Hasselblad X1D II 50C, medio formato agile ed elegante – la recensione

Hasselblad X1D II 50C, medio formato agile ed elegante – la recensione

di Alberto De Bernardi , pubblicato il

“Hasselblad ha creato, con la X1D II 50C, uno splendido oggetto di design che, guarda caso, produce anche immagini di grandissima qualità. È snella, e può facilmente uscire dallo studio, ma i contesti dinamici non le sono congeniali. ”

Ergonomia ed efficacia

La Hasselblad X1D II 50C prevede i classici programmi PASM, un programma completamente automatico che si occupa di esposizione, ISO e bilanciamento del bianco, 3 programmi custom e il peculiare programma MQ (Manual Quick), in cui autofocus e modalità LiveView sono disattivate, in modo da rendere lo scatto più reattivo e silenzioso, oltre che risparmiare energia. In pratica, con la fotocamera su cavalletto, è possibile effettuare composizione e messa a fuoco in modalità M e successivamente passare in MQ per lo scatto vero e proprio – "work around" interessante, ma utilizzabile in un limitato numero di contesti operativi. 

COMMENTO PARTE VIDEO ORIGINALE
Presente sulla ghiera anche la funzione video, che però al momento non è implementata a livello firmware (versione da noi testata: 1.1.0). …
FINE COMMENTO PARTE VIDEO ORIGINALE


Vista dall'alto con le due ottiche protagoniste della nostra prova: il 45P (a sinistra) e il 65mm

L'interfaccia è molto razionale ed efficace. La schermata LiveView può essere come sempre personalizzata, per mostrare la sola scena, i parametri di scatto, le linee guida secondo la regola dei terzi, e una intelligente livella elettronica separata per i due assi, che vengono mostrati ai bordi inferiore e destro senza ostruire la visuale del soggetto. Anche da questi particolari si intuisce l'approccio Hasselblad – una livella discreta, che è possibile mantenere sempre attiva per curare la composizione di ogni singolo scatto.

Trascinando verso il basso sul display si accede alla schermata riassuntiva dei parametri di scatto, che in funzione del programma selezionato consente la modifica diretta di alcuni di questi (WB, AF/MF, ISO, tempo/diaframma, compensazione esposimetrica e falsh, tipo di misurazione, avanzamento di scatto).


Le lenti provengono dal giappone, gli obiettivi vengono assemblati a mano in Svezia.

Interessante la presenza, tra le informazioni, anche della quantità di luce sul soggetto espressa in EV
A proposito delle modalità di lettura, da segnalare che la X1D non offre alcuna opzione che copra l'intero fotogramma, come ad esempio la diffusa lettura Matrix/Valutativa. La copertura massima sul fotogramma è del 25% (Centro ponderato). Disponibili poi le modalità Centro spot, con copertura sempre del 25% ma con maggiore enfasi alla zona centrale, e Spot, con copertura del 2,5% collegata alla zona di messa a fuoco. Di nuovo: un approccio che va in direzione della precisione e dello scatto ponderato piuttosto che della rapidità di esecuzione.

Il menu è strutturato in modo da essere facilmente ed efficacemente personalizzabile. Tre sole icone fisse, nella colonna di sinistra (Foto, Video e Impostazioni) danno accesso al menu completo. Al centro della schermata, viceversa, c'è spazio per 9 icone personalizzabili corrispondenti ad altrettanti gruppi di impostazione. Ad esempio, Messa a fuoco, Memoria (gestione delle SD Card), Flash, Connettività, Display… 15, in tutto, le opzioni disponibili.


L'attuale parco ottiche native XCD comprende 10 pezzi, con focali (perlopiù fisse) di 21mm, 30mm, 45mm, 65mm, 80mm, 90mm, 120mm Macro e 135mm, a cui si aggiunge il moltiplicatore 1,7x. Un solo zoom (XCD 35-75). Rapporto di moltiplicazione 0,80x rispetto al formato 35mm - es: 30mm equivale a 24mm nel formato 35mm.

