I due aggettivi che meglio descrivono questa fotocamera sono, nell'ordine, fulminea e inarrestabile. Non che le precedenti EOS 1 fossero lente, ovviamente, ma fin dal primo minuto abbiamo sperimentato una grande sensazione di reattività.
Forse, la sensazione è accentuata dallo Smart controller che, estremamente sensibile, consente di spostare anche i punti AF con una rapidità inedita ai modelli precedenti. Inoltre, non richiedendo di muovere il pollice per selezionare il punto, è ovviamente più immediato.
Tra le persone che l'hanno utilizzato, non solo fotografi esperti, c'è chi si è trovato immediatamente a suo agio e chi (come chi scrive) lo ha trovato, almeno inizialmente, fin troppo sensibile. La sensibilità è in effetti regolabile, ma sempre piuttosto elevata, il che rende lo Smart controller perfetto per grandi escursioni o quando si lavora con la Zona AF, ma rischia di provocare spostamenti accidentali alla pressione del pulsante quando si lavora con il punto singolo.
È a nostro avviso corretto che i due controlli abbiano anime diverse, per non risultate un esatto duplicato l'uno dell'altro. In contesti dinamici, lo Smart controller diventerà probabilmente presto un must, mentre il Multi controller manterrà la sua utilità laddove lo spostamento del punto AF è meno frequente e/o richiede più precisione. Ci piacerebbe comunque trovare in una prossima release firmware una "tacca" extra di regolazione verso il basso della sensibilità, in modo da rendere lo Smart controller ancora più versatile.
Il sistema autofocus tradizionale (mirino) è il nuovo punto di riferimento della categoria. Semplicemente, il migliore da noi visto finora su una reflex. La maggior densità di punti migliora sensibilmente l'efficacia di inseguimento dei soggetti. Anche il riconoscimento di testa/volto funziona egregiamente, e la sua efficacia è palese quando si lavora (almeno) in modalità Zona AF, laddove, se coperta dalla zona AF, la fotocamera privilegia regolarmente la testa dell'atleta.
Sull'efficacia del metodo di personalizzazione della modalità AI Servo (messa a fuoco continua) non c'è molto da aggiungere a quanto già detto a proposito dei modelli precedenti – se l'impostazione di base è stata copiata da ormai quasi tutti gli altri marchi, un motivo c'è…
Nemmeno la 1D X Mark III è infallibile. Capita che perda il soggetto principale (a destra), magari a favore di un soggetto più prominente, ma la maggioranza di questi problemi si risolve personalizzando i Case. In generale, l'efficacia è elevatissima, anche in casi difficili come quando si inquadra attraverso una rete (a sinistra).
Come e meglio delle precedenti 1D X, la Mark III consente di personalizzare la risposta del sistema autofocus con grande precisione sulle proprie esigenze, e questo si traduce in un'efficacia sul campo inarrivabile per i modelli non professionali. La percentuale di focus-miss può arrivare a livelli davvero insignificanti per chi si dedica regolarmente allo stesso genere/sport.
Non sprechiamo parole sulla modalità AF OneShot (messa a fuoco singola), assolutamente impeccabile, in questo caso al pari di molti modelli anche amatoriali. Da tempo, ormai, non è su questo campo che si gioca la vera partita.
La messa a fuoco Live View? Beh, pari alla messa a fuoco tramite mirino. O meglio, almeno pari…
Già, perché l'inseguimento dei soggetti generici è altrettanto impeccabile e, quando si attiva il riconoscimento delle persone, il volto (e si, anche la testa di un soggetto di spalle) viene agganciato con sicurezza e precisione (vedi anche pagina Sistema AF). Anche in condizioni difficili come il controluce. Anche in caso di ostruzione parziale. In caso di ostruzione completa, poi, la fotocamera è pronta a tornare sul volto appena questo ritorna in vista.
Se a questo aggiungiamo l'area coperta molto più ampia, e le più ampie possibilità di scelta della zona (che può essere spostata in modo continuo, e non su 3 o 9 posizioni discrete come avviene inquadrando da mirino), sembra facile decretarne la superiorità. Non fosse che… beh, si deve rinunciare al mirino ottico.
Questo ci porta a una considerazione più ampia. Appare chiaro come, per quanto il sensore AF dedicato di una reflex possa evolvere, e quello utilizzato dalla EOS-1D X Mark III è allo stato dell'arte, la messa a fuoco basata sul sensore principale offre vantaggi in termini (in molti casi) di granulometria e (sempre) di area coperta. Questo consente a chi ha saputo produrre algoritmi efficaci di offrire mirrorless anche di fascia media – leggi Sony A7 Mark III – con capacità di inseguimento pari o superiore a quello delle ammiraglie reflex. Ha dunque ancora senso puntare su queste ultime?!?
A nostro parere si, ovviamente in alcuni ambiti ben definiti. Il mirino ottico è ancora preferibile – per molti, insostituibile – in ambito sport/natura. Certo, il fatto stesso che ci siamo posti la domanda è indice del fatto che le mirrorless siano ormai nella scia delle ammiraglie reflex, e che presto o tardi avverrà il sorpasso. Ma non in questa generazione.
