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Pagina 1 - Introduzione
Non neghiamo che Sony abbia creato un po' di confusione tra i propri clienti quando ha inserito in gamma i modelli DSLR Alpha 380 ed Alpha 550, fotocamere che non si capiva bene dove volevano inserirsi all'interno del panorama che vedeva alla sbarra i ben conosciuti modelli 200, 700 e 900. A distanza di qualche mese dall'uscita di Alpha 550 dobbiamo ammettere che questa semiprofessionale un suo posto lo abbia conquistato giocando sul prezzo e mettendo sul piatto alcune funzionalità avanzate che purtroppo si scontrano con altre mancanze, caratteristiche che un fotografo vorrebbe anche sui modelli che non sfondano il tetto delle ammiraglie. Sony Alpha 550 è una reflex digitale basata su sensore CMOS Exmor in formato APS-Compact che vanta una risoluzione di 14,2 Mp effettivi. Struttura estremamente leggera e compatta ne fanno un apparecchio discreto e potente. Se ci consentite di anticipare una delle caratteristiche principe di questa DSLR, non possiamo nascondere un sorriso di soddisfazione nel constatare che la gamma dinamica offre una lettura delle ombre davvero molto buona, che ben poche rivali possono vantare. Alcune caratteristiche di Sony che hanno fatto la storia, anticipando le altre case, sono presenti sulla Alpha 550: il sistema di messa a fuoco Quick AF Live Vew che consente di utilizzare un doppio sistema di specchi per garantire la rilevazione di fase e la messa a fuoco veloce e precisa anche in live view, l'algoritmo Dynamic Range Optimizer che agendo sulla curva esposimetrica in fase di acquisizione migliora la leggibilità dei dettagli nelle ombre e nelle alte luci. Potremmo ancora citare il sistema automatico HDR in macchina ma lasciamo questi approfondimenti alle successive pagine dell'articolo. Riportiamo a seguire una tabella che condensa i principali dati tecnici del corpo macchina così come vengono specificati dal produttore.
Pagina 2 - Corpo e comandi
Sony Alpha 550 si posiziona nel segmento delle semiprofessionali, anche se per diversi aspetti rimane un passo indietro rispetto ad esempio al modello Alpha 700. Per prima cosa il corpo macchina è in plastica antiurto, materiale sicuramente poco nobile rispetto a quello utilizzato da alcune concorrenti. Nonostante ciò, sotto l'involucro in plastica trova spazio uno scheletro in lega di magnesio, allineandosi in questo caso alla concorrenza, assicurando quindi buoni standard di solidità meccanica e leggerezza. Peccato che non sia stato previsto un sistema di guarnizioni che permetta di affrontare l'aria aperta più a cuor leggero. Il vano batterie è a nostro avviso a rischio di infiltrazioni di acqua, così come il flash pop up. Se da una parte alcune gocce di umidità non devono certo impensierire - la macchina che abbiamo avuto in prova non ha mai dimostrato cedimenti in tal senso - dall'altra è anche vero che risulta sconsigliabile farla lavorare ad esempio sotto la pioggia. Le dimensioni del corpo sono contenute e questo è sicuramente un pregio, associato alla buona impugnatura che permette una presa salda anche a chi ha le mani grandi. 600 g in 137x107x84 mm permettono di tenere la fotocamere con l'obiettivo zoom standard in dotazione comodamente nella borsa o in un marsupio: la vocazione street di questa reflex non è da sottovalutare. Analizzando il corpo a partire dal dorso notiamo l'ampio display lcd TFT XtraFine da 3" e 921.600 punti, risoluzione che permette addirittura di verificare la comparsa di rumore digitale nelle immagini.
La presenza del sistema Live View di Sony è stato migliorato attraverso la dotazione di un sistema tilt del display su doppio braccio: in questo modo è possibile utilizzare la fotocamera al di sopra e al di sotto della linea degli occhi senza perdere la possibilità di controllare l'inquadratura.
