Solitamente la locuzione 'avere un piede in due scarpe' è utilizzata con accezione negativa, in questo caso le due scarpe (il mondo digitale e la tradizione fotografica) sono calzabili comodamente nello stesso istante, unendo buona parte dei vantaggi. Le ottiche Zuiko per il sistema Olympus OM avevano guadagnato tra gli appassionati di fotografia una buona fama grazie alla le loro dimensioni contenute, alla leggerezza, alla buona qualità e alla interessante luminosità di alcuni esemplari. Ora, molto più che in passato con le PEN, il parco ottiche OM diventa facilmente traghettabile al digitale.
Ci sono tanti piccoli particolari ben riusciti su questa nuova macchina: uno di quelli che avevo decisamente sottovalutato leggendo il comunicato stampa al momento del lancio è la presenza tra gli accessori dell'impugnatura verticale: una volta montata dà alla macchina un'ergonomia inaspettata, sia nell'uso in orizzontale, sia nello scatto in verticale. L'ergonomia è buona soprattutto nell'uso della macchina con il mirino elettronico. Quest'ultimo é dotato di sensore di prossimità e passa automaticamente dalla visione live view a display a quella nel mirino quando si avvicina l'occho all'oculare. L'impugnatura replica il pulsante di scatto, la ghiera di regolazione e due pulsanti Fn, uno ad esempio assegnabile al blocco dell'esposizione.
La macchina è dotata di molti pulsanti funzione, sulle prime fin quasi troppi. Una volta che si ha però preso confidenza con i comandi la nuova Olympus OM-D diventa una macchina molto flessibile. Ad esempio con la pressione di uno dei tasti è possibile accedere alla regolazione rapida delle curve, per ottenere il massimo risultato già in formato JPEG rendendo meno necessario il passaggio di post-produzione dei RAW.