Teoria del colore e postproduzione

Teoria del colore e postproduzione

di Matteo Cervo , pubblicato il

“In questa terza guida del secondo ciclo affrontiamo i rudimenti della teoria del colore e i primi passi del workflow di postproduzione. Dopo aver analizzato le modalità di gestione e gli spazi colore, andremo a vedere i passi che portano dal negativo digitale in formato RAW alla foto in formato JPEG, alla quale sarà poi possibile applicare ulteriori correzioni”

Postproduzione - Dal negativo digitale al JPEG

Fatte queste premesse eseguiamo ora gli step principali che porteranno alla conversione dell’immagine in jpeg.

1. Bilanciamento del bianco: per ottenere la corretta mappatura dei colori la fotocamera elabora all’interno della scena le diverse dominanti cromatiche, individua un punto di bianco o grigio neutro e riassegna i valori numerici dei diversi colori. Capita a volte che il software del nostro amato scatolotto digitale non esegua al meglio questa operazione introducendo nella foto dominanti cromatiche indesiderate. Scattando in raw si ha la possibilità di mappare nuovamente lo spazio colore per ottenere il giusto bilanciamento cromatico oppure per scaldare o raffreddare volutamente la scena.

La seguente immagine di Crocus è stata ripresa nel tardo pomeriggio con il sole velato dalle nubi, si è volutamente sottoesposto per ottenere un maggior contrasto della poca luce che colpisce i petali oramai chiusi; d’altra parte questo ha scurito l’intera immagine e la dominante colore è leggermente fredda.


Il file raw come viene letto alla sua apertura

La prima operazione da effettuare è quella di scaldare l’immagine modificando il bilanciamento del bianco, in questo caso i valori standard non sono soddisfacenti e si è fatta una regolazione di fino agendo sulla temperatura colore e sulla tinta.

2. Livelli: ora è possibile agire sui livelli, si vuole schiarire l’immagine eliminando la coda vuota a destra (attraverso exposure) e riempire parte delle ombre troppo chiuse (attraverso fill light). Notate che anche il bilanciamento del bianco ha avuto bisogno di un ulteriore ritocco.

3. Contrasto: schiarendo l’immagine viene perso parte del contrasto che al contrario si vuole conservare, si può agire in due maniere, attraverso il comando contrasto oppure attraverso lo strumento curve per una regolazione più precisa. In realtà il primo comando agisce comunque sulle curve ma in maniera automatica.

4. Saturazione: l’ultimo passo è quello di rendere brillante la foto; per farlo aumentiamo la saturazione dell’intera scena (attraverso saturazione) ed in particolar modo quella dei pixel meno saturi in assoluto (attraverso vibrance). Il mio consiglio è di non esagerare poiché si rischia di superare la gamma colore del file in jpeg e di perdere sfumature in fase di stampa.

Un passo fondamentale che non è stato eseguito su questa immagine poiché non necessario è quello di tagliarla in maniera opportuna, sarebbe bene effettuarlo a monte delle suddette operazioni.

Sia in Lightroom come in molti altri software si dispongono di decine di altre funzioni quali il bilanciamento selettivo dei canali colore, la mascheratura di contrasto, la riduzione del rumore, la correzione prospettica oppure la correzione delle aberrazioni dell’obiettivo. Non le tratteremo in questa sede poiché sarebbero un analisi già approfondita della gestione raw che cambia da software a software, in generale tenete a mente due precauzioni, entrambe riguardano la nitidezza di immagine: evitate di utilizzare la mascheratura di contrasto e la riduzione del rumore in raw, lavorate sul file jpeg al termine della filiera di postproduzione a seconda delle necessità di stampa.

Mettiamo a confronto il file iniziale ed il file finale:

Il file è pronto per essere esportato nel formato che si preferisce (solitamente jpeg o Tiff), una risoluzione di 300 dpi è più che sufficiente per ottenere ottime stampe.
In molti casi se curate a dovere l’inquadratura il successivo passaggio di fotoritocco del file jpeg può essere evitato, certo non tutti i generi fotografici lo permettono, un ritratto ad esempio richiede molto lavoro di postproduzione che non è pensabile fermare alla conversione raw. Ma non preoccupatevi avremo modo di approfondire alcuni trucchi di Photoshop nelle prossime uscite.
 

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Commenti (25)

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Commento # 1 di: thebol pubblicato il 14 Maggio 2008, 16:14
interessantissima!
Commento # 2 di: Eraser|85 pubblicato il 14 Maggio 2008, 16:42
si inizia ad andare sul pro.. bene
Commento # 3 di: int main () pubblicato il 14 Maggio 2008, 16:56
ma quindi se le radiazioni avessero uno spettro tra i 400nm e i 700 li vedremo ad occhio?
Commento # 4 di: magilvia pubblicato il 14 Maggio 2008, 17:08
Originariamente inviato da: int main ()
ma quindi se le radiazioni avessero uno spettro tra i 400nm e i 700 li vedremo ad occhio?

Ma dai? Credevo lo sapessero tutti fin dalle elementari...
Commento # 5 di: salvodel pubblicato il 14 Maggio 2008, 17:10
Originariamente inviato da: int main ()
ma quindi se le radiazioni avessero uno spettro tra i 400nm e i 700 li vedremo ad occhio?


La luce è la radiazione elettromagnetica con lunghezza d'onda compresa tra i 400nm e i 700nm.
Commento # 6 di: demon77 pubblicato il 14 Maggio 2008, 17:13
@ int main ( )

Le radiazioni elettromagnetiche cambiano effetti e comportamento a secondo della lunghezza d'onda.
E' appunto per questo che dei raggi gamma sono tanto differenti dalle onde radio o dalla luce visibile..

Se, come dici, cambiassimo la lunghezza d'onda delle radiazioni ionizzanti.. beh, non sarebbero più radiazioni ionizzanti!!

Se ci fosse un sensore capace di "vedere" su una determinata lunghezza d'onda potremmo osservare il mondo in modo molto diverso da come ce lo propone lo spettro della luce visibile.

Ne sono un esempio i visori ad infrarosso, ultravioletto o raggi X
Commento # 7 di: v1nline pubblicato il 14 Maggio 2008, 17:19
articolo molto interessante
Commento # 8 di: PacManZ pubblicato il 14 Maggio 2008, 18:03
Originariamente inviato da: int main ()
ma quindi se le radiazioni avessero uno spettro tra i 400nm e i 700 li vedremo ad occhio?


La luce solare È la radiazione che ha una lunghezza d'onda compresa tra i 400 e i 700nm...

Detto in un altro modo, l'occhio umano rileva il campo elettromagnetico di frequenze comprese tra i 428 THz e i 749 THz....

Infatti la frequenza e' il rapporto tra la velocità della luce (3*10^8 m/s) e la lunghezza d'onda...)
Commento # 9 di: R.Raskolnikov pubblicato il 14 Maggio 2008, 18:32
Vorrei ringraziare l'autore di questo interessantissimo articolo.

GRAZIE!!!!
Commento # 10 di: int main () pubblicato il 14 Maggio 2008, 19:17
Originariamente inviato da: PacManZ
La luce solare È la radiazione che ha una lunghezza d'onda compresa tra i 400 e i 700nm...

Detto in un altro modo, l'occhio umano rileva il campo elettromagnetico di frequenze comprese tra i 428 THz e i 749 THz....

Infatti la frequenza e' il rapporto tra la velocità della luce (3*10^8 m/s) e la lunghezza d'onda...)


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