Vista la necessità di disassare il display tutti i comandi prendono posto sul lato destro del dorso e sulla bordatura superiore a livello del mirino. La navigazione dei menu e la selezione delle diverse voci viene effettuata tramite il dial di comando che porta al centro il tasto di selezione AF, utile sia per impostare la messa a fuoco automatica durante la ripresa live view sia per confermare le selezioni. La mancanza di serigrafie non lede alla facilità d'uso della macchina, che risulta comunque molto intuitiva. L'interfaccia grafica quick menu permette di muoversi con le frecce del dial osservando solo il monitor. Al di sotto del dial troviamo i pulsanti per la revisione e l'eliminazione delle fotografie. Sopra il dial e sotto il margine dell'impugnatura gommata dove poggia il dito pollice si trova il tasto funzione FN, che consente di attivare il menu contestuale e accedere velocemente ai parametri di maggiore interesse. A sinistra dell'oculare i pulsanti menu e DISP: quest'ultimo modifica in maniera sequenziale la tipologia di informazioni riportate a schermo. A destra i tasti adibiti a blocco dell'esposizione, compensazione esposimetrica e ingrandimento durante la revisione o la messa a fuoco in live view. Il mirino è basato su di un sistema a pentaspecchio e offre un campo di vista del 95% con un ingrandimento x0,8.
La parte superiore della fotocamera mette subito in luce una delle pecche che affligge il marchio Sony. Stiamo parlando della slitta flash di tipo proprietario, un limite che pregiudica le potenzialità della fotocamera. Di per sé avrebbe potuto essere una limitazione superabile, se Sony avesse deciso di integrare la presa Synchro. Purtroppo la Sony Alpha 550 ne è sprovvista. Al di sotto della slitta troviamo il flash integrato a scomparsa, mentre sulla spalla destra sono molti i pulsanti raccolti: qui troviamo il selettore che permette di passare dalla visualizzazione normale a live view, il pulsante di gestione dell'algoritmo D-Range, sequenza di scatto e sensibilità. Il pulsante MF Check LV è una nuova funzione che è stata introdotta per consentire di verificare la correttezza della messa a fuoco manuale. In pratica il sistema MF Check LV alza lo specchio portando a monitor l'immagine come se stessimo utilizzando un live view a rilevazione di contrasto. In realtà la possibilità AF è disattivata ma si possono sfruttare fino a 14x di ingrandimento digitale per verificare che la focheggiatura manuale sia effettivamente sul punto desiderato.
Lo sgancio del motore autofocus avviene tramite un selettore posizionato a lato della baionetta sul lato sinistro del corpo macchina. Sempre sullo stesso lato trovano posto le prese HDMI, USB e scatto remoto, protette da sportelli gommati.
Sul lato opposto si apre il vano schede di memoria, che possiamo finalmente vedere completo sia di uno slot per schede proprietarie Sony HGDuo, sia per schede di memoria SD/SDHC. La fotocamera è incapace di gestire via firmware il passaggio da una scheda all'altra: l'operazione viene demandata al fotografo che deve aprire lo sportello schede e muovere lo switch di selezione.
L'alimentazione della fotocamera è demandata alla batteria dedicata agli ioni di litio Infolitium, capace di comunicare all'apparecchio il preciso grado di carica e di conseguenza il numero di scatti rimanenti. Peccato che lo sportello del vano batteria non sia stato sigillato per evitare infiltrazioni di acqua e polvere. Pagina 3 - Corpo e comandi: menu Sony, insieme ad Olympus, è stata la prima casa ad utilizzare il menu grafico direttamente in fase di ripresa. Questa caratteristica ormai comune alla totalità delle fotocamere, non è un aspetto da tralasciare poiché permette di lavorare velocemente e avere un colpo d'occhio generale sulle impostazioni di ripresa. Anche Alpha 550 segue questa buona tradizione che, unita alla presenza di un display tilt, aumenta il grado di fruibilità di un generoso monitor da 3".
In questo settore Olympus ha dato il meglio proponendo un display che non solo può essere traslato in direzione verticale ma, grazie ad uno snodo sferico, permette di ruotare il monitor adattandolo a qualsiasi angolo. Ci piacerebbe vedere questo sistema anche su altri modelli DSLR.
