Il filtro protettivo svolge, come noto, sola funzione protettiva nei confronti della lente frontale dell'obiettivo, risparmiandola da polvere e graffi. Di conseguenza, deve soddisfare due "semplici" richieste: trasmettere più luce possibile, idealmente senza introdurre dominanti cromatiche, ed essere facile da pulire.
Questo Manfrotto è considerato dal produttore idrorepellente, antigraffio e resistente agli oli, ed è accreditato di una trasmissività pari al 99,3%. La sua struttura in metallo, piuttosto comune in tutti i prodotti di questo tipo, pesa 28g ed ha uno spessore di circa 6mm, compresa la consueta filettatura "femmina" per l'innesto di filtri aggiuntivi.
La sua resistenza allo sporco e la facilità di pulizia ci sono parse nella media - non abbiamo cioè notato vantaggi o differenze significative rispetto ad altri prodotti sul mercato, ma le sue doti antiriflesso sono apparse subito chiare, e l'immagine qui sotto lo dimostra: rispetto a un filtro neutro economico, con cui lo abbiamo confrontato, la riduzione almeno delle componenti più fredde della luce riflessa è molto evidente.
Nessun filtro
Manfrotto PRO PROTECT
Per indagare più a fondo, abbiamo utilizzato la consueta suite di test, prendendo come base una EOS 5D Mark III con EF 70-200mm f/2.8L senza filtro. Considerando come "zero" i risultati così ottenuti, e misurando gli scarti, è emersa una differenza in termini di esposizione di 0,05 f/stop per il Manfrotto, contro 0,17 f/stop del generico filtro economico "no brand".
ESPOSIZIONE | W.Bal dC94 | dC94 (med) | dE94 (med) | |
Manfrotto PRO PROTECT | -0.05EV | 0 | 0.2 | 0.6 |
Protettivo generico | -0.17EV | 0.2 | 0.5 | 2,1 |
In termini cromatici, con il filtro Manfrotto non abbiamo rilevato scarti per quanto riguarda il punto di bianco e l'errore dE94 è stato pari a 0,6 punti; con il filtro generico, uno scarto di 0,2 punti dC94 sul punto di bianco e di 2,1 punti dE94 complessivo. Il Pro Protect Manfrotto fa dunque un buon lavoro nel rendersi invisibile.