lavoro è davvero impossibile perdere l'attimo giusto, vista anche la possibilità di attivare un pre-buffer di un secondo, che perdona anche i fotografi meno lesti. Questa raffica è totalmente silenziosa e utilissima per chi scatta in contesti dove il silenzio è d'obbligo. Unita alla grande reattività del pulsante di scatto può essere uno dei punti di forza di questa macchina, ma bisogna prestare attenzione a non riempire la scheda senza accorgersene di raffiche dei propri piedi...
Modalità notturna, per non rimanere abbagliati e non perdere l'adattamento dell'occhio all'oscurità
L'autonomia ha dimostrato di essere in linea con le esigenze anche del pubblico professionale: durante un pomeriggio molto intenso di scatti la batteria non è andata a secco. Grazie al battery grip con batteria aggiuntiva probabilmente si può arrivare a fine giornata tranquillamente anche nei contesti più gravosi. Interessante la modalità Notte, che rende mirino e display (o solo uno a scelta) completamente rossi e a bassa luminosità, per evitare l'abbagliamento e mantenere l'occhio abituato all'oscurità quando si scatta in notturna, evitando quella brutta sensazione di cecità dopo che si è rivista una foto sul display
Da segnalare l'assenza del flash integrato nella calotta del mirino: chi vuole utilizzare la luce artificiale dovrà dotarsi di almeno un flash cobra da montare sulla slitta.
Su treppiede scatto normale e modalità ad alta risoluzione da 80 megapixel a confronto
Come già rilevato su macchine fotografiche di pari categoria, la modalità multi-shot ad alta risoluzione ha ricadute pratiche molto limitate, visto che lo scatto a 80 megapixel può essere applicato solo a soggetti statici e utilizzando un treppiede. Inoltre il salto di nitidezza è leggermente sotto quello che ci si potrebbe aspettare passando da 20 a 80 megapixel. Interessante invece la possibilità di avere anche il file RAW dello scatto High Resolution. In ogni caso Panasonic ha lavorato molto bene sulla pulizia dei file e le foto a 20 megapixel offrono una nitidezza decisamente elevata e una resa cromatica molto buona. Sotto questo aspetto il sensore è decisamente promosso.
Buona la nitidezza del sensore da 20,33 megapixel
Purtroppo non abbiamo avuto la possibilità di mettere alla prova la fotocamera in condizioni di scarsa illuminazione, per forzare la mano sulle alte sensibilità: è un giudizio che rimandiamo al momento della recensione completa dopo l'arrivo sul mercato. Anche per quanto riguarda l'autofocus lasciamo il giudizio in sospeso in attesa della versione finale del firmware.
La fotocamera in questo primo contatto è stata abbastanza convincente, con qulache ombra che può ancora essere risolta via firmware prima dell'arrivo sul mercato. Ci poniamo solo una domanda in merito a tutto ciò. Ha senso annunciare così presto un prodotto che arriverà sul mercato dopo il CES di Las Vegas, fiera che probabilmente vedrà la presentazione di altri nuovi modelli di fotocamera?