Sony ha, come da sua tradizione, un approccio molto "elettronico" alla fotografia. La A6300 non fa eccezione, offrendo una miriade di funzioni, tutte indubbiamente evolute e interessanti, ma che richiedono qualche tempo prima di essere padroneggiate - 29 pagine di menu, contro la quindicina di una tipica reflex di medio livello, parlano da sole.
Fortunatamente, Sony sa bene come creare un'interfaccia funzionale e così, chi non si lascerà intimidire dalla miriade di funzioni, scoprirà presto che questo corpo macchina è efficace e funzionale, almeno per un utilizzo amatoriale. Facciamo questa precisazione ricollegandoci parzialmente alla già citata carenza di controlli: il PAD, con la necessità di premere il pulsante centrale per passare dalla selezione punto AF all'operatività standard, non è una soluzione ideale, così si finisce presto per abbandonare le modalità più manuali (seppur eccellenti, come lo Spot flessibile con inseguimento) in favore di quelle più automatiche (AF agganciato al soggetto). Ne risulta un approccio "punta e scatta" che, a nostro avviso, sminuisce un po' le potenzialità di questo sistema AF, per inciso davvero fantastico.
Solo un altro esempio: la funzione inseguimento occhi funziona sorprendentemente bene, e sarebbe preziosa per un ritrattista; però non è direttamente accessibile! Per essere utilizzata, deve essere assegnata a un pulsante, che tuttavia... beh, non è disponibile. Nel nostro caso, avendo usato C1 e C2 per modalità AF e Zona, non abbiamo trovato soluzione migliore che assegnare la funzione al pulsante AF/MF, perdendo ovviamente quest'ultima funzione.
Se si accetta di lasciare alla fotocamera più controllo, la A6300 ricompensa svolgendo, nella grande maggioranza dei casi, un lavoro eccellente. Non solo in termini di autofocus, che non possiamo fare a meno di lodare ancora una volta per la sua reattività e la sua efficacia nell'inseguimento dei soggetti, ma anche per la bontà dei tanti e diversi ausili allo scatto (DRO e HDR automatici, numerosi Stili ed Effetti preimpostati, Profili foto, rilevamento visi con memoria e rilevamento sorriso, Pelle morbida, Inquadratura automatica, Pre-AF...). Tutto concorre a creare un'immagine impeccabile con minime cognizioni fotografiche, e con minime o nulle necessità di post-produzione.
Con obiettivi "importanti" come il 70-200mm f/2.8G, la A6300 appare un po' sproporzionata.
La reattività complessiva della fotocamera, purtroppo, non è impeccabile. Abbiamo già citato, parlando di prestazioni, della latenza tra due scatti singoli successivi. Ora aggiungiamo il circa mezzo secondo di puro tempo di commutazione tra display posteriore e mirino, che in realtà viene percepito dal fotografo in modo più gravoso, dato il tempo necessario al sensore per reagire alla presenza dell'occhio del fotografo.
L'aggiornamento continuo durante la raffica, dal canto suo, non ci ha impressionato. Una premessa doverosa: altre mirrorless, e anche la A6300 quando lavora a 11 fps, non mostrano nel mirino la scena reale, ma la serie dei fotogrammi catturati. A 8 fps o meno, la A6300 mostra invece la scena in tempo reale, fatto salvo il fisiologico black-out tra due scatti successivi. Questo dovrebbe assicurare una visione più confortevole e naturale, cioè più simile a quella di un mirino ottico. Di fatto, però, il black-out è molto più pronunciato di quello di una reflex APS-C performante come la D500 o le EOS 7D Mark, e l'esperienza d'uso non è affatto equivalente.
Anche per questo motivo, nonostante le eccellenti performance di alcuni sottosistemi, non consideriamo la A6300 una fotocamera ad alte prestazioni, né possiamo consigliarne l'utilizzo in ambito professionale.