Il corpo appare robusto e ben costruito. Sul barilotto, partendo dalla flangia di innesto, si trovano i classici selettori AF/MF e quello di accensione per lo stabilizzatore Tamron VC.
Seguono la scala delle distanze di messa a fuoco, protetta da una finestra trasparente, una ghiera di messa a fuoco manuale da circa 15mm di ampiezza e quella di zoom, di ampiezza circa doppia. Entrambe le ghiere sono fluide, precise e assolutamente prive di gioco, il che concorre all'ottima impressione generale suscitata.
La ghiera di messa a fuoco ha una corsa molto generosa, circa 110°, e consente dunque regolazioni molto precise. Quella di zoom mostra indicatori per le posizioni corrispondenti a 15, 18, 20, 24 e 30mm.
F/2.8 - Immagine solo un poco più "morbida" di quella scattata a F/8.
F/8 - Il massimo della nitidezza ottenibile dal Tamron SP 15-30mm.
F/22 - Notevole "tenuta" anche ai diaframmi più chiusi.
La velocità di messa a fuoco è molto buona (solo 0,5sec per l'intera corsa), certamente superiore rispetto alle reali necessità di scatto. La messa a fuoco è inoltre estremamente silenziosa, come sempre in presenza di motori AF USD, consistente e precisa. Durante la prova non abbiamo osservato, con l'esemplare in nostro possesso, alcun problema di font o back focus.
Lo stabilizzatore, in base a nostri consueti test empirici, ha un'efficacia di circa 3 stop. Non un record assoluto, ma un record tra i (pochi) grandangolari, i cui stabilizzatori si dimostrano, per loro natura, tipicamente meno performanti delle equivalenti versioni montate sui teleobiettivi. Quanto basta, per scattare a mano libera con tempi dell'ordine di 1/20 - 1/15 sec, il che non è certo poco.