In molti si sono fatti la stessa domanda: stipando 24 megapixel sul sensore APS-C di Alpha A77, Sony ha fatto il passo più lungo della gamba? La risposta è una partita aperta. Da un lato la nuova SLT del colosso giapponese è una prosumer di razza: doppia ghiera, corpo ricco di pulsanti personalizzabili, buona ergonomia, velocità di raffica da primato nella categoria e via dicendo. Dall'altro ha una qualità dell'immagine, soprattutto dei JPEG prodotti dalla macchina, che non convince a pieno. Già a sensibilità ormai normali, come ad esempio 1600 ISO, le immagini lasciano trasparire in (visualizzazione al 100%) artefatti piuttosto evidenti, che sono il risultato del gravoso lavoro che deve fare il processore per tenere a bada il rumore. Quando non ci sono gli artefatti è la resa 'da acquerello' dei particolari più fini a non convincere del tutto.
Sottolineiamo che parlare di visualizzazione al 100% su file da 24 megapixel simula situazioni non certo di tutti i giorni (una stampa anche di formato piuttosto grande farebbe fatica a mettere così in evidenza i difetti), ma vuol dire obbligare a una certa cautela prima di effettuare crop molto spinti. Per rispondere correttamente alla domanda che apre questa pagina è necessario chiedersi in che direzione Sony volesse fare il suo passo. In questi anni di esperienza ci siamo fatti un'idea chiara: è molto difficile per i marchi alternativi spostare il pubblico dalle fotocamere che rappresentano a livello globale il sinonimo di reflex, Canon e Nikon.
Non sono solo i parchi ottiche a tenere legati gli utenti ai due marchi nipponici, in molti casi c'è qualcosa che va oltre la semplice ragione, c'è una fidelizzazione che fa capo a sentimenti più profondi: la passione, un legame quasi sentimentale, in alcuni casi una sorta di fanatico integralismo. Sony probabilmente si è scontrata con questo muro negli scorsi anni, rendendosi conto che non le bastava presentarsi con il biglietto da visita della tradizione Minolta per ritagliarsi uno spazio di rilievo tra amatori evoluti, appassionati, prosumer e professionisti. Discorso diverso è quello che interessa il segmento entry level: in quel caso il prezzo e le caratteristiche di grido hanno grande presa sul pubblico e l'utenza consumer sperimenta una fidelizzazione ben diversa da quella dei veri amatori.
Il passo di Sony è quindi, a nostro parere, quello di dare un'erede di sostanza ad Alpha A700, stimolando il ricambio da parte dei clienti già fidelizzati, ponendo qualche dubbio a tutti quei consumatori che stanno per fare il salto dal segmento entry level a quello superiore e si stanno guardando in giro, gettando lo sguardo anche oltre i prodotti Canon e Nikon. In questo senso i 24,3 megapixel del sensore e le caratteristiche di velocità e autofocus sempre in presa possono essere argomenti molto convincenti.
Dal punto di vista della resa dell'immagine Sony Alpha A77 non è in grado di spostare utenti dai prodotti di pari livello di Canon e Nikon, ma forse (visto il livello di fidelizzazione) non ci sarebbe riuscita nemmeno sfiorando la perfezione: a quel punto tanto vale puntare su un pubblico diverso, magari più attratto dai grandi numeri. In questo senso Sony Alpha A77 è un passo lungo e ben disteso: sarà forse giudicata non benissimo dai puristi, ma il suo compito è conquistare la fetta di mercato che si prefigge, anche a suon di numeri.
Il prezzo è sicuramente un'altra caratteristica non digeribile da tutti: il kit con ottica zoom standard 18-55mm è proposto sul sito Sony a più di 1500 euro, una cifra in grado di scoraggiare alcuni tra quelli che avrebbero volentieri fatto il salto nel segmento prosumer. Si tratta di un prezzo di listino (lo street price sarà certamente più basso) in linea con i dati di targa della macchina e con i prezzi di lancio dei concorrenti la cui posizione Sony Alpha A77 vorrebbe andare ad insidiare.