Sotto la pelle nera satinata della 40D troviamo uno scheletro in lega di magnesio che protegge il sensore CMOS da 10,5 Mp dei quali 10,1 effettivi immagine, il formato è APS-C 22,2 x 14,8 mm, che genera un rapporto di ingrandimento delle ottiche di 1,6x. L’attacco a baionetta è predisposto per obiettivi della serie EF ed EF-s.
Il flusso dati viene elaborato dal nuovo processore DiGiC III derivato direttamente dall’ultima evoluzione Eos 1D: la nuova unità, accoppiata al buffer adeguato, permette di gestire flussi RAW a 14-bit e lo scatto a raffica raggiunge il performante valore di 6,5 scatti/secondo, mantenuto per 17 scatti consecutivi in RAW e per 75 scatti consecutivi in JPG.
La risoluzione massima dei file immagine è di 3888x2592 pixel con una dimensione di circa 12,4 MB per ciò che concerne lo scatto RAW. Nuova possibilità offerta è quella di lavorare con un formato RAW ridotto chiamato sRAW da 2,5 Mpixel di risoluzione. Anche se l’otturatore rimane lo stesso della 30D, elettronico a scorrimento verticale, il sistema di riduzione del rumore è stato migliorato rendendo la fotocamera più silenziosa.
Il sensore della 40D è coperto da un filtro che adotta il sistema I.C.S. (Integrated Cleaning System): attraverso l’uso combinato di materiali antistatici e della vibrazione ad alta frequenza del filtro anteposto al sensore, la fotocamera effettua automaticamente la rimozione della polvere all’accensione e allo spegnimento. Nella pratica non abbiamo avuto la possibilità di metterlo alle strette, ma anche con frequenti cambi obiettivo le immagini sono sempre risultate prive di aloni riconducibili alla presenza di polvere sul sensore.