Al momento della presentazione di Fujifilm X-M1 eravamo rimasti un po' scettici: c'era davvero bisogno dell'ennesimo downgrade della serie X? Dopo due prodotti molto azzeccati, come la capostipite mirrorless X-Pro1 e la sorella priva del complicato mirino ibrido X-E1, togliere ancora qualcosa (il mirino) ci sembrava un'operazione poco richiesta. Alla prova dei fatti la piccola X-M1 ci ha invece stupito. Diciamo piccola in quanto rispetto alla voluminosa X-Pro1 e a X-E1, X-M1 risulta molto più trasportabile e, quando separata dall'ottica, addirittura tascabile.
Il nuovo obiettivo zoom con cui è proposta in kit, il 16-50mm, utilizza materiali plastici per il barilotto e a fronte di una sensazione meno 'qualitativa' è invece performante dal punto di vista ottico, oltre che essere più leggero del fratello 18-55mm e, sebbene meno luminoso, anche di più ampie vedute (24mm equivalenti contro 27mm di focale minima). Il sensore è lo stesso X-Trans CMOS da 16,3 che equipaggia i modelli più blasonati X-Pro1 e X-E1 e quindi il livello qualitativo delle immagini è lo stesso delle due sorelle maggiori, assieme alle possibilità di applicare alle immagini le simulazioni pellicola che ormai sono un marchio di fabbrica dei prodotti Fujifilm.
Rispetto ad esse vanta, oltre a dimensioni più compatte, un display orientabile, che alla prova dei fatti compensa a pieno la mancanza del mirino. Più in linea con il target consumer è anche l'interfaccia: X-M1 perde la ghiera dei tempi, ma guadagna una ghiera dei modi permettendo ai meno esperti di passare da una modalità di scatto all'altra in modo rapido e 'guidato'. La connettività Wi-Fi è una caratteristica dedicata al pubblico più giovane e permette di utilizzare smartphone e tablet per la condivisione immediata degli scatti.
Si tratta quindi di un prodotto molto interessante, meno costoso delle due sorelle maggiori (per la versione solo corpo €679.99 ed in bundle con XC16-50mm F3.5-5.6 OIS €799.9) ma con tutta la qualità d'immagine del sensore X-Trans in un corpo leggero e compatto.