A livello fisico, siamo di fronte alla solita EOS 1. Ergonomia pressoché perfetta in ogni dettaglio, a maggior ragione ora che l'impugnatura è stata leggermente rivista per mani più piccole, e i pulsanti sul dorso risultano più facilmente raggiungibili da tutti i fotografi, senza allentare la presa.
Lo scheletro in lega di magnesio della serie EOS-1
Il nuovo esposimetro, che offre le consuete modalità Valutativa, Media pesata, Parziale (6,2% dell'area inquadrata) e Spot (1,5% dell'area inquadrata), si è dimostrato come consueto più che affidabile. Il migliorato riconoscimento dei soggetti gioca un ruolo anche in questo frangente, dato che quando si lavora in modalità Valutativa, in caso venga riconosciuto un volto viene dato a quest'ultimo una forte priorità. Questo significa, ad esempio, minor dipendenza dai capi di abbigliamento nella fotografia di ritratto.
Più in generale, e lo avevamo osservato già sulla EOS R, la maggior importanza data al soggetto a fuoco (che si tratti di un volto o di un oggetto) trasforma la lettura valutativa in una sorta di lettura spot collegata al punto AF, e questo è un comportamento a cui gli utenti storici dovranno prendere le misure. La percentuale di esposizioni corrette è infatti mediamente più elevata, quindi la validità della soluzione in sé è incontestabile, ma in questo modo l'esposizione di una stessa scena può variare sensibilmente, dando origine a un comportamento meno prevedibile che, soprattutto i professionisti, potrebbero non gradire.
Mantenute, naturalmente, tutto le funzioni "premium" dei modelli precedenti: anti-flicker, protezione alte luci, Digital Lens Optimizer applicabile in-camera al JPEG (e, ora, all'HEIF)… Aggiunto, inoltre, il nuovo controllo di sviluppo Chiarezza, di utilizzo analogo agli omologhi disponibili in molti RAW converter, che stranamente non fa parte dei Picture Style ma si trova, direttamente accessibile, nel menu di scatto #1.
Il trasmettitore Wi-Fi opzionale
Nella recensione della Mark II, avevamo accennato a due piccole "stranezze", vale a dire l'interfaccia touch parziale e l'integrazione del modulo GPS ma non del più utilizzato Wi-Fi. Entrambe queste anomalie sono state "corrette".
L'importanza dell'interfaccia touch è molto personale, ma la possibilità (tra l'altro) di sfogliare e ingrandire gli scatti con i consueti gesti certo non guasta. Ricordiamo che, per i più tradizionalisti, la funzione è disattivabile. Segnaliamo anche la simpatica funzione zoom (anch'essa disattivabile), che ingrandisce la schermata al doppio tocco con due dita, utile per leggere meglio le voci di un menu fitto e, fondamentalmente, nato per un'interfaccia non touch.
È stato mantenuto il GPS, e sono stati aggiunti Wi-Fi e Bluetooth. È ancora disponibile, per chi ha esigenze in tal senso, un modulo Wi-Fi esterno (WFT-E9) capace di estendere sensibilmente la portata della connessione senza fili (da una decina a circa 150m) e/o migliorare la trasmissione in luoghi congestionati, come stadi e palazzetti dello sport.
Il menu, largamente invariato, ha mantenuto la sua razionalità, anche se le ultime aggiunte appaiono un po' fuori contesto e avrebbero forse potuto essere meglio integrate. Ci riferiamo, in particolare, ai file HEIF, che dovrebbero poter essere gestiti entro la stessa schermata del formato RAW/JPEG, e ai parametri di inseguimento AF nel menu AF4; per quanto ci riguarda, una delle cose per cui abbiamo amato la 1D X è stato proprio il menu AF1, che raccoglieva in una sola schermata tutto il necessario per gestire l'autofocus in modalità AI Servo…
Chiudiamo con una nota relativa alla post-produzione: nel trasferimento di gruppi di file di diverse dimensioni, abbiamo registrato ratei mediamente nell'intorno di 2 file RAW al secondo.
Il risultato è variabile. Ad esempio, una cartella con 200 RAW è stata importata in LR tramite lettore Sandisk su interfaccia USB 3 in circa 75 secondi, con una media superiore a 2,5 scatti/sec (circa 55 MB/s), mentre una cartella da 700 RAW ha richiesto circa 6min e 30s, per una media di circa 1,8 scatti/sec. In ogni caso, un tempo enormemente inferiore a quanto sarebbe stato necessario con una SD, con le quali il trasferimento di un'analoga mole di dati non richiede minuti ma ore…
Qualcuno potrà dunque storcere il naso di fronte al cambio di formato obbligatorio (reso peraltro necessario dalle richieste del comparto video – ricordiamo che già la Mark II richiedeva schede CFast per registrare video 4K). Dal primo download, però, siamo certi che l'acquisto di una scheda CFexpress sarà da tutti considerato un buon investimento.