Nel corso dell'ultimo mese diversi incendi sono divampati nelle zone boschive dell'Arizona, nell'area di Prescott. Uno di questi è stato teatro dell'ennesimo uso improprio di drone, come annunciato ufficialmente dalle autorità in seguito ad una indagine ufficiale appena conclusasi.
L'avvistamento di un drone che sorvolava una vasta zona colpita dall'incendio ha costretto il personale di volo dei vigili el fuoco a tenere a terra i velivoli antincendio, per un lasso di tempo che ha causato danni altrimenti evitabili. Far volare comunque i mezzi per spegnere le fiamme sarebbe stato un rischio troppo elevato, poiché una ipotetica collisione con un drone avrebbe potuto tramutarsi in una tragedia.
Subito dopo l'accaduto è partita un'indagine, facilmente giunta a conclusione semplicemente sfogliando le pagine web di persone del luogo, solitamente impegnate a documentare le bellezze e le curiosità della zona. Le foto aeree dell'incendio del cinquantaquattrenne Gene Alan Carpenter non lasciavano dubbi: il drone era suo, facendo scattare immediatamente l'arresto con capi di imputazione che vanno dall'interruzione di pubblico servizio a cose ben più gravi come il mettere a rischio la vita delle persone impegnate nell'emergenza.
Le perquisizioni hanno poi messo la parola fine a qualsiasi dubbio, poiché il drone è stato trovato nell'automobile dell'uomo, accusato inoltre di aver volato nella no fly zone temporanea che scatta automaticamente in caso di criticità, secondo una legge federale.
Se la lezione è servita a Mr. Carpenter, ad altri non è ancora chiaro: qualche giorno dopo un altro drone ha costretto una flotta di ben 14 velivoli antincendio a rimandare il decollo, un brutto deja-vu per le autorità che ora sono sulle tracce del secondo incosciente.