Rileggendo i nostri appunti riguardanti la Mark II, abbiamo trovato alcune note sintetizzabili in questo modo: buona ergonomia complessiva, ma alcuni difetti (dimensione pulsanti) e lacune (AF-On, Joystick) la pongono un gradino sotto le migliori reflex. Poi è arrivata la A9 che, affrontando esattamente questi punti, è stata fino a ora, e di gran lunga, la miglior mirrorless Sony mai prodotta dal punto di vista ergonomico.
La A7R III è quasi identica alla A9, e restituisce la stessa, ottima esperienza d'uso accompagnata da una piacevole sensazione di robustezza. Per essere precisi, rispetto alla A9, alla A7R III manca la seconda ghiera di comando superiore, che lascia alcune funzioni (cadenza di scatto, bracketing e modalità AF) ai meno immediati pulsanti e alle relative icone di impostazione sullo schermo; come detto a proposito del corpo macchina, però, ghiere e pulsanti personalizzabili su questo corpo macchina non mancano, quindi l'assenza della seconda ghiera non risulta eccessivamente penalizzante.
Valutazioni analoghe valgono anche per il mirino. Fisicamente identico a quello della A9, non beneficia purtroppo della stessa velocità di lettura del sensore, il che pone l'esperienza d'uso un gradino sotto a quella della top di gamma. Ciò non di meno, in scatto continuo la visione in tempo reale è disponibile fino a 8 fps e, sebbene ci piacerebbe che l'oscuramento fosse più contenuto, la percezione è piuttosto simile a quella di un mirino ottico (il che, per quanto ci riguarda, è un grosso complimento). A 10 fps, la visione si fa differita, cioè la fotocamera mostra l'ultimo fotogramma; la situazione non è ideale ma, con cadenze di scatto elevate come in questo caso, il problema risulta meno evidente rispetto a molte altre concorrenti più "lente".
Molto buono, al pari della A9, anche comportamento del sistema AF. Parlando di prestazioni, abbiamo già detto come dal punto di vista puramente numerico la A7R III non risulti migliore della A7 II, ma sul campo la percezione è diversa: più sicura nell'aggancio di soggetti in condizione di luce precaria (peccato per il punto AF poco visibile), e forte degli algoritmi e della potenza di calcolo della A9, la A7R III è in grado di inseguire i soggetti con maggiore sicurezza e precisione.
Esternamente, le uniche differenze tra A7R III e A9 sono visibili sul lato sinistro: nella A7R III mancano porta RJ-45 e ghiera di avanzamento/autofocus; in compenso, è dotata di una porta USB 3.1 extra (connettore di tipo "C").
La funzione inseguimento, ideale per ripresa video / inseguimento dei soggetti lenti (ottimo, a proposito, l'inseguimento viso/occhi), non è purtroppo ancora perfetta per la fotografia sportiva: in caso di scatto continuo e di soggetti rapidi, infatti, è piuttosto comune che la fotocamera "rimanga un po' indietro", arrivando infine a perdere il soggetto al prolungarsi della raffica. Abbiamo invece apprezzato senza riserve, in questo contesto, la modalità Spot flessibile espanso che, lasciando al fotografo la scelta della zona AF, rappresenta probabilmente il miglior compromesso tra automatismo e controllo.
A proposito di sport, doveroso menzionare l'aggiunta della funzione anti-flicker, preziosa in caso di scatto indoor con luce artificiale. Nel complesso, dunque, tenendo conto che una big megapixel non può essere la scelta di riferimento per fotografia dinamica, la A7R se la cava sorprendentemente bene anche in questo ambito, arrivando sostanzialmente a eguagliare, per prestazioni ed efficacia, le reflex APS-C di fascia alta.
Sopra, il JPEG standard ottenuto esportando con le impostazioni di default dal software Sony Imaging Edge il primo dei 4 fotogrammi che hanno dato origine all'unione Pixel Shift (sotto). A parità di trattamento, la nitidezza è visibilmente superiore.
Una delle novità della A7R III è lo scatto multiplo con pixel-shift. In questa modalità, la fotocamera cattura 4 immagini traslate di 1 pixel per comporre un'immagine in cui ogni pixel contiene l'intera informazione colore RGB (data la risoluzione, serve una precisione nel posizionamento dell'ordine del singolo micron!). Evitando la demosaicizzazione, l'immagine finale risulta più ricca di informazione in corrispondenza dei dettagli fini e quindi, in definitiva, più nitida.
L'implementazione Sony, purtroppo, non è particolarmente pratica. Innanzitutto, la composizione delle immagini non viene effettuata in-camera, ma richiede di combinare le 4 foto ottenute in post-produzione, all'interno del software (gratuito) Sony Imaging Edge. In secondo luogo, la scena deve essere davvero immobile! Questo, è vero, vale in generale per tutte le funzioni analoghe dei concorrenti, ma dato che Sony non corregge per il movimento, e che i singoli scatti vengono catturati in sequenza con una pausa minima di 1 secondo (per default, 4s), l'uso di un buon cavalletto è assolutamente indispensabile.
Seppur empiricamente, abbiamo avuto l'impressione di una migliorata efficacia dello stabilizzatore. Siamo infatti riusciti a ottenere immagini ragionevolmente stabili fino a 1/8s @ 70mm, vale a dire ben 4 stop oltre un ragionevole tempo di sicurezza di 1/125s. Considerato che con modelli precedenti 1/8s era uno scatto al limite, e considerando ovviamente la risoluzione della A7R III, si tratta di un risultato certamente molto positivo.
L'autonomia, finalmente buona, rappresenta la classica ciliegina sulla torta di un'usabilità eccellente. L'abbiamo messa alla prova durante il CES, utilizzandola come macchina da reportage per foto e (molti) video, riuscendo sempre ad arrivare a fine giornata, il che non si poteva affatto dire per i modelli precedenti.