In questi anni il panorama delle reflex entry level ha visto un graduale avvicinamento, per quanto riguarda prezzi e funzionalità, tra le fotocamere a pentaspecchio e le compatte bridge. Quello che un tempo era un confine ben preciso ora è molto più sfumato. Il mercato offre ad esempio bridge e piccole reflex con pesi e dimensioni praticamente uguali, e anche la funzionalità Live-View, un tempo appannaggio delle sole compatte ora è disponibile su diverse reflex.
La strategia seguita dai produttori è quella di tentare l'utenza in arrivo dal mondo delle compatte che si trova al primo o al successivo cambio macchina con delle proposte dai prezzi molto aggressivi, di poco superiori al costo di una compatta di fascia alta. Il fascino del mirino è a tutt'oggi indiscutibile e il mercato delle reflex, dopo i primi anni di passaggio al digitale, in cui solo le fotocamere compatte sono riuscite a fare grossi volumi, è, negli ultimi tempi in netta ripresa.
Pentax ha da poco presentato la sua prima vera reflex entry-level la K-m, mostrata al pubblico allo scorso Photokina, come vi abbiamo riportato nella notizia e nel video che potete trovare al seguente indirizzo. Prima la gamma Pentax era allineata in modo un po' differente alla concorrenza, con una proposta di base pensata per posizionarsi in una fascia leggermente superiore alle reflex 'primo prezzo' la K200D. Anche il modello di punta di casa Pentax, la K20D, godeva e gode tutt'ora di un posizionamento particolare a metà tra la fascia media e quella delle fotocamere semi-pro.
Questa strategia forse non ha favorito la vendita in altissimi volumi, ma sicuramente ha saputo creare una buona fidelizzazione nel pubblico di appassionati del marchio nipponico, convinti di avere in mano sempre qualcosa di più rispetto alla concorrenza diretta. Nel corso di questa recensione andremo ad analizzare se questa sensazione è verificata effettivamente sul campo o se è semplicemente frutto di un buon marketing.