Sotto lo scheletro in lega di magnesio della Canon 50D il processore DiGiC IV elabora le informazioni raccolte dal sensore CMOS che, per la prima volta viene realizzato da Canon secondo la tecnologia chiamata "gapless", ovvero senza vuoti. Per spiegare meglio cosa si intende con tecnologia di produzione gapless, facciamo un passo indietro e spieghiamo sommariamente come è fatto un normale sensore.
Il sensore è un insieme di elementi sensibili alla luce detti fotodiodi; questi sono posizionati uno vicino all'altro ed occupano un determinato spazio per via delle dimensioni fisiche della parte sensibile e dell'elettronica atta ad alimentare il fotodiodo stesso. Fissate le dimensioni del sensore, nel caso della 50D 22,3x14,9 mm, potranno trovare posto in tale superficie un determinato numero di fotodiodi. Come si può immaginare, minore è la dimensione di ogni singolo fotodiodo, maggiore è la concentrazione di fotodiodi nella stessa superficie.
Tecnologia standard: colorati in rosso i fotodiodi, la zona blu rappresenta lo spazio occupato dall'elettronica di controllo, le linee curve azzurre sono le microlenti che ricoprono il sensore.
D'altra parte la ragione di esistere dei fotodiodi è quella di catturare la luce: diodi troppo piccoli cattureranno meno luce, diodi più grandi cattureranno più luce. Legato a questo discorso corre di pari passo la produzione di rumore termico ed elettronico generato dal sistema di alimentazione e trasmissione della corrente. Diodi troppo piccoli sono maggiormente soggetti a rumore, con conseguente perdita di qualità dell'immagine, diodi troppo grandi riducono la risoluzione raggiungibile dalla fotocamera; bisogna trovare il giusto compromesso.
Tecnologia gapless: le microlenti contigue tra loro, generano una superficie interamente utile alla trasmissione della luce.
Qui entra in gioco la tecnologia gapless che riprogetta le microlenti che ricoprono il sensore in modo da non lasciare più spazi vuoti sulla superficie, ma raccogliere la massima radiazione ricevuta. Possiamo dire in maniera molto riduttiva che non ci sono più salti, vuoti, zone del sensore che non trasmettono luce al fotodiodo. Se a molti questo aspetto può sembrare banale, bisogna sottolineare che la progettazione di microlenti molto piccole pone dei problemi a livello di aberrazione cromatica.
Grazie alle potenzialità di calcolo del processore DiGiC IV ed alla presenza di un buffer adeguato, la Eos 50D è in grado di scattare a raffica 6,3 fps fino ad esaurimento della scheda di memoria in jpeg. In raw la raffica si mantiene a 6,3 fps ma un massimo di 16 immagini consecutive, per cui bisognerà attendere circa 7 secondi affinché il buffer sia pronto ad accogliere una nuova raffica. La velocità elevata ed i brevi tempi di risposta ne fanno una fotocamera ideale per la fotografia sportiva, naturalistica od in generale di azione.