Il lancio della mirrorless full frame 35mm Sony A9 ha rappresentato per il marchio nipponico uno spartiacque molto importante; assieme all'inaugurazione il suo servizio di supporto dedicato ai professionisti ha finalmente posto i prodotti Sony in una posizione tale da poter essere considerati veramente professionali sotto tutti i punti di vista. Al lancio di Alpha 9 si era venuto a creare uno spazio vuoto tra la top di gamma e il resto della truppa delle full frame A7 e con la recentissima Alpha 7 R III, Sony prova a mettere a catalogo una fotocamera più vicina all'ammiraglia per caratteristiche. Sony A9 non nasconde la sua anima sportiva e naturalistica - puntando molto sulla velocità di scatto e sul rinnovato autofocus - Sony A7 R MK III prova a essere più duttile e flessibile, puntando a rappresentare il miglior compromesso tra risoluzione e velocità, prendendo di diritto lo scettro della serie A7.
Abbiamo avuto la possibilità di provare la macchina per qualche decina di minuti in un evento organizzato da Sony Italia a Milano, su soggetti in movimento (in interni), in una sessione di ritratto e con la nuova funzione Scatto multiplo Pixel Shift.
La macchina tradisce subito un cambio di passo rispetto ai due modelli precedenti già a livello estetico: una nuova finitura del corpo rende la macchina più simile ad A9 e l'impugnatura con una bugna più pronunciata nasconde l'integrazione della stessa batteria maggiorata che ha debuttato su A9, accumulatore che riesce a raddoppiare l'autonomia della fotocamera, risolvendo con una mossa uno dei difetti maggiormente segnalati sui precedenti modelli. Particolare interessante: il battery grip è lo stesso di Alpha 9 e permette l'uso di due batterie. La compatibilità con l'ammiraglia rende i due corpi quindi intercambiabili, denotando come la nuova A7 R voglia candidarsi come corpo professionali.
Sony ha lavorato anche su alcuni particolari relativi all'ergononia, integrando il joystick per il posizionamento dei punti di fuoco (che ha debuttato su A9) e il pulsante AF-ON. Anche il pannello touch può essere utilizzato per il posizionamento del punto di fuoco (anzi è il suo solo utilizzo, per il resto risulta disattivato). Una piccola miglioria, ma che previene fastidiose situazioni è la disattivazione del sensore di presenza oculare non appena il display orientabile viene spostato dalla posizione di riposo. Avete presente quelle volte in cui cercate di posizionare il punto di fuoco tramite touch e il display si spegne perché passate davanti all'oculare con la mano? O quelle in cui volete scattare con il display a 90° e la macchina al petto (similmente allo scatto con macchine a pozzetto) e la vostra pancia spegne il display? Ecco, non dovrebbe più accadere.
Il salto a livello ergonomico è decisamente efficace e risolve molti dei dubbi sull'utilizzo di una fotocamera come A7 R III sul campo e fuori dagli studi. Il sistema autofocus a 399 punti a rilevazione di fase e 425 a contrasto rappresenta un'ulteriore evoluzione che rende A7 R III una macchina adatta anche all'azione e che fa il paio con la raddoppiata raffica, che sale ora a 10 fps (grazie al nuovo otturatore a tendina) e che cresce anche in profondità, arrivando a 76 scatti. Cresce anche la sensibilità ISO nativa, che sale a 32.000 ISO (da 25.600 del modello precedente), mentre rimane invariato il valore massimo in modalità estesa pari a 102.400 ISO. Tra le novità anche la funzione autofocus Eye Detection, che ha dimostrato di lavorare molto bene per i ritratti e che è assegnabile al pulsante funzione sugli obiettivi che ne sono dotati, con un'ergonomia di utilizzo davvero elevata.
Come detto in apertura, nel nostro primo contatto con la macchina, organizzato da Sony Italia presso la Residenza Vignale a Milano, abbiamo avuto modo di provare la macchina in tre situazioni: azione in interna (con banchi di luce artificiale), ritratto e Scatto multiplo Pixel Shift. Nella prima situazione alcuni giovani ballerini hanno eseguito alcuni salti e alcune figure: pur trattandosi di una situazione di 'azione', la presenza della luce artificiale (visibile nello specchio in uno degli scatti della galleria fotografica) ha facilitato il lavoro all'autofocus, per cui non lo si può davvero considerare un banco di prova di sufficiente difficoltà per valutare a pieno le prestazioni dell'autofocus.
