Quali sono state le tue prime esperienze con la fotografia?
La primissima? Ero veramente piccola. Mio zio girava in casa con una vecchia Canon a pellicola. Avevo 4 anni quindi quando ho visto la prima vera macchina fotografica. Il primo vero approccio è però arrivato all'università. Studiavo al DAMS, Storia dell'arte, e lì ho incrociato la fotografia attraverso alcuni esami: molta cultura, la storia della fotografia, la tecnica, e lì ho cominciato a capire che mi piaceva proprio. Mi sono iscritta a un corso base di fotografia, proprio per apprendere la tecnica, e questo proprio durante il periodo universitario. Man mano che imparavo e frequentavo corsi mi piaceva sempre di più. Ho frequentato corsi anche di camera oscura e ricordo che facevo 8 ore tutta puzzolente in una casetta minuscola insieme ad altre quattro persone, però la cosa mi piaceva moltissimo. Finita l'università ho vinto una borsa di studio all'Istituto Italiano di Fotografia e mi sono trasferita a Milano.
Lì mi hanno preso sia come assistente che come allieva ed è iniziata la formazione quella più seria. Ho iniziato come assistente in studi fotografici sia di Milano che di Varese, principalmente Still Life e fotografia pubblicitaria. Poi sono uscita dagli studi e ho cominciato a lavorare sulla strada cercando di costruirmi un buon portfolio, quindi tanti reportage, tante storie, fotografie di scena in teatro, che amo particolarmente. E poi il salto come professionista. Almeno, oggi posso dire quello che mi ha fatto prendere una consapevolezza di un certo tipo di impegno, anche di rigore nella fotografia, è stato quando mi hanno chiamato a lavorare al quotidiano La Provincia di Varese.
Lì ho cominciato veramente a capire come funzionava la macchina del fotogiornalismo, della fotografia come professione e da lì in poi, era il 2005, mi sono buttata essenzialmente e completamente solo nel mondo della fotografia. Sono passati molti anni e credo di essere cresciuta molto sia fotograficamente che come nome all'interno di una realtà come Varese, ho i miei canali di espressione ma anche a livello nazionale (pubblicazioni su testate come Millionaire, Glamour, Elle, Panorama.it, Affaritaliani.it, Sky.it, Donna Moderna, Visto, Vero, Vera, Top, Dipiù, Mondadori.it, La Stampa.it, La Provincia di Varese, LombardiaOggi e Target, N.d.R.).
La parte più importante è stata la formazione, che non è mai finita. Nella mia formazione c'è stata una persona molto importante, il fotografo Giorgio Lotti, conosciuto a livello internazionale. Lavorare fianco a fianco con lui, sentire i suoi consigli, capire come affrontare la professione mi è servito a fare un salto di qualità. Ma anche di etica, mi ha fatto capire l'importanza di portarsi dietro una morale quando si è fotografi.
Parliamo un po' dell'equipaggiamento. Hai una tua strumentazione o adotti altre soluzioni?
Preferisco molte soluzioni. Sono fotografa free lance, ho la possibilità di lavorare su incarichi e ho la fortuna di avere una certa libertà e di potermi organizzare. Non ho orari fissi, non entro in un ufficio alle 8 per uscire alle 18, ma a volte succede di uscire alle 6 del mattino e finire a notte fonda. Questo però mi permette di gestire il mio mestiere e mi permette di utilizzare diverse tecnologie. A parte avere sempre un computer dietro, preferisco poter cambiare la macchine a seconda delle esigenze della committenza. Se devo lavorare in teatro e fotografia di scena, live, affitto le attrezzature. Mi servo essenzialmente di una Nikon D3 con cui riesco a lavorare bene sia in luce ambiente che con luce scarsa a qualità elevata. Sono una di quelle che noleggia le attrezzature, insomma!
Poi ovviamente ho un'attrezzatura mia, un professionista la deve avere, che deve comprendere tutto il corredo necessario. Bisogna avere la possibilità si poter lavorare su tutte le ottiche, comprendendo un range che va da 18mm, anche meno, fino al 200mm e oltre. Come corpo di base uno una Nikon D300 e una D700, poi a seconda del caso affitto quel che mi serve. Attualmente la mia preferita, lo ammetto, è la D3, almeno per quanto riguarda le mie esigenze. Il professionista deve cambiare l'attrezzatura, non c'è niente da fare. Non puoi avere una macchina digitale per più di 3-4 anni, ma spesso è impegnativo ammortizzare i costi che tutto questo comporta.
Occorre ammortizzare in altra maniera, ecco perché per alcuni lavori scelgo la via del noleggio. Sarebbe stupido voltare le spalle al digitale: ci permette una velocità di lavoro e interazione con le immagini che è notevole. Bisogna accoglierlo per quello che è, per come è arrivato, e coglierne tutti i privilegi. Certo, ci sono pregi e difetti ma conoscendoli operi le scelte che ti aiutano a lavorare bene.