Aeroporto Madrid-Barajas
Olympus E-620: 8mm - f/7.1 - ISO 400 - 1/50sec
Fatti i bagagli si parte e dopo uno scalo a Madrid e uno a Gran Canaria per contenere al massimo i prezzi del biglietto, siamo giunti all'aeroporto della capitale del Senegal, Dakar. Il Senegal, in particolare la sua capitale Dakar, sono presenti nell'immaginario collettivo per le gli scorci e le immagini dell'arrivo della Parigi-Dakar, mitico rally nel deserto, che ora però ha cambiato continente. Affacciato sull'oceano Atlantico, appena sotto la Mauritania, vede in un ipotetico percorso da nord a sud il passaggio graduale dai toni tipici del deserto, a quelli del Sahel, fino ad arrivare alla foresta tropicale.
Indipendente dal 1960 è rimasto nell'area di influenza francese, tanto che quest'ultimo ne è rimasto la lingua ufficiale. Nel nord del paese la città principale è Saint-Louis, prima capitale del Senegal e dell'Africa Occidentale Francese: si tratta di una città molto particolare, divenuta Patrimonio dell'Umanità UNESCO, situata nella parte storica su un'isola in mezzo al fiume Senegal e caratterizzata da una particolare morfologia. Dalla terraferma di passa all'isola e da questa di nuovo alla terraferma, che però è rappresentata da un piccola striscia di terra che divide il mare dal fiume Senegal, che ad esso corre parallelo per chilometri.
La città principale è Dakar, divenuta capitale nel 1904, una città completamente protesa nell'oceano su una penisola, e circondata da piccole isole, tra cui Île de Gorée, anch'essa Patrimonio dell'Umanità UNESCO ed eletta a simbolo della deportazione degli schiavi; in particolare la Maison des Esclaves è divenuta museo e monumento a ricordo dell'ignobile commercio di esseri umani che per quattro secoli ha flagellato il continente africano.
Attualmente il Senegal è un paese moderno e democratico (una repubblica presidenziale), che nella sua breve storia da stato indipendente ammira il carisma del primo presidente Léopold Sédar Senghor, artista e uomo politico, capace di instradare il paese sulla via della stabilità. È un paese laico a maggioranza musulmana, più del 90% degli abitanti secondo le stime, divisa in principalmente tre confraternite, tra cui quella dei Muridi raccoglie quasi un terzo della popolazione.
Il turismo fai da te è un'esperianza possibile in Senegal, ma bisogna sapersi adattare alla cultura locale, ben lontana dall'efficientismo europeo. Una delle espressioni che vi sentirete maggiormente rivolgere è Insha'Allah, che letteralmente ha un significato molto simile al nostro "Se Dio vuole", ma che è espressione di una filosofia di vita lontana dallo stress di avere ogni cosa programmata in modo preciso ed efficiente al 100%, che invece ci caratterizza. Questo ha ricadute anche nella vita quotidiana: se vi capita di prendere un mezzo pubblico non aspettatevi di trovare una tabella con gli orari, ma salite su quello che va nella direzione giusta e attendete che sia completamente pieno, prima non parte.
I mezzi pubblici utilizzati dai senegalesi (quelli che abbiamo scelto per il nostro tour) sono diversi vanno dai taxi collettivi a setti poste per le lunghe distanze, i Sept-Place, ricavati da vecchie station wagon come la Peugeot 505, oppure i Ndiaga Ndiaye, piccoli pulmini omologati per un numero variabile di passeggeri, da 18 a 35, attivi anch'essi per le tratte extraurbane. In città oltre agli immancabili taxi, potete salite sui Car Rapide, veri e propri pezzi di antiquariato dagli sgargianti colori e le fumose emissioni, attivi su gran parte percorsi urbani. Non mancano poi autobus sia urbani sia extraurbani. Una nota: quelli extraurbani sono dotati di quattro posti per fila, ma uno strapuntino mobile unisce le due file per posizionare altri 1-2 passeggeri per fila.
L'interno di un Ndiaga Ndiaye
Olympus E-620: 8mm - f/5.6 - ISO 100 - 1/80sec
Sebbene la lingua ufficiale sia il francese viaggiando su un itinerario da Dakar e Saint-Louis e viceversa, quello che abbiamo seguito noi, vi capiterà più spesso si sentire parlare Wolof, lingua dell'omonimo gruppo etnico, che rappresenta il più di un terzo della popolazione senegalese. Soprattutto se vi inoltrate al di fuori degli itinerar turistici avere una piccola infarinatura della lingua vi permetterà non solo di entrare nei lunghi rituali di saluto tipici del luogo, ma anche di capire qualcosa in più sulla cultura locale.
Tornando al nostro itinerario, dopo alcuni giorni a Dakar e dintorni, con visita all'isola di Ngor e al lago rosa, reso celebre per essere teatro dell'arrivo della Parigi-Dakar, ci siamo spostati a nord per visitare un piccolo villaggio Beud Dieng, la cui popolazione maschile è in buona parte emigrata in Europa, con una buona percentuale in Italia. Da lì il viaggio è proseguito per Saint-Louis, la tappa più a nord, per poi ridiscendere a Lompoul, piccolo villaggio di pescatori, affacciato sull'oceano. L'ultima tappa è stato il ritorno a Dakar, con la visita al cuore della città e a Île de Gorée.