Anche dell'Helios 44 esistono diverse varianti. Non potrebbe essere altrimenti, trattandosi di un'ottica prodotta per oltre quarant'anni, dalla fine degli anni '50 fino a ridosso del 2000. Tutte condividono però lo schema ottico di 6 elementi in 4 gruppi che l'ha reso celebre.
Differenze si osservano nel numero di lamelle del diaframma (inizialmente 13, poi ridotte a 8 con la versione 44-2 e successivamente a 6), nel diametro filtri (49 e 52mm i più diffusi), nel trattamento superficiale delle lenti, nell'aspetto del barilotto esterno e nel peso. Ma soprattutto, questo obiettivo ha subito negli anni un processo di affinamento ottico, indicato dal numero dopo il segno "-" (da nessun numero fino a 7), che l'ha portato ad accrescere progressivamente il potere risolvente.
Sopra: f/2. Sotto: f/8. Clicca per ingrandire.
Paradossalmente, sono oggi proprio le prime versioni, come appunto la 44-2, le più ambite dagli appassionati, perché nelle ultime anche l'effetto "swirly" – a rigore un difetto – è stato leggermente corretto.
L'esemplare in nostro possesso è uno di quelli con attacco a vite, prodotti in maggior numero, che abbiamo utilizzato tramite uno dei numerosi adattatori M42 / Sony E(FE). Anche in questo caso, le condizioni ottico/meccaniche sono da considerarsi più che buone, nonostante gli inevitabili (e in questo caso più marcati) segni di utilizzo sul barilotto esterno.
La resa dell'Helios a tutta apertura.
Di nuovo, infatti, parliamo di una robusta costruzione in metallo che ha saputo mantenere negli anni una perfetta fluidità della ghiera di messa a fuoco. Una differenza rispetto al Minolta, oltre alla focale leggermente superiore, è l'apertura di diaframma che parte da f/2 ma, parlando di sfocato, la caratteristica saliente di quest'ottica è il già citato swirl bokeh, e davvero poco importa lo stop "mancante" sulla ghiera dei diaframmi.
Gli ingombri sono confrontabili con quelli del concorrente Minolta, per un peso anch'esso molto simile: 230g.
Helios f/2
Sigma f/2
Helios f/8
Sigma f/8
Helios f/16
Sigma f/1.4
In termini di nitidezza al centro dell'immagine, l'Helios è ancora più sorprendente del Minolta. Anche in questo caso osserviamo, naturalmente, una visibile morbidezza complessiva alla massima apertura, accentuata anche dalle già discusse caratteristiche dello schema ottico. Il potere risolvente al centro del fotogramma è però ancora più elevato rispetto al Rokkor, così al chiudere del diaframma si assiste a una clamorosa impennata di nitidezza, che ha il suo massimo a f/8 raggiungendo valori nell'intorno delle 3400 LW/PH (circa 3300 LW/PH normalizzate), non lontanissimo dal Sigma che tocca le 3700 LW/PH (quasi 3600 LW/PH normalizzate).
In termini di cicli/pixel, questo Helios supera quota 0,4 a f/5,6, f/8 e f/11, il che è qualcosa che non si vede tutti i giorni, nemmeno in presenza di ottiche moderne sulla carta molto performanti.
Sopra: confronto @ f2 tra Helios (a sinistra) e Sigma (a destra) - anche in questo caso, il divario a tutta apertura è notevole. Sotto: identico confronto @ f/8 - le differenze tra i due si fanno davvero molto sfumate, fatto salvo il consueto maggior contrasto del Sigma. Clicca per ingrandire.
L'analisi parabolic wedge conferma le ottime performance di questo obiettivo al centro dell'immagine, con punteggi che partono già abbondantemente sopra le 2000 LW/PH (circa 2300, ovviamente grazie anche al fatto che in questo caso l'apertura massima è f/2), per mantenere poi punteggi costantemente molto elevati tra f/2.8 e f/16, come ben testimoniano anche i particolari dello still-life.
Senza grosse sorprese, alla periferia dell'immagine la nitidezza è decisamente meno buona, e piuttosto lontana da quelle sia di una qualsiasi ottica moderna sia del Minolta Rokkor. Con l'Helios, solo diaframmando fino a f/8 si può ottenere una buona nitidezza anche ai bordi dell'immagine.
Analisi visiva per vignettatura e distorsione anche per l'Helios che, favorito dalla minore apertura massima e dalla focale leggermente superiore, se la cava egregiamente in entrambi gli aspetti. Soprattutto a livello geometrico, il risultato è davvero impeccabile!
L'aberrazione cromatica laterale, sempre nell'intorno del singolo pixel o poco più (circa 1,4 pixel il peggior risultato), risulta poco visibile ed è da considerarsi ottima trattandosi di un obiettivo progettato esattamente 60 anni fa. Diaframmando fino a f/8, la LCA si riduce nell'intorno del mezzo pixel, risultando così del tutto invisibile.
Chiudiamo con una breve nota relativa al comportamento cromatico di quest'ottica, che secondo molti appassionati ha una sua specifica personalità anche da questo punto di vista. In particolare, molti segnalano una dominante verde nelle immagini – alcuni se ne lamentano, altri la considerano parte del fascino vintage. In base ai nostri test, però, non sono emersi errori particolari: solo qualche piccola sbavatura soprattutto nella zona dei rossi, ma il comportamento è nel complesso invidiabile.