La frequenza spaziale si potrebbe misurare in coppie di linee (o cicli) per millimetro o per pollice. Questo dato sarebbe utile (ed è stato infatti ampiamente utilizzato) per la fotografia analogica, in cui il formato della pellicola è uguale per tutti, ma non si adatta molto bene alla fotografia digitale, in cui esistono diversi formati di sensori. Si preferisce, in questo caso, utilizzare i cicli per pixel, o i cicli/linee per unità di altezza (Line Widths per Picture Height, LW/PH), che rendono direttamente confrontabili risultati ottenuti con fotocamere dotate di sensori di diversa dimensione. Questo è il dato riportato nei grafici.
Un target utilizzabile per un analisi MTF non automatizzata.
Il valore MTF50 è la frequenza a cui il contrasto si è ridotto al 50% del suo valore iniziale. È il dato più utilizzato, perché è il più rappresentativo della perdita di nitidezza percepita dall'occhio umano. Un possibile problema di questo indicatore è che la lettura viene fatta in un zona ancora influenzata da un eventuale oversharpening - questo risultato tende cioè a premiare l'uso eccessivo del parametro "nitidezza", un trucco spesso utilizzato dalle fotocamere compatte per dare grande impressione di risoluzione che, nella realtà, non esiste. Noi abbiamo deciso di eliminare questo problema sviluppando tutti i RAW con un identico, intermedio, valore di nitidezza, e rinunciando a eseguire analisi quantitative su modelli che non consentono il salvataggio in formato RAW.
In tutti i casi, riportiamo anche il valore MTF30, cioè la frequenza a cui il contrasto si è ridotto al 30% del valore iniziale.
Infine, il valore MTF50 (Std) è il dato "standardizzato" applicando a tutte le immagini una maschera di contrasto R=2. Questo valore aiuta a capire meglio il potenziale di un'immagine.
Se MTF50 (Std) > MTF50, l'immagine è "morbida", e può beneficiare di una maggiore nitidezza in fase di sviluppo RAW.
Se MTF50 (Std) < MTF50, l'immagine è troppo incisa, e può mostrare artefatti come aloni nelle zone ad alto contrasto. È il caso tipico del risultato relativo al file JPEG.
Il dato di "oversharpening/undersharpening", spesso citato all'interno delle recensioni, è una misura quantitativa di questo comportamento, espressa in percentuale.
L’argomento, qui trattato con l'approfondimento necessario alla sola lettura dei dati, è indubbiamente piuttosto complesso e i dati stessi non sono certo di immediata comprensione, ma si tratta dell’unico metodo oggettivo per misurare il potere risolutivo di una fotocamera. Qualunque altro metodo, non permettendo un reale confronto tra macchine diverse, potrebbe presentare problemi di attendibilità. Come abbiamo già detto in apertura, accanto ai soli numeri ogni recensione sarà accompagnata anche da una serie di valutazioni su caratteristiche non misurabili con metodi analitici per dare un giudizio complessivo più completo.