Il servizio che ti ha permesso di metterti in mostra ai SWPA 2012: come nasce?
"S' Ardia" nasce dal mio grande amore per la Sardegna.
Mio nonno paterno era sardo e ho una casa sulla costa est, ho viaggiato per tutta l'isola ogni anno da quando sono nato, non mi sono mai interessato molto al mare, ma alimentavo ogni anno la passione per l'interno in particolare per la zona della Barbagia. Posso dire di aver coperto integralmente l'isola nell' arco degli ultimi 10 anni.
In Sardegna c'è una grande e radicata tradizione equestre, ho seguito molte gare, ma in particolare la sagra Ardia mi è stata segnalata da mio padre.
Per me la valenza religiosa è sicuramente il valore aggiunto di questa corsa: soprattutto il fatto che i cavalieri non corrano per la gloria, ma per rendere omaggio ad un santo che il Vaticano non ha mai voluto approvare e che viene celebrato solamente in questa piccola chiesa.
Sono stato colpito da una realtà in cui sacro e profano sono costantemente mischiati: in generale sono molto attratto da un'Italia arcaica che in alcuni luoghi resiste nonostante tutto.
Quanto tempo ti ha richiesto?
Avrei voluto avere molto più tempo a disposizione, ma la corsa dura pochissimo, meno di un'ora (!). Le foto sono state scattate in due giornate intere in due anni differenti; il 6 luglio del 2009 e del 2010.
La scelta di tornare è stata dettata anche dal fatto che è impossibile cambiare posizione durante la gara e per me era fondamentale avere almeno due punti di vista sulla corsa.
Nonostante la maggior parte delle foto siano state realizzate nel 2010, ho potuto partecipare al Sony Awards 2012 in quanto la prima pubblicazione del servizio è avvenuta nel 2011.
Come è stata l'accoglienza della gente nei tuoi confronti?
Quando posso cerco di entrare molto nelle storie, di farmi accettare e di condividere più tempo possibile con i protagonisti, ma in questo caso la durata dell'evento e la dinamica non mi hanno permesso di lavorare come sono abituato.
Nonostante non sia quindi riuscito a farmi conoscere dai cavalieri e dai fucilieri prima dell'evento e a prendere contatti come avrei voluto, sono comunque riuscito a lavorare in tranquillità perché, anche se lavoro molto vicino, cerco sempre di non interferire con la scena e non disturbare in alcun modo il soggetto.
Forse è questo il mio piccolo segreto: cerco di essere molto delicato e di lavorare "in punta di piedi". L'essenziale per riuscire a lavorare a Sedilo è rispettare una tradizione radicata e molto sentita e non contestare per nessuna ragione "gli ordini" imposti dai fucilieri che svolgono una sorta di servizio d'ordine della manifestazione.