Ne abbiamo avuto un assaggio nell'estate del 2019, quando abbiamo fatto qualche scatto con un esemplare di pre-produzione. Oggi abbiamo potuto provarla più a fondo, avendo avuto a nostra disposizione per qualche giorno una versione definitiva della Hasselblad 907X 50C, medio formato di nuova generazione dello storico brand svedese.
Si tratta in effetti non di uno, ma di due prodotti distinti.
Da un lato abbiamo il corpo macchina 907X. Affonda le radici nella storia del marchio, ispirandosi all'iconico Sistema V e riproponendone il modo di scatto con fotocamera all'altezza della vita, ma allo stesso tempo guarda al futuro, garantendo compatibilità nativa con le ottiche autofocus XCD (quelle, per chiarezza, utilizzate dalla linea X1D). È il corpo macchina più compatto mai creato da Hasslblad (e non solo): misura solo 28mm in spessore, e pesa appena 200g. Basta questo per affascinare chi, come noi, subisce il fascino dell'oggetto in sé, che sia ottica o meccanica di precisione (in questo caso, ci sono entrambe)...
Dall'altro lato, abbiamo il dorso CFV II 50C, contenente lo stesso sensore 44x33mm da 50 Mpixel che equipaggia anche la X1D II 50C. Possiamo in effetti pensare al dorso CFV II 50C come a una re-ingegnerizzazione della mirrorless, di cui (con piccole eccezioni su cui torneremo in seguito) ripropone qualità fotografica e funzionalità.
Come già anticipato nell'anteprima, questo dorso può essere usato con qualunque corpo macchina del Sistema V a pellicola. Noi, ad esempio, l'abbiamo collegato a una 500C/M costruita nel 1979 ed equipaggiata con ottica Zeiss Planar 2.8/80. Sapevamo di questa possibilità da oltre un anno, ma comporre e veder funzionare (tra l'altro molto bene) una fotocamera ibrida i cui componenti sono stati costruiti a 40 anni di distanza l'uno dall'altro, ci ha davvero impressionato!
Mirino a pozzetto e schermo digitale, con il dorso CFV II 50C possono convivere felicemente.
Soprattutto per la bontà dell'implementazione (superiore alla prima generazione), che si traduce in una facilità d'uso disarmante: il dorso contiene tutto il necessario e si interfaccia alla perfezione con il corpo, così l'operazione macchina del tempo si riduce in molti casi (parliamo di una trentina di modelli) al semplice gesto di cambiare il magazzino pellicole; nel peggiore dei casi, la "complicazione" ulteriore è data dall'uso del cavo di esposizione 503CW, come richiesto ad esempio dall'omonimo corpo macchina.
Il display posteriore, inclinabile e ovviamente touch, mima il pozzetto (attraverso cui si continua a comporre l'inquadratura, come se dietro di fosse la classica pellicola) fungendo da schermo posteriore per la revisione dello scatto, con una tale armonia d'insieme da far sospettare che dorso CFV II 50C e 500 C/M siano nati contemporaneamente.
Siamo dunque di fronte a un sistema medio formato modulare, che definire "senza tempo" è quasi scontato, molto compatto, certamente originale e ricco di fascino. Il prezzo?!? Allineato a quello della mirrorless (e ad altre proposte di analogo formato come Pentax 645Z): 6590 Euro per dorso e corpo macchina (da confrontare con i circa 35mila Euro della H6D-100C). Si tratta, dunque, di un sistema relativamente abbordabile, che può rappresentare (come del resto il Sistema V è sempre stato) la porta d'ingresso al mondo Hasselblad.
GESTIONE DEL DORSO CFV II 50C
Come tipicamente accade con i dorsi digitali, il centro nevralgico della camera è il dorso stesso, che racchiude in sé sensore, elettronica e interfaccia, in questo caso rappresentata dal un display touch orientabile da 3,2 pollici e 2,36 milioni di punti (1024x768 pixel), ovviamente formato 4:3 come il sensore.
Pochi i pulsanti fisici disponibili: Menu, due pulsanti multifunzione sensibili al contesto, Display e Play/Accensione. La maggior parte del lavoro viene svolto dal menu touch, che ha il pregio di essere nato per essere un'interfaccia touch, ed è per questo molto pulito, lineare, e caratterizzato da icone facilmente accessibili.
Esistono 3 viste principali. La prima è quella di menu, dove si effettuano le impostazioni di camera. Contiene tre icone fisse (Foto, Video, Impostazioni), corrispondenti ad altrettanti sottomenu, a cui il fotografo può aggiungerne fino ad altre 8 a sua scelta, per un accesso più rapido a funzioni specifiche (comunque tutte incluse nei tre sottomenu precedenti).
