Una forte spinta in avanti sulla via del progresso nelle foto a colori la fornisce nel 1873 Hermann Wilhelm Vogel, fotografo e chimico tedesco. Quel poco di colore che si riusciva ad ottenere con i vari metodi avevano un limite nelle emulsioni in fase di stampa, che rendevano decentemente i blu e i violetti, quel che potevano con i verdi e lasciando praticamente scoperto tutto il resto dello spettro visivo.
Entrato in possesso di alcune lastre a secco al collodio bromuro, prodotte in Gran Bretagna, notò che queste avevano un comportamento anomalo, poiché risultavano molto più sensibili ai verdi (e quindi anche ai gialli) rispetto all'invasivo blu a cui era abituato con i corrispettivi tedeschi. Incuriosito dalla scoperta, sfruttò le proprie competenze nel campo della chimica per vederci più chiaro, scoprendo che la maggiore sensibilità ad una parte dello spettro fino a quel tempo off limits era causato da un additivo anti alone, di colore giallognolo. Ne trovò conferma rimuovendo con semplice alcool l'additivo, in quanto le immagini tornavano ad essere a "toni di blu".
Convinto che il busillis fosse a questo punto una questione di chimica e additivi, ne provò una quantità sterminata ottenendo finalmente la sensibilità a colori come il verde, il giallo, l'arancione e il difficile rosso, grazie all'aggiunta di anilina in diverse modalità e concentrazioni. Fu un ulteriore passo verso il colore, prontamente sfruttato da Louis Ducos du Hauron qualche anno dopo.
Monsieur Ducos fu un fotografo francese, che i posteri ricordano anche per essere un grande esperto di fisica e virtuoso del pianoforte. Se la musica può essere trascurata nel nostro discorso, molto meno lo è la competenza maturata fin da giovanissimo sulla natura del colore. A soli 22 anni pubblica un trattato molto interessante sulle "sensazioni luminose", e dopo 10 anni di studi, prove e sicuramente molte imprecazioni pubblica nel 1869 il trattato "Les Couleurs en photographie – solution du problème", "I colori in fotografia - soluzione del problema", descrivendo il procedimento di sintesi sottrattiva tricromatica, da lui brevettato l'anno precedente.
La prima, vera, fotografia a colori
Ducos inventò quello che si chiama eliocromia e la foto che vedete in questa pagina è la prima al mondo degna di essere definita a colori. L'autore è ovviamente Ducos stesso, sebbene le fonti divergano sulla data: chi dice 1872, chi dice 1877 (quest'ultima è indicata anche sulla fotografia insieme alla firma). Ducos ci è arrivato tramite tre negativi di selezione attraverso altrettanti filtri rosso, verde e blu (RGB!), e di tre positivi ciano, magenta e giallo (CMY e in qualche modo K!), ottenendo non solo stampe su carta ma anche diapositive destinate alla proiezione.
Pare che il processo comprendesse operazioni di sintesi additiva e sottrattiva del colore; quel che sappiamo è che la stampa sfrutta procedimenti al bicromato. I bicromati non sono per nulla sensibili alla luce ma lo diventano, eccome, se vengono mischiati a sostanze colloidi come albumine, gelatine e gomme lacche. Semplificando di molto il procedimento possiamo affermare che i bicromati abbinati a colloidi possono essere di diversi colori; partendo dal presupposto che ad "impressionare" il foglio-supporto siano i negativi "colorati", gli strati fotosensibili della futura foto dove verrà a trovarsi un determinato colore saranno resi insolubili.
Ciò significa ad esempio che una zona gialla sarà gialla in foto perché lo sviluppo ha "indurito" e impermeabilizzato la miscela fotosensibile che risponde a quel colore, e il successivo lavaggio non se la porterà via. Lo stesso si dica per altri colori sulla stessa foto ed ecco realizzata la fotografia, non più schiava della scala di grigi o di blu.
I capricci della storia però sono insondabili e imprevedibili, e spesso ingiusti: Monsieur Ducos morì povero, non avendo trovato sulla sua strada un destino favorevole nella forma di qualcuno che credesse nelle sue scoperte a livello commerciale.