Abbiamo accennato alla funzionalità del menu contestuale che Sony ha chiamato Quick menu per la rapidità con cui permette di regolare i diversi parametri, spostandosi tramite il dial sulle differenti icone. Le modalità di visualizzazione del menu contestuale sono principalmente due: la prima raccoglie a schermo le informazioni essenziali come qualità di immagine, programma di ripresa utilizzato, scheda di memoria in funzione e numero di scatti rimanenti, nonché la carica residua della batteria. L'aspetto maggiormente interessante lo troviamo osservando la grafica nella porzione inferiore del monitor: al di sopra dell'esposimetro, vengono riportate le scale di tempi e apertura costruite in modo da restituire all'utilizzatore il concetto di coppia tempo-diaframma e come questa possa influenzare le dinamiche di scatto. La scala dei tempi ad esempio riporta agli estremi due persone stilizzate, la prima ferma in piedi, la seconda in corsa. Questo fa subito capire che tempi di posa elevati devono essere applicati a soggetti statici, mentre tempi di posa corti devono essere applicati a soggetti in movimento. Sulla stessa base si gioca la stilizzazione del concetto di profondità di campo che ritroviamo sulla scala dell'apertura: a piccoli valori F/ corrisponde un icona che mette in evidenza il soggetto lasciando le montagne in secondo piano piccole e opache; per grandi valori F/ sia soggetto che le montagne in secondo piano sono ugualmente visibili. Se inoltre si vuole scendere ancora in dettaglio, notiamo che sovraimpressa alla scala graduata si trova una barra grigia, di maggiore spessore in corrispondenza di diaframma aperto e poi via via più stretta man mano che si chiude il diaframma. Abbiamo molto apprezzato questa veste grafica che permette di assistere il neofita del mondo reflex così da esemplificare concetti che devono necessariamente essere approfonditi a livello teorico per avere pieno controllo della fotocamera. Molti fotografi provenienti dal mondo delle compatte o alle prese per la prima volta con una fotocamera complessa troveranno certamente d'aiuto tale sistema.
Per i più smaliziati basta la pressione del tasto DISP per modificare le informazioni a schermo e passare dalla versione del quick menu assistito a quella standard che raccoglie al suo interno la maggior parte dei parametri che necessitano di un accesso diretto alle modifiche senza doverne cercare la voce relativa all'interno del menu di gestione della fotocamera.
Il menu vero e proprio è composto da quattro schede principali, all'interno delle quali è possibile scorrere le diverse voci attraverso il dial. Il menu è ben strutturato e non ci si perde in cartelle od opzioni nidificate che diventano difficoltose da raggiungere e ricordare.
Dal punto di vista della revisione immagini, oltre alla presentazione a schermo intero delle foto, è possibile sfruttare l'elevata risoluzione dello schermo lcd per visualizzare un gran numero di informazioni relative ai dati di scatto e impostazioni della fotocamera. Una ulteriore modalità di visualizzazione permette di osservare le miniature appartenenti alle diverse cartelle. Pagina 4 - Prova sul campo Sony Alpha 550 è una fotocamera leggera e maneggevole, pesi e dimensioni contenuti ne fanno un apparecchio che può comodamente essere riposto in una borsa o in un marsupio capiente. I file prodotti sono brillanti e grazie all'elevata gamma dinamica, che lascia larga leggibilità alle ombre. Sony Alpha 550 sembra avere quella marcia in più rispetto agli stessi prodotti da altre fotocamere. È inoltre una DSLR APS-C tra quelle che stupisce maggiormente per le dimensioni dei file, 4592x3056 pixel a 350 dpi in uscita dalla fotocamera. Le operazioni di crop sono sempre sconsigliate ma possiamo anche non lesinare tagli abbondanti senza la paura di perdere dettaglio soprattutto alle basse sensibilità.
Nell'immagine appena sopra è stato eseguito un crop al 100%. Vista la media qualità ottica del vetro utilizzato abbiamo scelto di confrontare un taglio dell'immagine naturale ed uno dopo una leggera maschera di contrasto, in modo da verificare l'effetto di una post produzione basilare che permetta di enfatizzare i dettagli.
