L'obiettivo PENTAX DA 18–55mm f/3,5–5,6 AL, fornito nel kit base della K200D rappresenta davvero la dotazione minima, con una focale equivalente nel formato 35mm pari a circa 28-85mm e una luminosità da ottica decisamente entry-level. Le prestazioni di questo obiettivo, alla focale minima e a tutta apertura, sono molto buone: si evidenza una distorsione a barilotto contenuta, così come sono decisamente buone la caduta di luce ai bordi e la quasi totale assenza di fenomeni quali il purple fringing. L'unico difetto che si nota in modo abbastanza evidente, nella visualizzazione al 100%, è la caduta di nitidezza ai bordi, con i particolari più fini che risultano un po' impastati.
C'è da considerare il fatto che ci troviamo di fronte a uno zoom per niente spinto dal punto di vista dell'escursione focale e dell'apertura massima. Le stesse considerazioni si applicano totalmente anche alle prestazioni dell'ottica alla focale massima di 55mm, con apertura di diaframma massima di f/5,6. Distorsione a cuscino praticamente assente, così come il purple fringing e la caduta di luce ai bordi; è presente solo un moderato calo di nitidezza ai bordi. Buone anche le prestazioni in controluce, dove il calo di contrasto è accettabile. Dopotutto un 55m che non brilla per luminosità, se avesse evidenziato altri grossi difetti, sarebbe stato un obiettivo veramente poco riuscito. Il giudizio complessivo sull'ottica, considerato soprattutto il prezzo di acquisto, pari circa a 150 euro.
Il sistema autofocus SAFOX VIII, dotato di 11 sensori AF di cui nove a croce al centro, lavora molto bene e copre una porzione sufficientemente grande dell'inquadratura. Il sensore AF selezionato (automaticamente o manualmente) viene evidenziato in rosso nel mirino per un immediato riscontro visivo. Il sistema lavora in modo veloce e preciso, come possono confermare gli scatti ripresi in occasione di una dimostrazione con rapaci.
Anche il sistema di stabilizzazione nel corpo macchina lavora molto bene e permette di andare ben oltre i soliti scatti di sicurezza, dando la possibilità al fotografo di utilizzare sensibilità ISO non troppo alte, per non pregiudicare il risultato finale delle foto. Nelle immagini vediamo il sistema Shake Reduction alle prese con uno scatto a mano libera con esposizione pari a mezzo secondo e con uno scatto coadiuvato da un precario appoggio verticale con esposizione pari a 2 secondi.
Il limite massimo della sensibilità ISO è posto al valore di 1600 ISO, un po' in controtendenza con il mercato, che ultimamente fa sfoggio di altissimi valori di sensibilità, anche se spesso a scapito della qualità finale. I 1600 ISO della Pentax K200D sono una scelta certamente conservativa, ma risultano pienamente utilizzabili come dimostrano le foto in interno.
Il sistema D-Range per l'espansione della gamma dinamica permette di recuperare dettagli dalle ombre troppo chiuse, preservando le alte luci. L'algoritmo applicato dalla fotocamera sembra agire sui livelli e sul contrato. Il confronto di due immagini, senza e con il D-Range attivato, mostra come la seconda sia più ricca di dettagli e sia caratterizzi per un più elevato micro contrasto. L'operazione è in grado di restituire immagini più con ombre meno chiuse, anche se evidenzia alcuni difetti, primo fra tutti il purple fringing nei passaggi ad alto contrasto.
L'autonomia è l'aspetto che più ci ha stupito di questa reflex di casa Pentax. L'utilizzo per l'alimentazione della fotocamera di 4 pile stilo offre vantaggi e svantaggi, ma in ogni caso ci ha convinto: con 4 accumulatori da 2700mAh la fotocamera ha agevolmente superato i 1000 scatti, effettuati con un moderato utilizzo del flash. Certamente il peso di 4 elementi Ni-MH incide parecchio sul peso complessivo della K200D, ma oltre a permette l'autonomia che vi abbiamo citato offre la possibilità di trovare batterie di ricambio in modo semplice, anche quando si è all'estero e magari non si ha il corretto trasformatore per la ricarica degli elementi tramite corrente di rete.