Da quando la fotografia è uscita dalle camere oscure di scienziati e intellettuali, per entrare nelle case della gente, la necessità di mostrare il mondo in maniera esauriente e particolareggiata ha spinto fotografi pionieri ad attraversare dune desertiche e vallate innevate. Tutto questo con carichi di banchi ottici in legno, pesanti cavalletti per poterli sostenere e scorte di lastre argentate a dorso d'asino.
A partire dai fratelli Alinari passando agli intrepidi del National Geographic, questo duplice moto di scoperta e diffusione si protrae senza sosta fino ai giorni nostri conservando inalterato un fattore determinante: la rappresentazione del mondo reale. Chi non ha mai visitato la valle del Tian Shan rimane sbalordito di fronte alle immagini di foreste sconfinate ed esso stesso vorrebbe produrre immagini che contengano quanti più dettagli possibili, di dimensioni tali da poter essere stampate su poster di un paio di metri per lato.
Senza andare troppo distanti con la fantasia, la passeggiata domenicale o la vacanza con la famiglia presenta spesso panorami mozzafiato che non si esauriscono nel singolo fotogramma grandangolare. Nasce così l'esigenza della foto panoramica, la necessità di avere a disposizione un maggiore campo di vista che il formato 3:2 o 4:3 non riesce a soddisfare. È infatti da sottolineare che l'utilizzo di una focale grandangolare non si risolve necessariamente in una foto panoramica: se il formato di registrazione è uno dei classici 3:2 o 4:3, il rapporto tra il lato lungo ed il lato corto del fotogramma non sono sufficienti a definire un panorama in senso stretto.
Si inizia a parlare di panorama quando il formato è superiore o uguale al rapporto 3:1: tale standard è stato definito APS-P (dove P sta per Panoramic). A livello storico le soluzioni adottate sono state molteplici: inizialmente i formati panoramici erano ottenuti in fase di sviluppo e stampa, dal taglio dell'immagine derivata da fotocamere medio formato quali ad esempio le 6x6, 6x7. Solo i professionisti investivano in tali sistemi.
Chi utilizzava il popolare formato 35 mm doveva ricorrere a complesse fotocamere ad obiettivo rotante, oppure tagliare le stampe in formato panoramico, sacrificando necessariamente l'altezza del fotogramma a scapito della qualità. Tutto questo fino all'arrivo della famosa Hasselblad XPan, una fotocamera a telemetro capace di impressionare, a scelta, sia il formato 24x36 mm che il formato 65x24. Il prezzo era elevato ma la facilità di utilizzo hanno reso questa fotocamera adatta anche agli amatori che volevano integrare il proprio corredo reflex.
Successivamente anche molte fotocamere compatte a pellicola hanno adottato il formato APS-P, consentendo un avvicinamento "popolare" ad un determinato tipo di ripresa. Tutto questo fino a quando l'avvento del digitale alla portata di tutti ha aperto un nuovo grande campo: l'elaborazione digitale. Unire in postproduzione diverse immagini era appannaggio degli esperti di Photoshop e richiedeva diverse ore di lavoro per ottenere risultati accettabili. Poi, lentamente, diverse utility sono sbocciate nell'ambiente software per rendere il processo di stitching il più semplice ed automatizzato possibile.
Il padre dei moderni software di unione e fusione delle immagini è il fisico matematico tedesco Helmut Dersch, che a partire dal 1998 implementò una suite di applicativi gratuiti raccolti sotto il nome di Panorama Tools o The Pano Tools. Attraverso un particolareggiato flusso di lavoro i Pano Tools consentono di unire e fondere diverse immagini per ottenere panorami immersivi di diverso tipo. I problemi che si incontrano in tali operazioni vanno dalla definizione dei punti "control point" alle trasformazioni geometriche da applicare alle diverse immagini, fino alle trasformazioni cromatiche che consentono di ottenere un blending progressivo che restituisca una immagine finale omogenea dal punto di vista esposimetrico e tonale.
Il lavoro di Hersch è continuato come progetto open source trascinandosi fino al 2008, anno nel quale è stato ufficialmente chiuso per mancanza di partecipazione e finanziamenti. La gran parte dei software di stitching presenti sul mercato basati su interfaccia grafica, devono la loro esistenza alle librerie Pano Tools.
In questo articolo iniziamo ad affrontare la ripresa delle immagini panoramiche. La prima parte dell'articolo è dedicata ad un approccio semplificato: nelle pagine a seguire verrà affrontata la tecnica di ripresa a mano libera e verranno analizzati tre software di uso comune che spesso sono forniti in bundle con l'acquisto di una fotocamera digitale, sia essa una compatta, bridge o reflex. Questi software sono Panorama Maker 4, di Arc Soft fornito con le fotocamere Nikon, Photo Stitch 3.1, fornito con le fotocamere Canon, ed un software freeware avanzato, che deriva direttamente dalle Pano Tools, ovvero Hugin.
In un secondo articolo di prossima pubblicazione verranno ripresi gli aspetti tecnici di ripresa con particolare attenzione alla scelta dell'obiettivo e la sua relazione con il punto nodale, sostegno tramite cavalletto e testa panoramica e l'analisi di tre software professionali per creare panorami planari e QTVR.