Anche quando bisogna affrontare dei tagli di immagini registrate in alta sensibilità il risultato risulta accettabile e mette in mostra come Sony abbia lavorato bene in un campo dove quantità non equivale a qualità. Finita la guerra dei megapixel, le diverse case stanno affrontando finalmente aspetti di maggiore interesse per l'utente finale come appunto la riduzione del rumore e il guadagno di gamma dinamica e coerenza di risposta tonale. Il particolare dell'occhio è stato ritagliato da una fotografia scattata a 12800 ISO, la massima sensibilità raggiunta dalla Alpha 550. Il dettaglio rimane buono anche se risulta inevitabile una leggera impastatura, i cromatismi fantasma sono presenti ma ben distribuiti partecipando così in maniera ridotta al degradamento della qualità immagine. Bisogna sottolineare che questo buon comportamento non è sempre la norma poiché in condizione di luce difficile i fotodiodi saturano introducendo artefatti in particolar modo nelle ombre. Avendo accennato alla gamma dinamica, possiamo affermare che Sony Alpha 550 occupa i primi posti con quasi 9 EV di gamma con una prevalenza per la lettura delle ombre. Le alte luci non rispondono in maniera così performante e bisogna avere cura di non bruciarle in fase di ripresa.
Proponiamo come esempio un immagine scattata in media pesata al centro riportante un soggetto con un lato illuminato dal sole diretto e l'altro lato posto in ombra. Le macchie bianche dell'asino sono al limite della bruciatura ma le ombre mantengono lettura. Quando il funzionamento normale della fotocamera non riesce a riprodurre i dettagli ai limiti dell'istogramma come vorremmo, si può fare ricorso a due sistemi che in modo differente vanno ad enfatizzare la gamma dinamica della macchina. Il primo tra questi è il noto sistema DRO di Sony, acronimo di Dynamic Range Optimizer: è un algoritmo che agisce in fase di ripresa modificando la curva esposimetrica in modo da dare maggiore leggibilità alle ombre e ai mezzi toni scuri preservando al contempo le alte luci.
In tabella si osserva come il contributo sia prevalente nelle ombre mentre la variazione sulle alte luci è appena percettibile. L'algoritmo DRO può essere impostato dall'utente su 5 livelli di intensità oppure in modalità automatica è la fotocamera stessa che gestisce l'ottimizzazione della gamma. Dovendo tirare le ombre ed i mezzi toni, il prezzo da pagare per ottenere un maggior numero di particolari leggibili è una generalizzata perdita di contrasto. Pagina 5 - Prova sul campo: II parte Rimanendo sul fronte gamma dinamica, il secondo algoritmo implementato da Sony sulla sua A-550 è la funzione HDR, acronimo di High Dynamic Range. La fotografia HDR ha come scopo quello di riprodurre, con il massimo della leggibilità, tutti gli stop luminosi presenti all'interno di una scena, cercando di restituire in fotografia lo stesso tipo di percezione che ha la visione umana. La gamma dinamica estesa è una delle peculiarità di questa tecnica, che si applica secondo differenti metodologie. Per rispettare la teoria si dovrebbero scattare tante immagini della stessa inquadratura con differenti valori esposimetrici, quanti sono gli stop di luce che si desidera rappresentare nell'immagine finale. Sovrapponendo le diverse immagini si ottiene così una foto perfettamente esposta sia per le ombre che per i mezzi toni che per le alte luci, concomitanza che non si verifica mai in condizioni di forte contrasto per via dei limiti fisici dei sensori. Sony ha pensato di eseguire una fusione di due scatti registrati in rapida successione utilizzando la velocità di raffica elevata per minimizzare le differenze di inquadratura tra uno scatto e il successivo. Un fotogramma esporrà correttamente per le ombre, mentre il secondo esporrà correttamente per le alte luci. È compito del sistema di elaborazione della fotocamera unire in breve tempo le due immagini per fornire in uscita un'unica fotografia che raccolga le informazioni di entrambi gli scatti originari.
