Riccardo Bononi / IRFOSS, Italy, Winner, Sport, Professional Competition, 2015 Sony World Photography Awards
Come abbiamo visto sono due gli italiani che quest'anno possono fregiarsi del titolo di 'Fotografo dell'anno': Giovanni Troilo nella categoria persone e Riccardo Bononi in quella Sport. In realtà c'è qualcosa in comune tra i lavori che hanno permesso ai due di vincere, in quanto anche il lavoro di Bononi è incentrato sulle persone, visto anche la sua professione, che è quella di 'antropologo visuale'. Per Riccardo la fotocamera è un vero e proprio strumento di indagine e ricerca (quanto il microscopio per un biologo): buona parte del suo lavoro si svolge sul campo a contatto con le persone e la documentazione fotografica è poi parte integrante degli studi che effettua come ricercatore per l'Istituto di Ricerca e Formazione nelle Scienze Sociali (www.irfoss.it).
Riccardo Bononi
In questo caso il servizio incentrato sulle lottatrici boliviane è nato quasi per caso, seguendo nella competizione una delle donne con cui era venuto in contatto durante lo studio delle popolazioni nella zona del lago Titicaca, dove si è fermato più di due mesi e ha condiviso con esse la vita quotidiana, raccolta delle patate compresa. Rispetto ai suoi servizi generalmente molto ragionati e a lungo termine, in questo caso tutto si è svolto nell'arco di 45 minuti, il tempo del torneo di lotta femminile.
Giovanni Troilo mentre viene premiato
Per Giovanni Troilo la vittoria di categoria mitiga in parte lo scotto ricevuto al World Press Photo, con il suo servizio decretato vincitore e la successiva marcia indietro dell'organizzazione dietro pressioni politiche del sindaco della cittadina belga di Charleroi, teatro di gran parte degli scatti. Il servizio "La Ville Noire - The Dark Heart of Europe" aveva colpito la critica per la bontà e la capacità di analisi del lavoro, ma aveva indispettito il primo cittadino: le fotografie indagano infatti il lato oscuro della cittadina, assunta a esempio di quel malessere che attraversa tutta l'Europa.
Troilo racconta: "Questa serie costituisce un vero e proprio ritorno alle origini nella storia della mia famiglia, che nel 1956 ha lasciato l'Italia per Charleroi, per lavorare nel settore dell'acciaio. Ora, dopo che due generazioni sono riuscite a farsi strada nella terra promessa, tutto è cambiato: ci troviamo di fronte a un bivio in cui popolazioni diverse, un tempo unite dalla condivisione delle stesse esperienze lavorative, ora si ritrovano a non avere più nulla in comune perché il lavoro stesso non c'è più. Oggi lo disagio sociale è entrato nelle vite dei cittadini. Le strade, un tempo in pieno sviluppo e pulite, oggi appaiono desolate e abbandonate. Le fabbriche stanno chiudendo e la vegetazione spontanea sta ingoiando le vecchie aree industriali. In un contesto del genere, pratiche sessuali perverse e malate, odio razziale, obesità nevrotica e abuso di psicofarmaci sembrano essere l'unico modo per sopravvivere al malessere endemico."
Giovanni Troilo, Italy, Winner, People, Professional Competition, 2015 Sony World Photography Awards
La reazione stessa della politica di fronte alla sua cruda analisi fotografica non fa che confermare i temi sottolineati nel lavoro di Giovanni: un'Europa che ha un cuore di tenebra, ma che ha paura di guardarsi in faccia e ammettere come stanno realmente le cose. Il premio della giuria dei Sony World Photography Awards ha permesso al lavoro di Troilo di trovare un nuovo e meritato riconoscimento.
Alessandra Bello ammira le sue opere esposte alla Somerset House
Nel tour della mostra programmato per la mattina successiva alla premiazione abbiamo potuto incontrare anche alcuni dei fotografi italiani che si sono piazzati sul podio o che hanno avuto l'onore di finire comunque nella shortlist dei finalisti. Alessandra Bello, fotografa che generalmente si occupa di architettura, ci ha raccontato i retroscena del suo lavoro, secondo nella categoria Arte e Cultura. Le sue fotografie sono una ricerca sul tema del Blu, inteso non solo come colore reale, ma come metafora della spiritualità, muovendosi sullo stesso concetto utilizzato anche da Krzysztof Kieślowski per il suo Film Blu. Scatti che fermano un'istante, ma che scaturiscono da un'attenta preparazione: Alessandra ci ha raccontato come il block notes sia il suo fedele compagno: spesso su esso vengono memorizzati appunti sui luoghi da ritornare a vedere a orari particolari e poi l'attimo giusto per lo scatto è capitato arrivasse anche dopo 40 minuti di attesa.
Avere le proprie foto esposte alla Somerset House merita una foto, Antonio La Grotta non si lascia scappare l'occasione
Antonio La Grotta ci ha invece parlato del suo particolare lavoro "Paradise discotheque", una ricerca delle discoteche abbandonate nel Nord Italia, nato quasi per caso da una di esse di fronte a cui passava regolarmente tutti i giorni. Tramite ricerche e segnalazioni Antonio ha messo insieme una serie di scatti che testimonia la decadenza di questi luoghi che un tempo erano il simbolo del divertimento, ma che con esso si sono praticamente dissolti, lasciandosi dietro solo degli scheletri, ricchi però, allo sguardo più attento, di alcune delle suggestioni di un tempo.
Uno degli scatti di Maurizio Beucci
Abbiamo incontrato anche Maurizio Beucci, il cui lavoro Shortlisted al Sony World Photography Awards nella categoria professionals - Arts & Culture, dal titolo “Lindy Hop” girava nello slide show sui televisori installati alla mostra. Il lavoro è dedicato alla rinascita del ballo swing e jazz, in particolare del Lindy Hop e della sua popolarità nei piccoli Jazz Club che ritornano fulcro di vita notturna.