Kodak ha sempre puntato sulla ricerca e sviluppo, ma è rea di non aver creduto subito a una delle sue invenzioni più importanti: la fotocamera digitale. Nel lontano 1975, pochi anni dopo l'invenzione del CCD ad opera nel 1969 dei tecnici dei laboratori Bell Willard S. Boyle e George E. Smith (Nobel 2009), Steven Sasson creava il primo dispositivo portatile di acquisizione di immagini digitali. In quegli anni i laboratori Bell, Kodak, IBM erano il fulcro della ricerca tecnologica e molte delle invenzioni da essi uscite hanno radicalmente cambiato il nostro modo di vivere.
Nel 1975 la fotocamera digitale, con sensore CCD 100x100 da 0.01 megapixel, era grossa come un tostapane e riusciva a registrare flebili tonalità di bianco e nero: il confronto con la qualità della pellicola, business storico di Kodak e in quegli anni nel pieno fiore del suo successo, era inclemente. Kodak ha fatto in questo punto della sua storia l'errore di non credere in questa nuova tecnologia, forse troppo orgogliosa del continuo successo della pellicola, inventata proprio da George Eastman.
Altri credettero e puntarono sulla novità e la prima fotocamera digitale commerciale è uscita dai laboratori Sony. Nel 1981 l'azienda giapponese arrivò sul mercato con la sua prima Mavica, seguita poi dal resto dei produttori nipponici. Kodak scese in campo con la sua prima compatta digitale solo nel 1996, con quindici anni di ritardo: a quel punto la sua DC20 trovò di fronte a sé un mercato presidiato dai giapponesi. Kodak provò a rinnovare la sfida con più convinzione nel 2001 con le sue Kodak EasyShare, ma il dominio nipponico era ormai duro da scalfire, soprattutto fuori dai confini statunitensi.
Kodak sembrava partita bene invece in ambito reflex dove a partire dal 1991 ha proposto interessanti prodotti. Basandosi nei primi anni su corpi Nikon le fotocamere erano caratterizzate da un ingombrante modulo agganciato alla base della fotocamera, con la possibilità di tornare alla pellicola riconvertendo in modo abbastanza semplice la macchina. Negli anni la parte digitale divenne sempre più integrata e il vantaggio da parte di aziende come Canon e Nikon, che costruivano la fotocamera nella sua interezza cominciò a farsi ampio, soprattutto sul fronte della redditività dei prodotti.
Il canto del cigno fu l'apprezzata Kodak DCS Pro 14n: annunciata al Photokina nel 2002, fu in grado con i suoi 14 megapixel di risoluzione su sensore full frame di smuovere molto le acque. Problemi con il tuning del firmware portarono però alla sua commercializzazione un anno dopo, con volumi ridotti. Il successivo modello del 2004 Kodak DCS Pro SLR/c, molto simile fu l'ultimo della serie, e fu messo fuori produzione con il resto della gamma durante il 2005.
Dopo l'uscita dal mercato reflex Kodak ha continuato a proporsi sul mercato dei sensori, guadagnando clienti di rilievo del calibro di Leica e Hasselblad. La divisione di produzione dei sensori, Image Sensor Solutions, è stata però scorporata e venduta sul finire dell'anno scorso, nell'estremo tentativo di appianare il bilancio e salvare l'azienda dalla bancarotta.