Estratto dalla confezione l'obiettivo Tamron AF 18-270mm F/3,5 -6,3 Di II VC PZD lascia sorpresi per le sue dimensioni compatte: confrontato con i 18-200mm standard di Canon e Nikon è molto più piccolo e leggero. È sicuramente un bene nei momenti in cui lo si ripone in borsa, ma certamente non dà quella sensazione positiva che il peso di alcune ottiche sa regalare. La costruzione fa ampio utilizzo di plastica, ma per l'innesto la caduta è scelta comunque sul metallo. La ghiera più ampia del barilotto è quella dedicata all'azionamento dello zoom.
La rotazione non è troppo fluida e richiede una certa forza, tanto da rendere quasi inutile l'integrazione del selettore che blocca alla corsa minima l'obiettivo per il trasporto a tracolla. Durante il periodo in cui l'abbiamo provato l'obiettivo non ha dato adito ad allungamenti durante gli spostamenti anche quando non bloccato. Discorso diverso per la ghiera di messa a fuoco, che è quasi fin troppo leggera. Da un lato è certamente un fattore positivo, dall'altro una certa resistenza e fluidità possono aiutare nella ricerca della messa a fuoco fine. La corsa è inoltre abbastanza breve, rendendo la messa a fuoco fine manuale abbastanza difficile.
Uno dei vantaggi dei motori di autofocus piezoelettrici è la possibilità di sgancio immediato della messa a fuoco automatica: agendo invece sulla ghiera di un obiettivo con motore di tipo tradizionale mentre è in moto si rischia di forzare il meccanismo portando a lungo a andare a rotture. In questo caso la fase di sgancio è talmente impercettibile che può capitare che impugnando l'obiettivo con la mano sinistra, a causa delle dimensioni davvero compatte dell'ottica ed essendoci poco spazio tra la ghiera dello zoom e il comando della messa a fuoco, si sfiori quest'ultima: lo sgancio è talmente sensibile che alcune volte non ce ne si accorge, pensando invece che l'obiettivo abbia problemi a mettere a fuoco.
È sufficiente sfiorare la ghiera di messa a fuoco per provocare lo sgancio del motore autofocus
Basta toccare leggermente la ghiera di messa a fuoco per sganciare l'autofocus: in alcuni frangenti questo problema porta a perdere alcuni scatti. Si tratta di un difetto a cui si può evitare di andare incontro conoscendo l'obiettivo, ma sarebbe bastato qualche dettaglio ergonomico migliore per evitarlo. Inoltre, a differenza di motori di simile tecnologia di altri marchi, lo sgancio dell'autofocus non permette la messa a fuoco manuale diretta: quest'ultima è disponibile solo azionando l'apposito selettore sul barilotto.
Tra i difetti che spesso ritroviamo su obiettivi di così ampia escursione focale e il cambio evidente di focale al variare della distanza di messa a fuoco: mettendo a fuoco all'infinito effettivamente si hanno a disposizione i 270mm di focale, mentre riprendendo soggetti più vicini (a causa del movimento interno delle lenti per la messa a fuoco) la focale effettiva si riduce di diversi millimetri, con un angolo di campo quindi maggiore e un ingrandimento minore. Le focali riportate sul barilotto sono quelle, infatti, con fuoco all'infinito. Da rilevazioni a occhio possiamo dire che alla distanza minima di messa a fuoco, pur posizionandosi con la ghiera dello zoom a 270mm si ottiene un'inquadratura con un angolo di campo pari a quello di un obiettivo di poco meno di 200mm.