Panasonic Lumix G9, 20 fps e funzioni avanzate per aggredire le reflex APS di fascia alta

Panasonic Lumix G9, 20 fps e funzioni avanzate per aggredire le reflex APS di fascia alta

di Alberto De Bernardi , pubblicato il

“Più foto che video. Grande velocità, buon mirino, e tanta elettronica per garantire lo scatto perfetto. Perlopiù eccellente, ma con un firmware da affinare. ”

Ergonomia ed efficacia (AF)

Il sistema autofocus, anche nell'esemplare definitivo da noi testato, ha mostrato un ottimo potenziale ma anche qualche problema di gioventù, di cui Panasonic è consapevole – i suoi tecnici sono già al lavoro su un nuovo firmware, pertanto speriamo di aggiornare presto questa parte concludendo che il problema è stato risolto.

Lo speriamo sinceramente, perché già ora la G9 è, a nostro avviso, una delle fotocamere più interessanti per la fotografia sportiva amatoriale. Con un firmware migliorato, potrebbe essere una vera meraviglia. 


Ottime doti di tracking - la G9 individua a colpo sicuro figure umane, volti e occhi, anche in presenza di occhiali. Accuratezza e percentuale di successo sono tali da rendere, per il principiante, questo metodo di lavoro preferibile alla classica ricomposizione con blocco AF.

Molto di questo sistema AF è mutuato dalla GH5, compresa la possibilità, da lai introdotta, di personalizzare la risposta in modalità AFC (Sensibilità AF, Sensibilità commutazione area AF, Previsione movimento del soggetto). È inoltre disponibile un'ampia scelta di zone AF attive, che spazia dalla singola zona (di dimensione personalizzabile) alla selezione multipla (da 5 a 97 zone), per finire alla selezione automatica su 225 zone e al tracking AF.

Novità della G9 è una modalità a singola zona che, anziché con un rettangolo, individua il punto di messa a fuoco con una piccola croce, attivando un'area attiva di minori dimensioni e aiutando il fotografo anche con un ingrandimento (personalizzabile per zoom, durata, e modalità – full oppure picture-in-picture).


Sfida a f/1.2 - 35mm (EF 85mm f/1.2 L II) vs. MQT (Nocticron 1.2 / 42.4 ASPH). Con il formato 35mm l'effetto sfocato è ovviamente più marcato ma, grazie al Nocticron, il sistema MQT ha mostrato di poter competere. Efficace la nuova modalità di messa a fuoco puntuale.

Abbiamo sfruttato il Nocticron a nostra disposizione per mettere alla prova tanto questa nuova modalità (disponibile in modalità AF singolo) quanto la capacità di rilevamento del volto e degli occhi. La prima è stata una piccola ma piacevole sorpresa, effettivamente utile nel ritratto posato e nello still-life. La seconda, una conferma: gli algoritmi di tracking Panasonic sono molto efficaci in caso di movimento lento del soggetto, ragion per cui, a patto di avere un'inquadratura ragionevolmente frontale, riescono a individuare gli occhi del soggetto con precisione e sicurezza.

Abbiamo già detto, parlando di aspetti tecnici, dell'elevata velocità di aggancio dei soggetti. Cosa c'è dunque che non va? Presto detto. Gli algoritmi di tracking, senza sorpresa, sono inefficaci in ambito sportivo, e la selezione automatica, come sempre, lavora bene solo in alcune circostanze ben definite (soggetto contrastato su sfondo neutro o all'infinito), come ad esempio nel caso dell'avifauna.


Due fotogrammi di una raffica da 20 fps - nel secondo, la messa a fuoco è sullo sfondo. Se si fosse trattato di un caso sporadico avremmo pensato a un nostro errore, ma con la Lumix G9 questo accade regolarmente.

È la selezione multipla la scelta dell'elezione quando si fotografano scene d'azione, ma questa, con autofocus impostato ovviamente in modalità AFC, ha mostrato una impredicibile (e a volte difficilmente comprensibile) tendenza a perdere, di tanto in tanto, il soggetto principale – salvo poi recuperare magari a distanza di pochissimi fotogrammi.




Altra raffica, questa volta da 9 fps. A distanza di un fotogramma, il fuoco passa dallo sfondo all'atleta, quindi di nuovo allo sfondo.

La conseguenza è duplice: all'atto pratico, diverse raffiche risultano non perfettamente nitide in corrispondenza del fotogramma desiderato, quindi banalmente la percentuale di successo si riduce. Da un punto di vista più "concettuale", poi, questo genera sfiducia nei confronti di un mezzo fotografico che si sente di non avere completamente sotto il proprio controllo.

La stessa perdita di messa a fuoco si nota purtroppo anche nel caso della foto 6K e, in tutti i casi, a poco sono valsi i nostri tentativi di ottimizzazione volti a privilegiare il mantenimento del fuoco sul soggetto originario. La nostra impressione è che l'unica soluzione sia rivedere gli algoritmi DFD, incrementando magari l'effetto dei controlli personalizzati.