Inizialmente si è parlato di lastre di vetro artigianali, di fatto le progenitrici della pellicola come la conosciamo oggi; nel 1871 nasce la prima pellicola su supporto in gelatina e nel 1880 la Kodak su supporto di carta, infine nel 1891 fa la sua comparsa la prima pellicola su celluloide avvolta in rulli. A seconda della composizione e della granulosità del materiale chimico che compone le pellicole, la loro sensibilità alla luce cambia. A parità di luminosità del soggetto pellicole poco sensibili necessiteranno di tempi di esposizioni elevati, mentre pellicole molto sensibili espongono nella stessa maniera in tempi molto brevi; da qui la divisione in pellicole lente, rapide e ultrarapide.
A parte il linguaggio comune esiste uno standard detto ISO che è composto da due scale: la scala lineare ASA e la scala logaritmica DIN. Ormai entrate in disuso ci si riferisce genericamente alla sensibilità di una pellicola tramite il termine ISO lineare, lo stesso vale per la sensibilità del sensore delle fotocamere digitali. Le sensibilità più comuni che possiamo trovare sui sensori digitali sono: 50 100 200 400 800 1600 3200 ISO
Si dice che una pellicola è lenta se al di sotto dei 64 ISO, si capisce bene quindi che lavorando in digitale è come se si usassero sempre pellicole rapide e ultrarapide. Maggiore è la sensibilità a parità di luce e minori dovranno essere i tempi di esposizione per ottenere lo stesso risultato alle diverse sensibilità.
ISO 100: 1/125, f-8
ISO 200: 1/250, f-8
ISO 400: 1/500 ad f-8
ISO 800: 1/1000 ad f-8
Queste foto sono state scattate tutte con uguale illuminazione ma a sensibilità differenti, il risultato è pressoché identico e le esposizioni tutte corrette, facciamo alcune osservazioni:
- Raddoppiando la sensibilità si dimezza la quantità di luce necessaria alla corretta esposizione, d’altra parte la relazione è di tipo lineare;
- Via via che aumenta la sensibilità aumenta il livello di rumore del sensore che si traduce in un peggioramento della qualità della foto, potremmo dire che è come se riproducessimo la granulosità più marcata delle pellicole ultrarapide;
- La quantità di luce che colpisce il sensore è espressa in funzione di una coppia di valori: un tempo e un diaframma;