Se proprio vogliamo essere precisi non potremmo parlare di HDR ma solo di una fusione di due scatti a forcella. Per semplicità rispettiamo la scelta forse maggiormente comprensibile ai più fatta da Sony. La tecnica sembrerebbe portare allo stesso risultato fornito dall'algoritmo DRO, ma in realtà i due sistemi si differenziano molto: la tecnica HDR permette di mantenere un certo carattere nella fotografia finale, mentre DRO causa una perdita di contrasto che può essere di diversa entità, dipendente dalla scena. L'algoritmo DRO può essere lasciato sempre attivo ed agisce su di uno scatto singolo, HDR invece implica che vengano registrati due scatti consecutivi con tutte le problematiche annesse alla gestione delle informazioni, capacità del buffer e dell'elaborazione per non parlare poi delle possibili incongruenze di inquadratura tra i due scatti di origine. La funzione HDR non è utilizzabile quando si scatta in qualità Raw. Il fotografo, scattando in jpeg, può scegliere il salto esposimetrico tra 1 EV e 3 EV a passi di 0,5 EV. L'algoritmo HDR esclude DRO e viceversa. Il bilanciamento del bianco automatico in presenza di luci al tungsteno è bilanciato e non ha mai necessitato di modifiche durante le nostre prove. Questo aspetto lascia soddisfatti poiché risulta un punto critico in buona parte delle fotocamere in commercio.
All'opposto la fotocamera è andata in crisi quando la dose di ultravioletto aumentava: in particolar modo durante delle riprese sulla neve, il bilanciamento automatico del bianco non è riuscito a districarsi dalla dominante azzurra indotta dalla luce riflessa dal manto nevoso. Il bilanciamento manuale è stato necessario per ripristinare il corretto punto di bianco.
Pagina 6 - Prova sul campo: analisi del rumore
Iniziamo l'analisi del rumore con le consuete riprese alle Gretag MacBeth alle quali associamo anche gli ingrandimenti al 100% delle mire in modo da visualizzare sia l'insorgenza di cromatismi fantasma che la degradazione immagine all'aumentare della sensibilità di ripresa.
Il comportamento di Sony Alpha 550 lascia soddisfatti: la grana inizia a rendersi visibile a 1600 ISO in maniera uniforme e ben distribuita. A meno di effettuare tagli molto spinti, in fase di stampa la foto risulta perfettamente leggibile e ci si può spingere a lavorare tranquillamente fino a 6400 ISO. A questa sensibilità i dettagli più minuti iniziano a soffrire gravemente la degradazione dovuta alla perdita di nitidezza e all'aumento dei cromatismi fantasma. Il moirè è un aspetto che pregiudica abbastanza le immagini. Avremmo gradito maggior attenzione nella limitazione di questo artefatto, poiché a partire da 800 ISO il suo contributo è preponderante. È doveroso spendere qualche parola sull'algoritmo di demosaicing che effettua un processing abbastanza pesante. Il risultato è un file jpeg carico di colore e contrasto ma che pone una riduzione del rumore forse troppo invasiva. La soluzione che lascia la più ampia libertà di azione e permette di ottenere i migliori risultati è quella di scattare in formato nativo Raw. Abbiamo trovato a riguardo poco performante il programma di conversione di Sony e ci siamo appoggiati a software di terza parte come Adobe per le esportazioni in formato Tiff e Jpeg. Nel grafico seguente sono riportati i valori limite di nitidezza a partire da scatti Raw successivamente esportati in formato Jpeg.
I valori di nitidezza toccano quasi 2500 LW/PH alla sensibilità base, per poi calare gradualmente fino al limite minimo di 1341 LW/PH a 12800 ISO. Tra gli algoritmi di contenimento del rumore che affollano i menu delle moderne fotocamere DSLR, Sony sceglie di dare spazio solamente a due opzioni: riduzione del rumore sulle lunghe esposizioni e riduzione del rumore ad alti ISO. Analizziamo il secondo parametro.
