In occasione di un evento milanese, ospiti del Sigma Ambassador Mauro Maratta di Nikonland, che cogliamo l'occasione di ringraziare, abbiamo avuto occasione di provare, per una mattinata, le due ottiche Sigma "da ritratto" per eccellenza: l'85mm F1.4 DG HSM Art e il 135mm F1.8 DG HSM Art. Quello che segue non è un test analitico, basato su curve MTF e misure oggettive, ma il resoconto delle nostre impressioni, basate su usabilità, qualità percepita e osservazione delle immagini catturate.
Il primo su cui si siamo concentrati è l'85mm, che Sigma definisce "Il più evoluto obiettivo da ritratto". È stato progettato per coniugare il bokeh tipico delle ottiche molto luminose con la nitidezza oggi richiesta e desiderata dai possessori di reflex da 50 Mpixel e oltre.
Come tutti gli obiettivi della serie Art, a partire dal 50mm F1.4 DG HSM, anche l'85mm si basa su uno schema ottico complesso: 14 elementi in 12 gruppi, con due lenti a bassa dispersione SLD e un elemento posteriore a doppia superficie asferica. Questo, unito all'elevata apertura massima, ne fa un oggetto massiccio, che non ci si dimentica certo di avere tra le mani: misura infatti 94,7x126,2mm (DxL), e pesa la bellezza di 1130g che, uniti al peso della reflex 35mm su cui verrà presumibilmente montato, porta l'ago della bilancia facilmente oltre i 2 Kg. Non poco ma, anticipando un po' le conclusioni, per un obiettivo come questo vale la pena fare un piccolo sforzo.
La nitidezza è impressionante già a f/1.4...
Sopra: immagine originale. Sotto: crop 1200px (clicca per ingrandimento 100%)
Il diametro filtri è anch'esso enorme: 86mm. La minima distanza di messa a fuoco è 85mm, pari o inferiore a quella dei diretti concorrenti Nikon e Canon, ma superiore di 5cm a quella dello Zeiss Otus 85mm. L'angolo di ripresa, su una 35mm, è pari a 28,6°. Il suo diaframma a 9 lamelle arrotondate si chiude fino a f/16.
Il primo impatto è molto positivo, come del resto per qualsiasi obiettivo della serie Art. Il peculiare materiale plastico usato da Sigma (TSC, Thermally Stable Composite) consente tolleranze costruttive più strette del classico policarbonato, così le ghiere hanno giochi ridottissimi e nell'insieme, l'obiettivo appare robusto e ottimamente costruito.
... e raggiunge vette stratosferiche tra f/2 (in questo esempio) e f/4
Sopra: immagine originale. Sotto: crop 1200px (clicca per ingrandimento 100%)
Data la tipologia di ottica, non stabilizzata, non stupisce la relativa povertà di controlli: sul barilotto troviamo solo il selettore AF/MF, oltre alla classica scala di indicazione delle distanze con tacche di profondità di campo in corrispondenza di f/8 e f/16. La ghiera di messa a fuoco (non rotante durante la messa a fuoco automatica) è di dimensioni molto generose, circa 65mm, e consente una comoda presa. Molto ampio anche l'angolo di rotazione, pari a circa 120°, per assicurare la necessaria precisione quando si lavora alla massima apertura.
In camera, come detto l'obiettivo non passa inosservato, anche a causa della notevole lunghezza, che allontana il baricentro dal corpo macchina. A favore dell'ergonomia giocano però il silenzioso motore HSM, che consente la correzione manuale della messa a fuoco in qualunque momento, e la messa a fuoco posteriore, che non provoca allungamenti dell'obiettivo o rotazioni della lente frontale, facilitando così l'eventuale uso dei filtri. Anche grazie al rear focus, la velocità di messa a fuoco è decisamente buona – per ovvie ragioni non possiamo dare dati precisi, ma l'intero range viene coperto in circa un secondo.
La resa dello sfocato (clicca per ingrandimento 100%)
Sempre riguardo alla messa a fuoco, abbiamo effettuato una calibrazione approssimativa sul campo, senza riscontrare grossi scostamenti rispetto ai valori di default, come invece ci era capitato in passato con il 50mm Art. In ogni caso, visto il costo contenuto della USB dock, ne consigliamo sicuramente l'acquisto, anche solo per l'aggiornamento firmware.
La nitidezza offerta è semplicemente strepitosa. Eccellente già alla massima apertura, raggiunge livelli stratosferici tra f/2 e f/4 che, grossomodo alla pari tra loro, possono essere considerati i diaframmi di lavoro migliori per questo obiettivo. Da sottolineare, a proposito di nitidezza, la ridottissima perdita ai bordi del fotogramma – l'85mm Sigma Art è un "rasoio" in qualunque punto dell'immagine.
Particolare a f/2.8 (clicca per ingrandimento 100%)
Non abbiamo notato tracce di aberrazione cromatica all'interno delle foto, così come di non abbiamo trovato traccia di distorsioni geometriche, il che è qualitativamente confermato anche dal profilo Lightroom dell'obiettivo, che di fatto non modifica la foto in modo percettibile.
Percettibile, ma comunque moderata, la vignettatura ai bordi, sicuramente inferiore a 2 EV già a f/1.4; a partire da f/2.8, diventa di fatto trascurabile.
Insomma, pare proprio che l'85mm Art segua fedelmente le orme del 50mm. Se le impressioni dovessero essere confermate dai risultati numerici, ma non vediamo come potrebbe essere altrimenti, saremmo di fronte a un altro obiettivo che, in termini di pure prestazioni ottiche, sfiora la perfezione.
L'85mm Art è già disponibile con attacco Sigma, Canon e Nikon, con un prezzo su strada nell'intorno dei 1350 Euro (salvo offerte speciali). Presto verrà prodotto anche con attacco FE per Sony.
Come spesso accade quando si confrontano gli obiettivi Art con i possibili concorrenti, risulta difficile trovare delle valide alternative: i rivali "tradizionali" di Canon (Serie L) e Nikon, a prezzi comunque superiori, non si avvicinano nemmeno alle qualità ottiche complessive di questo prodotto. Il più vicino, tra quelli dal prezzo paragonabile, è probabilmente lo Zeiss Planar 85mm con attacco A, ma l'unico obiettivo oggi realmente in grado di reggere il confronto è lo Zeiss Otus 85mm, che purtroppo per Zeiss costa oltre il triplo e costringe a rinunciare alla messa a fuoco automatica.