La Canon EOS M6 è la mirrorless che, insieme alla sua gemella M5 dotata di mirino, ha portato a piena maturazione lo sviluppo dei corpi macchina EOS M. La buona disposizione dei comandi, unita alle molte (e ben integrate) modalità operative ha dato vita a un prodotto efficace e versatile, capace di soddisfare diverse tipologie di utente.
A nostro avviso si tratta della mirrorless Canon meglio riuscita tra quelle viste finora. Sì, anche meglio della M5, nella la quale la presenza del mirino EVF, paradossalmente, riduce ma allo stesso tempo sottolinea le differenze esistenti con il mondo reflex; si innesca, in altri termini, una sorta di effetto "vorrei-ma-non posso".
La M6, viceversa, si pone in un'altra categoria, che soddisfa in modo coerente un diverso pubblico. Del resto, chi desidera un approccio reflex, può oggi trovare nella gamma Canon ben tre modelli con specchio, anche compatti, basati sullo stesso sensore e dotati di attacco EF...
In questo scenario, in effetti, anche la ridotta disponibilità di ottiche native passa in secondo piano. È vero, continuano a non essere disponibili prime luminosi o pregiati super-tele, ma verosimilmente chi sceglie la M6 non desidera abbinarla a un EF 85mmf/1.2L. Pur con i suoi limiti in fatto di apertura massima, il recente 18-150mm f/3.5-6.3 IS STM di questa prova rappresenta a nostro avviso il completamento ideale della M6.
Un prodotto ben riuscito, dunque, ma non perfetto.
Al pari di altre APS-C, reflex o mirrorless, basate sullo stesso sensore Dual Pixel CMOS, le foto prodotte dalla M6 sono penalizzate da una nitidezza inferiore alla media. Chi può convivere con questo, o apprezza per suo gusto una certa "morbidezza" delle immagini, troverà sull'altro piatto della bilancia un eccellente comportamento cromatico, che regala immagini piacevoli e accattivanti, e buone prestazioni complessive.
Chi, viceversa, ama immagini super-incise, non amerà la M6 (né altri recenti modelli Canon basati sulla stessa pipeline grafica).