La riduzione del rumore sulle lunghe esposizioni agisce sulle immagini scattate a partire da 1600 ISO e non è disattivabile, infatti gli unici due parametri che agiscono sull'intensità dell'algoritmo sono le voci Standard e Elevato. Fino a 3200 ISO l'adozione di NR Elevato non pregiudica eccessivamente l'immagine, utilizzandolo per sensibilità superiori le mire perdono nitidezza con un effetto impastato. Quello che può sembrare un cattivo risultato ad un analisi di questo tipo deve sempre essere rapportato con la realtà dove abbiamo visto esserci un buon equilibrio nelle immagini che si andranno a stampare. Pagina 7 - Conclusioni Sony Alpha 550 è a nostro giudizio un buon prodotto: può vantare una gamma dinamica ampia e un processing dell'immagine capace di sostenere in maniera discreta le alte sensibilità, tutto questo unito ad una risoluzione di fascia alta nel mercato APS-C. La qualità immagine ottenuta è elevata anche se il jpeg in macchina non restituisce tutte le potenzialità che Alpha 550 mette a disposizione scattando in Raw. E' qui che si gioca tutta la forza del sensore e vengono messi da parte i dubbi che potrebbero insorgere ad una prima e rapida occhiata.
Peccato che il sistema AF non tenga il passo con la qualità immagine, risultando poco preciso negli inseguimenti e lento a rispondere in condizioni di bassa luminosità. Un vero peccato per una reflex capace di sostenere raffiche da 7 fps. Certo non possiede un buffer da sportiva, ma batte in quanto a velocità le concorrenti presenti sul mercato. Abbiamo apprezzato grandemente la nuova interfaccia grafica del menu, le funzioni quick di quest'ultimo e l'intuitività nella gestione delle diverse voci e funzioni. Non possiamo tralasciare il fatto che il corpo macchina è equipaggiato con il sistema di stabilizzazione immagine Steady Shot Inside, aspetto che permette di montare in sicurezza qualsiasi tipo di lente con attacco alfa, comprese le vecchie ottiche Minolta con il risultato di poter stabilizzare qualsiasi vetro. L'altro lato della medaglia mette Sony Alpha 550 nella posizione di presentarsi bene nei confronti di chi sta valutando l'acquisto della sua prima reflex o vuole magari aggiornare il suo vecchio corpo Alpha 100 o Alpha 200, ma non risulta completa di quei piccoli aspetti che invece vengono cercati dall'amatore evoluto o dal professionista. Prima fra tutti la mancanza di protezione dalle infiltrazioni di acqua e sporco nei punti critici quali vano batteria e flash a scomparsa. Il perseverare di Sony nell'utilizzo di una slitta proprietaria per il flash fa storcere il naso a chi vuole sperimentare con la luce artificiale e si vede costretto all'acquisto di specifici adattatori. La mancanza di una presa synchro, in questo caso, si fa sentire. È doveroso sottolineare che Sony Alpha 550 consente la gestione wireless di flash remoti ma questo comporta la dotazione di flash Sony capaci di lavorare in Slave mode. Poca libertà di personalizzazione dei comandi, solo due valori di regolazione dell'algoritmo di riduzione del rumore e un mirino piccolo rispetto a quanto offerto dalla concorrenza sono altri aspetti che si vorrebbero vedere risolti su questo modello. Volendo trovare il pelo nell'uovo citiamo la mancanza della pre-visualizzazione della profondità di campo. In conclusione Sony Alpha 550 è una reflex con delle buone carte da giocare. Il prezzo in rete si aggira attorno ai 700 euro con obiettivo standard 18-55 mm incluso, un ottimo prezzo se confrontato con quanto proposto dalla concorrenza. Gamma dinamica, stabilizzazione in macchina, algoritmi HDR e DRO, ottimi risultati in raw e velocità di raffica sono dei buoni motivi per rivolgere il proprio sguardo e portafoglio a questa DSLR. Se siamo intenzionati al primo acquisto fotografico che non riguardi una punta e scatta, il modello Alpha 550 di Sony è sicuramente da includere nella rosa dei candidati. Qualche considerazione in più dovrebbe farla chi invece è già padrone di una certa tecnica fotografica, valutando bene pro e contro della propria scelta e ponendo attenzione al rapporto qualità/prezzo in relazione al panorama APS-C sul mercato del nuovo. Pagina 8 - Galleria Immagini Di seguito la galleria in formato slideshow dedicata a chi vuole visualizzare le immagini pur disponendo di una connessione lenta: GALLERY: Sony Alpha 550 (per vedere la gallery, guardare la versione completa dell'articolo)
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