Il corpo macchina della M Typ 262 rispecchia fedelmente i canoni Leica, tanto da risultare a prima vista indistinguibile dalla M Typ 240. Privo di specchio reflex, è caratterizzato da un tiraggio ridotto, così anche le dimensioni degli obiettivi sono inferiori - l'intero sistema risulta pertanto molto compatto nonostante il formato Full Frame del sensore.
Il solo corpo misura circa 139x80x42mm. Nelle immagini in queste pagine è stato fotografato con il 50mm Summicron, che misura 43.5x53mm; il 35mm Summicron, da noi utilizzato per il test, è ancora più compatto e misura circa 36x53mm.
Impugnando la M Typ 262 si ha lo stesso feeling di sempre - nel bene e nel male. I più attenti noteranno una delle novità di questo modello, cioè il già citato alleggerimento di 80 grammi, ma i 600g restanti (840g con obiettivo montato) rimangono molti per gli standard attuali, in cui il riferimento è la mirrorless con corpo in policarbonato, e danno la consueta impressione di grande robustezza e affidabilità. D'altra parte, il fatto che il corpo macchina sia il solito blocco di metallo, con pareti verticali prive di impugnatura, penalizza l'ergonomia. In ogni caso, chi ha già usato una M in passato si troverà subito a suo agio.
A uno sguardo più attento, si notano i tratti distintivi e le peculiarità di questo modello. E non tutte le sorprese sono positive...
La prima cosa che si nota è l'assenza di due pulsanti comparsi con la M-P Typ 240 e con la Monochrom Typ 246: quello superiore "M", deputato alla registrazione video, e quello frontale, dedicato al Live View (ingrandimento area centrale/peaking). Nessuna sorpresa, dato che la Typ 262 non offre registrazione video né LiveView. Se, però, l'assenza della funzione video non ci ha minimamente disturbato, la mancanza del Live View è stata da noi vissuta in modo più traumatico.
Inutile negarlo: l'uso del mirino a telemetro e delle cornici è tutt'altro che confortevole in presenza di focali molto diverse dalla 50mm! Nel caso dei grandangolari, la visione periferica non è sufficiente a esaminare i bordi opposti, e bisogna muovere l'occhio per controllare, un lato alla volta, cosa si trova esattamente nel campo inquadrato; nel caso delle focali tele, il riquadro di inquadratura è troppo piccolo per garantire precisione. Chi chiediamo quindi che senso abbia rinunciare a una funzione che non solo l'elettronica è perfettamente in grado di supportare, ma che è già stata implementata su modelli precedenti.
Altra assenza di cui ci siamo accorti in un secondo tempo è quella della levetta frontale, presente sulle M-P Typ 240 e Monochrom Typ 246, che funge da selettore del campo di inquadratura. In pratica, muovendo la leva vengono mostrate all'interno del mirino le cornici luminose per le lunghezze focali 35/135mm, 50/75mm e 28/90mm. In questo modo, quale che sia l'obiettivo montato, è possibile verificare il campo inquadrato che si avrebbe con un'altra focale prima di sostituire effettivamente l'obiettivo. Anche questa è da considerarsi una distrazione per il fotografo?!? Forse si, ma è anche qualcosa che gli utenti storici del sistema M sono abituati ad avere (è mancata in effetti solo sulla M Typ 240, con l'introduzione delle cornici elettroniche).
La parte superiore del corpo macchina non presenta sorprese. Troviamo innanzitutto il solito pulsante di scatto con selettore di accensione concentrico, che permette di selezionare la modalità di avanzamento (singolo, continuo o autoscatto 2 - 10s, impostabile da menu). A lato, la ghiera dei tempi di posa, che vanno da 8 secondi a 1/4000 in passi di 1/2 EV, più posa B e posizione Auto, che consente alla fotocamera di lavorare in priorità di diaframma; selezionare un qualsiasi valore diverso da A porta invece a lavorare in esposizione manuale. Il tempo syncro flash, evidenziato, è 1/180s. Disponibile la posa T, che si ottiene dalla posa B impostando l'avanzamento su autoscatto.
Il dorso si apre con un PAD dotato di pulsante centrale e una ghiera di comando in prossimità dell'appoggio per il pollice, secondo una disposizione coerente con i modelli più recenti. Il pulsante centrale del PAD (Info) richiama a display una schermata riassuntiva con stato di batteria, memory card inserita e impostazioni di scatto. Invariato anche il display, un TFT da 3" da 921.600 punti (risoluzione VGA 640x480).
A sinistra del display, 6 pulsanti di impostazione. Nell'ordine, dal basso, troviamo innanzitutto il pulsante SET, che richiama il menu rapido con i soli parametri di scatto (ISO, bilanciamento del bianco, formato file, risoluzione JPG, esposizione multipla, compensazione esposizione e impostazioni flash); seguono i pulsanti MENU, che ovviamente richiama il menu completo, ISO, DELETE, PLAY e WB, con quest'ultimo, che occupa il posto riservato su altri modelli al pulsante LV (Live View).
Se il menu rapido dei parametri di scatto occupa solo 1 pagina, per il menu completo ne bastano 2. Anche in questo si concretizza l'essenzialità della M Typ 262 - a memoria, non ricordiamo una digitale con menu altrettanto conciso.
Anche in questo caso, però, la valutazione non è completamente positiva. Apprezziamo la semplicità, ma in questo menu non hanno trovato posto dettagli come la scelta dello spazio colore (solo sRGB) né altre scelte decisamente più importanti come la modalità di lettura esposimetrica (disponibile solo la tradizionale lettura Leica, una media pesata con forte prevalenza al centro). Approfondiremo raccontando le impressioni d'uso. Per il momento, ci limitiamo ad annotare che un'estrema essenzialità può facilmente sconfinare in scarnezza, e questa è proprio l'impressione che si fa strada dopo aver conosciuto e usato le M Typ 240 ed essere poi passati a questa M Typ 262.
Scheda di memoria (in formato SD/SDHC/SDXC) e batteria sono entrambe protette da un fondello, che va quindi tolto anche per sostituire la memory card. L'operazione è veloce, ma non tanto quanto aprire uno sportellino, e non è possibile con la macchina su cavalletto. Non è data l'autonomia di scatto secondo il consueto standard CIPA, ma la batteria è di generose dimensioni (1800 mAh) e per esperienza possiamo dire che la durata della batteria, che si attesta grossomodo sugli 800 scatti, non è mai un problema, anche perché la M per sua natura impone uno scatto meditato, non certo a raffica. In diverse giornate di utilizzo con diverse M, dalla Typ 240 (identica batteria) alla Monochrom, non abbiamo mai consumato nella singola giornata più del 50% della carica.