Proprio come iPhone XS Max, anche Google Pixel 3 XL è arrivato sul mercato a fine 2018 e condivide il suo comparto fotografico con il fratello più piccolo della serie. Fa uso di un display da 6.3" a risoluzione 2960x1440 pixel caratterizzato da una notch particolare sulla parte superiore di dimensioni abbastanza importanti. È compatibile con lo standard HDR e copre lo spazio colore DCI-P3 nella sua interezza, secondo i dati di targa. Sotto la scocca, in vetro con particolare finitura satinata, abbiamo un processore Qualcomm Snapdragon 845 a 10-nm e una GPU Adreno 630: viene venduto con 63 e 128 GB di storage non espandibili e con 4 GB di RAM.
Scheda tecnica di Google Pixel 3 XL
L'approccio di Google con la fotocamera dei due Pixel 3 è ancor più conservativo, e sulla parte posteriore abbiamo un solo modulo. Big G va in controtendenza rispetto all'intero mercato adottando un modulo con sensore da 12.2 MP grande 1/2.55" e con pixel da 1.4µm, auto-focus a rilevamento di fase Dual Pixel e obiettivo wide con lunghezza di 28mm e stabilizzazione ottica OIS. Google si è concentrata principalmente sul software e non sull'hardware, sfruttando le proprie competenze in ambito di IA e algoritmi. Lo smartphone si caratterizza infatti per un'ottima modalità notturna, sopperendo ai difetti fisici dell'hardware con trucchetti ben funzionanti lato software. Sono due invece le fotocamere frontali, entrambe da 8 MP ma con obiettivi diversi: la principale usa un grandangolare, la secondaria un ultra-grandangolare da 19mm equivalenti nel formato da 35mm.
Google Pixel 3 XL può registrare video in 4K Ultra HD a 30 fotogrammi al secondo, e può realizzare slow-motion alla risoluzione Full HD fino a 120 fps e in HD a 240 fps. Il top di gamma di Big G costa 999€ nella versione XL, 899€ nella variante di dimensioni più compatte.
Il comparto fotografico del Google Pixel 3 (3 XL) è molto simile a quello del precedente prodotto Apple, ed è quindi destinato a restituire immagini molto simili, fatto salvo un diverso approccio nel trattamento dei file. Diverso approccio che, nella fattispecie, esiste ed è piuttosto evidente.
Il livello di dettaglio è numericamente quantificabile in 2200 LW/PH alla completa estinzione del pattern, con buon livello di dettaglio discriminabile – indicativamente – a 1900 LH/PH. In effetti, assegnare punteggi a questo modello è molto arbitrario, proprio a causa della peculiare, esasperata, elaborazione del file – parliamo, in modalità standard, di un'oversharpening superiore al 33%...
Questo, oltre a "ingannare" il software di analisi, che premia il Pixel 3 con punteggi elevatissimi seppur assolutamente irrealistici, introduce artefatti che intervengono, in modo sostanzialmente casuale, a ridurre il livello di dettaglio leggibile; da qui la difficoltà di assegnare visivamente un punteggio numerico univoco.
Il livello di dettaglio, beninteso, è in assoluto molto elevato, al pari del precedente modello Apple. Proprio per questo appare superflua, e a nostro avviso controproducente, la spasmodica ricerca di nitidezza che caratterizza questo modello. Un problema che può facilmente nascere da questo approccio nell'utilizzo quotidiano è l'effetto "statua di cera" che si crea inevitabilmente quando si utilizzano contemporaneamente nitidezza e ISO elevati.
Simile, ma in questo caso superiore a quello del rivale Apple, anche il comportamento cromatico, che mostra una sovra-saturazione evidente ma non altrettanto esasperata (+18%). Questo, e un errore meno pronunciato sul punto di bianco, portano a una maggiore fedeltà cromatica, in assoluto molto buona per uno smartphone.