Come per tutte le EOS, la buona impugnatura e l'altrettanto buona disposizione dei pulsanti, affinata in anni di esperienza, fanno della 6D Mark II uno strumento efficace. Lo schermo orientabile (peraltro di ottima leggibilità) certamente aggiunge qualcosa in termini di ergonomia, soprattutto considerando che la messa a fuoco Live View è quasi equivalente a quella attraverso il mirino.
In termini assoluti, l'ergonomia della 6D Mark II non è però pari a quella della linea 5D, a causa dalla mancanza del multi-controller. Potrà sembrare poca cosa ma, in presenza di un sistema AF a 45 punti (che incoraggia regolazioni frequenti quando si lavora con punto singolo), la presenza del multi-controller è a nostro avviso quasi indispensabile. Muovere i punti AF con il PAD non è affatto la stessa cosa, sia perché quest'ultimo è troppo in basso (e obbliga quindi a muovere molto il pollice) sia perché la ghiera secondaria sottostante interferisce con l'utilizzo del PAD stesso.
Dal punto di vista prestazionale, la 6D Mark II rappresenta un grosso passo avanti rispetto al modello originale, e si può ora considerare una versatile Full Frame a tutto tondo con cui affrontare efficacemente ogni genere fotografico. La fotografia sportiva non è ovviamente il suo ambito d'elezione ma, come già detto, le prestazioni sono leggermente superiori a quelle della 5D Mark III, che più di qualcuno utilizza anche in contesti dinamici.
Il sistema AF è stato anch'esso migliorato sostanzialmente, ma continua a mostrare luci e ombre. Da un lato, abbiamo infatti un'eccellente reattività e un'ottima capacità di inseguimento dei soggetti, derivante anche dall'adozione del nuovo esposimetro capace di riconoscere i toni della pelle. Inoltre, avere a disposizione ben 27 punti attivi fino a f/8 assicura grande versatilità in presenza di moltiplicatori di focale.
D'altra parte, però, essendo questo sistema AF derivato da un modello APS-C (EOS 80D), i punti coprono un'area piuttosto ridotta del fotogramma, il che limita le buone doti di inseguimento e le possibilità di composizione dinamica con soggetti fortemente decentrati. Paradossalmente, quando la situazione lo consente, risulta vantaggioso utilizzare la messa a fuoco Live View, che copre circa l'80% del fotogramma in entrambe le direzioni. Le capacità di inseguimento in questo caso sono potenzialmente persino eccellenti, ma la reale propensione della fotocamera a rimanere ancorata al soggetto dipende dalla cadenza di scatto. In modalità scatto singolo non perde un colpo; bene anche in caso di raffiche a bassa velocità, mentre salendo a 6,5 fps capita più spesso di perdere il soggetto, probabilmente a causa del tempo di black-out prolungato.
Ancora a proposito di sistema AF, ed esattamente come nel caso della 80D, troviamo limitante l'assenza del menu dedicato che invece si trova su 7D Mark II, 5D Mark III e successive, 1D X e successiva. Il sistema AF di per sé garantisce infatti ampie possibilità di personalizzazione, ma essendo queste "nascoste" tra i parametri C.Fn, risultano difficilmente accessibili per l'utente medio.
Nulla di tutto ciò rappresenta una novità per Canon. Molto di quanto detto si ritrova, in effetti, proprio nella EOD 80D, di cui la 6D Mark II può essere considerata la sorella maggiore. L'importanza pratica dei sopracitati difetti ergonomici avrà per questo un peso molto diverso a seconda che si provenga dal basso o dall'alto di gamma: per un utente 5D, alcuni compromessi risulteranno probabilmente inaccettabili. Per chi invece già possiede una EOS 80D o inferiore, e desidera fare il passo verso il formato 35mm, la 6D Mark II è certamente una valida opzione.