Ciononostante la base sembra decisamente buona, con un inseguimento efficace è una porzione di scatti fuori fuoco davvero esigua. I dieci fotogrammi al secondo di raffica rappresentano un miglioramento molto apprezzabile rispetto al modello precedente e hanno permesso di cogliere il momento giusto di un'azione di breve durata, come le evoluzioni di una coppia di ballerini può eseguire all'interno di un salone. La presenza del pulsante AF-ON si dimostra molto comoda in questo frangente. Il rinnovato sensore permette di lavorare a sensibilità anche abbastanza elevate, nel nostro caso 3200 ISO per gli scatti 'in azione'.
Anche nelle sessioni di ritratto la rinnovata ergonomia con il joystick per il posizionamento del punto di messa a fuoco e la possibilità di assegnare la funzione Eye Detection sul pulsante funzione degli obiettivi provvisti fanno fare un salto di qualità a questa mirrorless 35mm. La sua elevata risoluzione permette di estrarre i dettagli più fini e, nonostante i fotodiodi siano molto fitti sul sensore, la macchina mette a disposizione una gamma dinamica elevata, con buone possibilità di recupero di ombre chiuse e alte luci pelate.
A volte qualcuno si chiede: "A cosa servono 42,4 megapixel?". Nel caso di una delle nostre foto a recuperare uno scatto troppo chiuso fatto in orizzontale - pure un po' storto - e tirarne fuori un ritratto in verticale, con il risultato finale di una foto a circa 18 megapixel.
Per i sensori con sistema di stabilizzazione va molto di moda la tecnologia a scatto multiplo Pixel Shift e anche Sony l'ha voluta implementare sulla sua nuova A7 R Mark III. Vista la già elevata risoluzione del sensore Sony ha ottimizzato la tecnologia alla ricerca del dettaglio e non all'aumento della risoluzione, come accade su altre fotocamere. La fotocamera permette, su soggetti completamente statici, di scattare 4 immagini ognuna con uno spostamento del sensore di un singolo pixel. In questo modo si può arrivare a un'immagine finale in cui ogni pixel è stato esposto alle tre componenti colore del sensore (rosso, blu e due volte al verde) e che non necessita quindi di demosaicing. Il risultato è un'immagine RAW da 42,4 megapixel con 4 volte le informazioni colore rispetto a uno scatto classico.
Il confronto tra lo scatto Pixel Shift e quello tradizionale
Un'immagine molto dettagliata, visto che non ci sono le approssimazioni della demosaicizzazione, e che offre anche una gamma dinamica maggiorata. Io personalmente sono sempre un po' dubbioso sull'utilità di questo tipo di tecnologie, ma devo confessare che l'implementazione fatta da Sony è molto efficace e sui soggetti che lo permettono è una funzione che può essere sfruttata con interessanti vantaggi. Il difetto (attualmente) è rappresentato dal processo di lavorazione che non può essere fatto in macchina ma deve per forza passare dal computer tramite il nuovo programma (gratuito) di elaborazione e sviluppo Imaging Edge Sony.
Sulla scheda vengono infatti salvati 4 file RAW (normalmente accessibili in caso di bisogno) che il software riconosce come parte di una raffica Pixel Shift. Il programma li può trasformare in un file RAW .ARQ su cui effettuare le regolazioni e da cui estrarre poi l'immagine TIFF o JPEG a 42,4 megapixel. Il formato al momento è leggibile solo dal software di Sony, che nell'uso è un po' lento e potrebbe essere migliorato nell'interfaccia e questo è il principale difetto attuale della tecnologia a spostamento dei pixel; quando sarà più facile l'utilizzo coi software di terze parti o direttamente in macchina, ne anche l'uso diventerà più comune.
In sintesi la nuova Sony A7 R III rappresenta non solo una solida evoluzione del modello precedente, ma una fotocamera che si posiziona leggermente più in alto nella gamma e per molti aspetti è in grado di assistere nel loro lavoro anche i professionisti. Con il riposizionamento verso il basso del modello precedente ora le frecce nella faretra di Sony sono decisamente appuntite e taglienti per mettere a segno buoni colpi nei confronti della concorrenza.