Una decisione che farà discutere, se analizzata con una certa attenzione senza limitarsi alle prime impressioni. Associated Press è una delle due più prestigiose agenzie stampa del mondo (la seconda è Reuters), fondata nel 1846 a New York e vincitrice di ben 51 premi Pulitzer, uno dei quali proprio nel 2012 per la copertura data per immagini alla vicenda siriana.
Il reportage fotografico vincente è composto dagli scatti di 5 fotografi che collaboravano all'epoca proprio con AP, per la precisione di Rodrigo Abd, Manu Brabo, Narciso Contreras, Khalil Hamra e Muhammed Muheisen, vincitori quindi a tutti gli effetti del prestigioso premio. Uno di questi fotografi, Narciso Contreras, è stato messo alla porta da AP per aver ammesso di aver ritoccato una fotografia scattata in Siria nel settembre 2013 (fonte: Time World), giustificandosi dicendo che l'immagine originale conteneva un elemento di distrazione, e di aver provveduto a toglierlo in un momento di stress, pur nella consapevolezza di rischiare.
Appresa la notizia, non solo AP ha cessato ogni collaborazione col fotografo, ma ha rimosso dal proprio archivio anche le altre foto di Contreras (centinaia, mai ritoccate), normalmente a disposizione per l'acquisto da parte di tutte le testate del mondo. Una decisione dura, ma in linea con le ferree regole che l'agenzia richiede ai propri collaboratori.
Un licenziamento amaro anche in virtù della natura del fotoritocco; nella foto modificata è stata tolta la videocamera di un collega che si trovata lì nell'angolino, senza per questo stravolgere il significato della foto in generale. Dura lex sed lex: il fotografo messicano ha pagato col massimo della pena una leggerezza, per giunta senza apportare modifiche sostanziali come accadde (e accade) con i toy photografers (non nell'accezione odierna, ma intendendo molti di quei fotografi che, nelle guerre, sono soliti portarsi da casa pupazzetti e bambole da posizionare su cumuli di macerie per dare più pathos al proprio scatto), ben più meritevoli di pubblica vergogna. Contreras, oltre che con AP, vanta collaborazioni anche con TIME, the Guardian, the Times, the New York Times, der Spiegel, National Geographic, the Telegraph, the Washington Post, Newsweek, Wall Street Journal e il nostrano L’Espresso, come si legge nel suo sito ufficiale. Eccesso di zelo o giusta punizione per educarne cento? Cosa ne pensate?