Siamo nei primi del '900 e a Wetzlar, in Germania, Oskar Barnack lavora per la Leitz, azienda divenuta ormai molto famosa per la produzione di microscopi. Appassionato di fotografia, è al lavoro su un apparecchio da utilizzare per esporre spezzoni di pellicola cinematografica per testare sul campo l'esposizione, con un otturatore con tempo fisso 1/40 di secondo. Il risultato delle esposizioni sono fotogrammi 18x24mm utili per la stampa di ingrandimenti fino al formato cartolina.
La UR-Leica, custodita come un vero tesoro a Solms e trattata quasi come un oggetto sacro
Mettendo insieme i risultati delle sue ricerche, la sua voglia di fotografare con qualcosa di più piccolo dei grossi apparecchi 13x18cm, le sue conoscenze meccaniche, nella mente di Barnack balena l'idea di provare a realizzare una macchina fotografica portatile, in grado comunque di produrre negativi di qualità. L'idea, che risultò poi tanto geniale da divenire poi lo standard per gli anni a seguire, è quella di partire proprio dalla pellicola fotografica, acessibile in grande quantità e a costi accettabili, utilizzandola però in orizzontale e raddoppiando l'area esposta alla luce, per avere la possibilità di ottenere negativi utili per stampe anche di grande formato. Nasce così il formato 24x36mm.
Alcuni dei primi scatti di Barnack con la macchina fotografica di sua invenzione
Barnack studia un sistema per immagazzinare uno spezzone sufficientemente lungo di pellicola e il sistema meccanico per l'avanzamento della stessa. Prendendo a misura l'apertura delle sue braccia crea involontariamente un altro standard, divenuto poi un riferimento: un rullino di pellicola permette 36 pose. UR-Leica, questo il nome con cui fu ribattezzata la macchina fotografica, dall'unione delle parole Leitz e Camera, diviene la prima fotocamera davvero portatile, tanto da rendere Barnack anche fotoreporter in occasione delle mobilitazioni del 1914 e dell'alluvione di Wetzlar.