Fujifilm ha portato con il suo sensore X-Trans una vera novità nel mondo della fotografia digitale. Il sensore utilizza una matrice colorata con periodicità minore rispetto al classico filtro Bayer utilizzato dalla maggior parte delle fotocamere in commercio. Abbiamo analizzato la tecnologia alla base del sensore APS-C X-Trans CMOS nell'articolo relativo al lancio della mirrorless X-Pro1, la prima ad inaugurare il nuovo filtro colore, oltre che la prima CSC digitale della casa nipponica. Abbiamo invece trattato in dettaglio il filtro Bayer nell'articolo dedicato al suo inventore, recentemente scomparso.
Come abbiamo visto nella recensione della capostipite delle mirrorless Fujifilm il sensore da 16,3 megapixel e il processore d'immagine sono capaci di un lavoro egregio nel riprodurre con fedeltà e nitidezza le immagini catturate. A fronte di un comportamento ottimo in quanto a qualità d'immagine, Fujifilm X-Pro1 ha anche evidenziato qualche ombra: sebbene migliorato rispetto a X100, il sistema autofocus ha dimostrato qualche difficoltà di troppo anche in situazioni abbastanza normali.
Uno lati di X-Pro1 che piacciono meno è sicuramente il prezzo, causato in parte dall'elevato costo del mirino ibrido ottico/elettronico, peculiarità delle due sorelle X-Pro1 e X100. Con X-E1 Fujifilm ha deciso di rendere il suo sensore X-Trans CMOS più accessibile, racchiudendolo in corpo privo di mirino ibrido, in grado di risparmiare peso (praticamente 100 grammi sul computo finale), dimensioni e costi grazie all'adozione di un mirino totalmente elettronico. Alla sua presentazione avevamo incontrato Riccardo Scotti, di Fujifilm Italia, che ci aveva parlato della macchina, sottolineando come non si tratti semplicemente di una sorella minore si X-Pro1.