Il fotografo ha così modo di scegliere cosa avere immediatamente a disposizione, il che si traduce in un'ottima efficacia operativa. Nel complesso, grazie anche alla ora buona reattività e alle generose dimensioni dello schermo posteriore, si tratta a nostro avviso di uno dei migliori menu oggi disponibili su piazza. Molto ben implementata anche la funzione autoscatto/intervallo, che offre la possibilità di scegliere, con pochissimi tocchi dalla schermata riassuntiva, numero di pose, intervallo di tempo tra esposizioni successive e ritardo tra rilascio dell'otturatore ed esposizione.

Il recente aggiornamento firmware (1.2.0) ha introdotto anche l'importante funzione di Focus Stacking semi automatico (scatti automatici, composizione manuale a carico del fotografo), anch'essa piuttosto ben implementata. È infatti potente e versatile, con la possibilità di definire ritardo iniziale e pausa tra esposizioni successive, direzione di avanzamento fuoco (anche partendo dal centro del soggetto con movimento in entrambe le direzioni), e di scattare fino a un massimo di ben 1000 immagini (serviranno, nel caso, memory card molto capienti...).


Focus Stack - Lo scatto è automatico (e ben implementato), la composizione è lasciata al fotografo. Nella nostra condizione di scatto (65mm, minima distanza di messa a fuoco, f/2.8), il passo minimo "copriva" circa 2mm di soggetto, il passo massimo circa 10mm.

Una critica che si può muovere, peraltro comune a funzioni analoghe di altre marche, è che essendo la profondità di campo legata alla situazione di scatto, l'indicazione dell'ampiezza del passo è forzatamente generica (nel caso specifico, 5 step disponibili) e non immediatamente traducibile in distanze. Così si finisce col procedere per tentativi, variando passo e numero di scatti fino a trovare il risultato ottimale. L'ideale sarebbe poter definire a priori i limiti inferiore e superiore di messa a fuoco, e lasciare alla fotocamera il compito di calcolare il passo corretto per il numero di scatti impostato. In ogni caso, il giudizio rimane ampiamente positivo.


Focus Stack - Il risultato dell'unione di 50 scatti.

Una tale cura per i dettagli stride con alcune apparenti dimenticanze dell'interfaccia. Ad esempio, inizialmente ci è risultato incomprensibile il motivo per cui la X1D II 50C non consenta di utilizzare la funzione auto-ISO in M, che personalmente utilizziamo molto in contesti dinamici per avere controllo su entrambi i parametri di scatto mantenendo la rapidità di scatto dell'esposizione automatica. Ancora meno comprensibile, fatte salve ovviamente ragioni estetiche, la scelta di demandare il controllo della zona AF al display touch, soluzione elegante ma poco pratica e molto poco efficace in contesti dinamici (vedi anche fig. 3-3 nella pagina precedente).

Dopo qualche giorno di utilizzo, però, abbiamo visto il quadro più generale e capito una semplice verità: ad Hasselbald non importa nulla dell'azione. Non è nel suo DNA. Tutto ciò che può favorire lo scatto rubato, o catturato in una scena d'azione, semplicemente non è stato considerato! 

50 MPixel in azione. Sopra: immagine ridimensionata. Sotto: crop 100% dell'area centrale.

La già citata scarsa reattività del sistema AF e il costante focus hunting iniziale, frutto della scelta di non integrare in sistema AF ibrido nel sensore, è un esempio di questa filosofia. A proposito: abbiamo già detto che non è prevista la messa a fuoco automatica continua?!? Proprio così: l'AF è solo "one shot", con blocco della messa a fuoco alla pressione del pulsante di scatto a metà corsa.
È possibile scegliere un approccio più manuale. Ad esempio, in modalità MF il pulsante AF-D rimane attivo, e alla pressione effettua una messa a fuoco automatica mantenendo la fotocamera in MF; così, si ottiene una sorta di modalità ibrida AF/MF. Non è viceversa possibile scegliere modalità automatiche di inseguimento del soggetto, né tantomeno di tracking occhi/volto.   

Per tutto quanto detto finora riteniamo che, a dispetto del fattore di forma, la Hasselblad X1D II 50C rimanga essenzialmente una fotocamera da studio. Non che sia impensabile usarla, magari unita al 45mm XCD 4/45P, per street o altro, ma solo quando è poggiata su un cavalletto dà il meglio di sé.