Appena presa in mano la Eos 40D risulta essere maneggevole in modo convincente: i pesi sono ben distribuiti e l’impugnatura risulta essere più ergonomica rispetto alla 30D, risultando così in una presa molto confortevole soprattutto per chi ha le mani grandi. All’accensione della fotocamera il display informa della pulizia del sensore in corso, in 0,3 secondi la macchina è pronta all’uso.
Il mirino è particolarmente luminoso e permette ora di verificare direttamente le informazioni come la compensazione flash ed i parametri di sensibilità ISO. Novità molto utile è la possibilità di intercambiare il Ef-A "Opaco standard di precisione" con altri due vetri: Ef-S "Opaco di alta precisione" oppure Ef-D "Opaco di precisione con reticolo"; il primo meno luminoso ma che permette una messa a fuoco estremamente precisa anche in manuale, mentre il secondo provvisto di una griglia utile a chi si interessa di foto architettoniche.
La copertura dell’area inquadrata è salita al 95% mentre il rapporto di ingrandimento e di 0,95x. Nove punti di messa a fuoco e doppio sistema di lettura AF (a croce per obiettivi f/5,6 o singolo centrale per obiettivi f/2,8) ne confermano velocità e versatilità a cui Canon ha sempre abituato i suoi appassionati. L’autofocus continuo lavora sia sul piano verticale che su quello orizzontale e ne è stata migliorata la sensibilità che parte da -0,5 EV e si estende fino a +18 EV. Anche in condizioni di scarsa luminosità non abbiamo mai riscontrato problemi di messa a fuoco. Pecca sotto questo punto di vista è che la luce ausiliaria AF viene garantita dai lampi strobo del flash integrato; siamo quindi costretti a sollevarlo quando la luce ambiente non è sufficiente.
A livello esposimetrico il sistema è lo stesso adottato da 30D e 20D: multizona su 35 settori, media pesata al centro, semispot e, la novità molto gradita, la lettura spot limitata al 3,8% dell’immagine inquadrata al centro del mirino.
Una caratteristica che dovrebbe interessare molto più del live view è la gamma dinamica raggiunta dalla Eos 40D: lascia felicemente stupiti l’estensione del range dinamico coperto, che sia attesta quasi al limite dei 9 stop. Se pensiamo ai passi avanti fatti da Fuji e Sony, tutto ciò lascia ben sperare che la guerra dei Mpixel sia finalmente finita a favore di un avvicinamento alla latitudine di posa caratteristica delle pellicole. Grazie alla funzione raggiungibile via menù “Priorità alte luci”, la gamma dinamica può essere estesa per coprire adeguatamente le zone più chiare senza bruciarle: i risultati sono ottimi.
Le dimensioni del display, cresciute fino a 3" di diagonale, permetto una comoda revisione degli scatti, permettendo anche di visualizzare un menù riportante le impostazioni generali di scatto navigabili grazie al joystick od alle ghiere di selezione.
Se nell’introduzione abbiamo accennato alle varie derivazioni dalla
Mark III, il menù è una delle prime a trarne beneficio: viene
abbandonato il vecchio sistema utilizzato da 30D e 20D a favore di un organizzazione
a schede molto più leggibile e che semplifica ed agevola la selezione
dei parametri di interesse.
Croce e delizia di questa fotocamera è la funzione live view che divide
i fotografi pro reflex conservatori e gli innovatori dei sistemi misti. La possibilità
di inquadrare attraverso il display è stata fino ad oggi una prerogativa
delle compatte e delle bridge e trovare questa funzione su di una reflex di
fascia medio alta può lasciare perplessi. Di contro vi sono situazioni
di scatto che obbligano a tenere la fotocamera in posizioni poco agevoli ed
in tal caso la funzione live-view può rivelarsi utile a mantenere sotto
controllo l'inquadratura: tipicamente le riprese a livello strada oppure quando si
è obbligati a sollevare la fotocamera sopra la testa oppure ancora scatti
macro possono essere agevolati da questa funzione.
Quando la funzionalità live-view è attivata, oltre alla ovvia rappresentazione di ciò che l'obiettivo sta inquadrando, troviamo sovraimpresse una griglia ausiliaria per la composizione dell'inquadratura, le le informazioni di scatto, l’esposimetro, il picture style in uso e lo stato della batteria.
Il live view viene attivato tramite il tasto set che si trova al centro della ghiera di selezione: lo specchio si solleva e l’immagine inquadrata viene visualizzata sul display. Il tasto AF-On permette la messa a fuoco automatica previo abbassamento momentaneo dello specchio; l’intervallo di lettura esposimetrica è impostabile dall’utente da 4 secondi a 30 minuti ed è possibile effettuare uno zoom di 5x o 10x che permette di visualizzare al meglio i particolari inquadrati in maniera da regolare selettivamente la messa a fuoco.
Lo schermo lcd durante le riprese live view
Tra le opzioni permesse dal live view vi è quella di scatto silenzioso: nella pratica, una volta premuto il pulsante di scatto tutte le funzioni della fotocamera vengono sospese fino a quando non si torna al livello di mezza corsa in maniera da posticipare i rumori della meccanica che potrebbero arrecare disturbo.
Una problematica che riteniamo abbastanza rilevante, ma che speriamo venga risolta a breve con un aggiornamento firmware, è il fatto che durante lo stand-by della fotocamera, questa può essere riattivata tramite la pressione del pulsante di scatto oppure tramite il tasto set che riattiva immediatamente anche il live-view. Questo è causa di accensioni accidentali: se si tiene la fotocamera a tracolla, difatti è molto facile che il corpo macchina venga schiacciato contro se stessi provocando la pressione proprio del tasto set; in ambienti rumorosi od affollati non ci si accorge che la fotocamera è accesa ed il display attivo con un conseguente e inutile consumo della batteria.