La diatriba che vede contrapposti i cellulari e la dignità a creare immagini che siano definibili fotografie è attiva fin dalla prima apparizione dei moduli fotografici sui telefonini, ormai diversi anni fa. A quei tempi i risultati era davvero ben lontani dal poter assumere l'appellativo di fotografie, ma in questi anni le cose sono cambiate parecchio. Ormai i cellulari top di gamma permettono di ottenere scatti comparabili con quelli di alcune compatte primo prezzo e offrono rispetto a queste indubbi vantaggi: da un lato permettono l'upload diretto delle immagini sul web, dall'altro offrono potenti processori in grado di gestire l'editing delle immagini con strumenti pensati appositamente per l'uso in mobilità. Non dimentichiamo poi la possibilità di geotaggare le foto grazie al modulo GPS integrato, che solo negli ultimi mesi sta avendo una diffusione capillare anche sulle fotocamere.
Perchè ci stiamo lanciando ancora a capofitto in questa diatriba? Sarà il solito parlare di aria fritta? No, le cose sono davvero cambiate e i Sony World Photography Awards hanno sancito il cambiamento in modo inequivocabile. Non solo l'incontro con le giudici della sezione Fotogiornalismo e Documentari ci ha confermato che ormai le foto scattate dai telefonini non solo sono base fondamentale per le 'breaking news', ma stanno cambiando radicalmente il modo di concepire la fotografia, anche quella professionale.
Può un reportage scattato con un cellulare salire agli onori della cronaca e partecipare a contest internazionali? La risposta può stupire qualcuno, ma è affermativa. Balazs Gardi si è piazzato al terzo posto della sezione Attualità del SWPA 2011 grazie al suo reportage afgano scattato utilizzando iPhone e l'applicazione Hipstamatic. Al seguito dei Marines nel sud Afghanistan il fotografo ungherese ha utilizzato il telefonino come discreto strumento per riprendere la vita quotidiana delle truppe, impegnata in operazioni di controinsurrezione con la popolazione civile, e per ritrarre le persone del luogo con cui i soldati vengono a contatto.
Fortemente caratterizzate dall'editing digitale applicato dall'app Hipstamatic si collocano in una sorta di limbo spazio-temporale: da una parte ritraggono eventi di attualità, dall'altra con il loro aspetto vintage sembrano richiamare gli scatti di guerra del passato. Il progetto di cui fa parte il lavoro, Basetrack, di cui fa parte Balazs Gardi assieme ad altri fotografi, è un progetto mediatico sperimentale che nasce come iniziativa non-profit. Fa dell'approccio open source al giornalismo la sua mission, con lo scopo di creare contenuti di reportage disponibili gratuitamente da utilizzare in licenza Creative Commons per utilizzi non commerciali. Puntando molto sui social network si prefigge di creare grande partecipazione diretta nel pubblico e quindi non stupisce che alcuni fotografi abbiano scelto uno strumento di condivisione immediata e diretta come il cellulare per riprendere i contenuti.
Siamo dunque tutti destinati a lasciare nel cassetto la nostra attrezzatura e uscire a scattare solo con un telefonino in tasca? Anche in questo caso è apprezzabile il commento di chi fa della fotografia una professione. Come dicevamo nell'articolo sugli Awards Elizabeth Biondi, Visuals Editor di The New Yorker, ha sottolineato come la presenza sul mercato professionale della fotografia di strumenti così immediati porta una nuova sfida ai fotografi: non basta essere sul posto al momento giusto, ma è necessario che ognuno sappia trovare il proprio stile e trovi il modo con le sue foto di raccontare una storia: fotocamera o cellulare sono poi solo lo strumento per fissare la luce da parte del fotografo, ma sono le sue scelte a fare la differenza.