Canon con la sua Powershot G11 è stato uno dei primi produttori a fare un passo indietro dalla corsa ai megapixel in favore di una maggiore qualità dell'immagine. Il percorso (da noi parecchio gradito) è stato confermato anche dal modello PowerShot G12 e ha confermato il valore di 10 megapixel come riferimento per le top di gamma, facendosi seguire a ruota anche dalla concorrenza. Non a caso sia Nikon sia Olympus si sono affidati a un sensore di tale risoluzione, consci che in questa fascia di mercato è la qualità reale dell'immagine il driver d'acquisto e non i numeri sbandierati sulla confezione. Discorso simile per le ottiche, dotate di estensione non spinta e buona luminosità, ottima nel caso di Olympus.
Abbiamo messo alla prova le tre macchine in condizioni il più possibile simili, per poter portare avanti un confronto basato su dati oggettivi. Il primo scatto che vi proponiamo offre già molti spunti interessanti. Prima di passare all'analisi della foto due parole sulla dinamica della fotografia: in questo caso si tratta di una scena punta&scatta, con il minimo tempo tra accensione e ripresa dell'immagine. La modalità di scatto è in priorità di diaframmi a F5.6 (le sensibilità della ghiera ha portato a scattare a F6.3 con Olympus XZ-1), a 100 ISO e impostazioni standard. La focale desiderata era quella minima, ma nel caso di Canon è rimasta un passo più avanti a 30,5mm equivalenti. Se Canon e Olympus non hanno fatto riscontrare problemi, Nikon Coolpix P7000 ha avuto qualche incertezza di troppo nella messa a fuoco e ha restituito un'immagine che paga dazio nei confronti della concorrenza: ecco i particolari al 100% dell'immagine qui sopra.
Il file JPEG proposto da Canon è quello più nitido, anche grazie a un intervento della maschera di contrasto, che lo rende leggermente più granuloso. La foto registrata da Olympus XZ-1 punta su una maggiore pulizia dell'immagine, ma risulta leggermente più morbida, mentre quella fornita dalla Nikon Coolpix P7000 oltre ad essere molto morbida mette in luce una grana che fa perdere definizione ai dettagli più fini. Dal punto di vista della gamma dinamica è molto buono il lavoro svolto dal sensore Canon, buono quello del sensore Olympus, mentre è inferiore il risultato offerto da quello Nikon.
Settore in cui Nikon Coolpix P7000 supera le due contendenti è quello dell'estensione dello zoom ottico dell'obiettivo: qui sotto il confronto delle immagini riprese alla focale minima e quella massima, per avere un'idea diretta della differenza di angoli di campo tra le tre macchine. La differenza che sulla carta può sembrare minima sul campo è evidente.
L'angolo di campo inquadrato alla focale minima e massima per Nikon Coolpix P7000, Canon PowerShot G12 e Olympus XZ-1
Le ottiche non sono eccessivamente spinte né sul fronte grandangolare né sul quello tele e risultano abbastanza corrette sul fronte della distorsione. La distorsione a barilotto alla focale minima è visibile in tutti e tre i casi, ma non eccessiva, forse leggermente più evidente nel caso di Canon. La distorsione a cuscino alla focale massima è praticamente impercettibile per tutte e tre le protagoniste di questa prova.
Grazie ai sensori di dimensioni contenute, accompagnati da ottiche con focali reali contenute queste compatte sono ottime compagne per lo scatto di fotografie macro dall'alto rapporto di ingrandimento apparente. Nikon Coolpix P7000 riesce a mettere a fuoco alla focale minima a meno di due centimetri dalla lente frontale, Canon PowerShot G12 a circa un centimetro, mentre Olympus XZ-1 riesce a scendere sotto questa soglia, arrivando quasi a toccare il soggetto nella modalità Super-Macro, che blocca l'obiettivo alla focale minima e disattiva il comando zoom.
Le capacità macro di Coolpix P7000, PowerShot G12 e Olympus XZ-1
Alle focali più elevate la distanza di messa a fuoco si allunga in tutti e tre i casi, perdendo le capacità macro. In tutti e tre i casi l'ottica si trova talmente vicina al soggetto da proiettare spesso la sua ombra. Le profondità di campo in gioco sono ridotte vista la vicinanza con il soggetto e la parte più difficile resta la messa a fuoco: nella maggior parte dei casi conviene fissarla manualmente al minimo possibile e poi utilizzare la distanza con il soggetto per scegliere il punto di fuoco.