Sulla base di queste considerazioni sarebbe bene impostare i parametri della fotocamera in maniera da utilizzare lo spazio RGB, una volta importate sul computer le foto potrebbero deludere perché meno brillanti di quello che si ottiene con sRGB, non bisogna lasciarsi scoraggiare, basteranno infatti alcuni passi di postproduzione per sfruttare tutte le sfumature che riserva questo spazio.
Per quanto riguarda il computer, la prima operazione da effettuare sarà quella di profilare il monitor: la calibrazione del proprio schermo andrebbe ripetuta almeno una volta al mese per assicurarsi una corretta visualizzazione dei colori. Sia che si utilizzi uno schermo CRT oppure LCD il sistema più sicuro è quello di affidarsi all’aiuto di un colorimetro: questo piccolo strumento permette di leggere i fosfori dello schermo, dopo averli confrontati con una libreria standard unificata a livello internazionale, e calibrarli tramite un software dedicato, il quale restituisce in uscita il nuovo profilo ICC specifico per il nostro monitor. Questa operazione prende il nome di hard proofing, poiché effettuato direttamente sul dispositivo hardware. Il costo di uno spettrofotometro si aggira intorno ai 100 euro per il modello più semplice, fino ad arrivare a cifre consistenti per i modelli più evoluti.
Siccome non tutti hanno a disposizione, o possono permettersi, questo simpatico oggetto, esiste una soluzione software disponibile direttamente nel pannello di controllo di Windows, oppure caricando Adobe Gamma Loader od ancora, integrato nel sistema Mac (quest’ultimo è più preciso dei fratelli per pc); in questo caso la profilatura viene detta soft proofing poiché simulata dal sistema software, la calibrazione sarà soggettiva poiché determinata da come l’operatore valuta la resa cromatica. In entrambi i casi è bene aspettare una trentina di minuti prima di effettuare la calibrazione in maniera da far scaldare ed assestare il dispositivo.
Gestione dei colori in Windows Vista
Quello che succede nel momento in cui viene importata una foto dalla fotocamera al computer è uno scontro tra gli spazi colore, lo spazio di lavoro della fotocamera viene convertito in quello del monitor. I due spazi colore non sono identici e nasce il problema di come trattare i colori non corrispondenti, devono essere rimossi? Sostituiti? Modificati in una qualche maniera?
L’ICC ha studiato quattro sistemi di conversione che prendono il nome di
intenti:
• Intento percettivo: se l’estensione dello spazio sorgente è più ampia
di quella di destinazione, tutti i colori dello spazio sorgente vengono
compressi in maniera da rientrare in quello di destinazione; se al contrario lo
spazio sorgente è più piccolo di quello di destinazione, i colori vengono
trasferiti uno ad uno mantenendo il loro reale valore. Passando da uno spazio
più ampio ad uno più piccolo i colori diventano più saturi e brillanti ma la
distanza colorimetrica tra uno e l’altro rimane costante.
• Intento colorimetrico relativo: in questo caso se lo spazio di origine è più ampio di quello di destinazione, i colori non presenti verranno sostituiti con quelli dello spazio di destinazione che meglio li approssimano. Questo comporta che diversi colori potrebbero essere approssimati nella stessa maniera con la relativa perdita di sfumature dell’originale. Aspetto ancora più importante è che il punto di bianco della sorgente viene mappato rispetto a quello della destinazione in maniera da adattare tutti i rimanenti colori. Per un fotografo è utile quando il gamut (ovvero la gamma cromatica dei colori dei due spazi) dei due spazi è simile, questo sistema viene applicato automaticamente per convertire le immagini a schermo se non è specificato un altro metodo.
• Intento colorimetrico assoluto: è simile al colorimetrico relativo, tutto ciò che corrisponde viene mappato allo stesso modo mentre i colori della sorgente non presenti nella destinazione sono approssimati ai valori di bordo. Questo sistema è utile quando si vuole simulare il comportamento di un dispositivo: ad esempio quando si vuole simulare a monitor il risultato in stampa, verrà riprodotto il punto di bianco della carta.
• Intento di saturazione: non ha utilità per il fotografo.
Il primo intento sarà quello che useremo maggiormente, viene anche detto intento
fotografico.