La seconda, è la schermata di controllo, cioè una sorta di Quick menu. In questa schermata si effettuano le impostazioni di scatto. Premendo il pulsante a metà corsa si passa alla terza vista principale, cioè la Live View per la composizione dell'immagine e lo scatto. La schermata di controllo può essere richiamata con uno swipe dell'alto o tenendo premuto il pulsante Menu.
Complessivamente, un'eccellente soluzione, molto simile a quella della X1D II 50C (che avevamo a suo tempo giudicato tra i migliori).
Sul lato sinistro, solo il connettore USB-C per lo scatto in tethering da PC o iPAD Pro. Sul destro, uno sportellino da accesso al vano batteria e ai due slot SD UHS-II. Infine, uno sportellino orizzontale sotto i pulsanti da accesso all'I/O: microfono, cuffie, syncro flash In (sincronizzazione con otturatori meccanici), syncro flash Out (comando flash esterni), connettore ELX (connessione a corpi EL o Winder CW).
IL CORPO MACCHINA 907X
Il corpo macchina 907X è ancora più elementare: oltre al pulsante di rilascio obiettivo, nell'angolo inferiore destro, ospita solo il pulsante di scatto con ghiera di comando concentrica e un piccolo pulsante Shift posto lateralmente, sempre in prossimità del pulsante di scatto. La ghiera di comando cambia il parametro libero, ad esempio i diaframmi con programma A, lo Shift consente di passare da tempi a diaframmi e viceversa.
La macchina si impugna all'altezza della vita, utilizzando la mano sinistra per l'eventuale messa a fuoco manuale e la destra per gestire il pulsante di scatto. Il display posteriore, inclinabile di 90°, sostituisce alla perfezione il mirino a pozzetto, offrendo esattamente la stessa esperienza d'uso delle Hasselblad Serie V.
L'identica qualità di materiali e finiture competa il quadro, offrendo un'esperienza unica nel suo genere.
La 907X 50C può tranquillamente essere utilizzata così, e per l'uso su cavalletto, in effetti non serve altro. Chi preferisce, può però dotare la camera di Control Grip opzionale, la classica "maniglia" simile a quella dei corpi del Sistema H – si guadagnano due ghiere di comando, pulsanti per la gestione diretta del sistema AF (AF/MF e AF-D) e l'accesso anche sul grip a Menu e Play.
Ma come ci si trova nell'utilizzo pratico?!? Beh, da un punto di vista prettamente ergonomico, molto bene! Potrà sembrare incredibile, per chi non ha mai provato in prima persona, che una fotocamera cubica possa risultare ergonomica, ma alla prova dei fatti è così. La 907X 50C si utilizza con piacere e, sarà per l'approccio unico e (almeno per noi) insolito, questa è una delle pochissime fotocamere che ci ha fatto davvero divertire. I prodotti di cui possiamo dire lo stesso, negli ultimi 5 anni, si contano sulle dita di una mano...
Un sensore, due incarnazioni: a sinistra, la mirrorless X1D II 50C, a destra la 907X 50C, qui nella versione speciale che celebra l'allunaggio del 1969.
L'efficacia in ogni contesto, però, è altra cosa. E questo non per ragioni ergonomiche, ma tecniche. La 907X 50C è una variante della X1D II 50C, da cui eredita pregi e difetti. Rimandiamo a quella recensione per un'analisi tecnica esaustiva. Qui ci limitiamo a dire che la messa a fuoco è a sola rilevazione di contrasto – piuttosto lenta, e affetta da un evidente problema di focus hunting. A ogni attivazione, anche con pre-focus già effettuato, il sistema avvia un "ciclo di verifica" tipico dei sistemi a rilevazione di contrasto che richiede mediamente 0,6 secondi (dipende dall'ottica). La libertà compositiva è ottima grazie alle 117 zone selezionabili ma, data l'assenza di controlli fisici dedicati (non che la mirrorless ne offrisse) la precisione è mediocre, così come la rapidità d'esecuzione. Toccare lo schermo nel punto di messa a fuoco, semplicemente "non funziona" in contesti in cui il tempismo è essenziale.
Il corpo 500C/M fotografato dalla 907X 50C con XCD 3,2/90 @ f/11. 100 ISO, 1/4s, +0,67EV.
Questo porta alla stessa conclusione a cui siamo giunti parlando della X1D II 50C: una fotocamera adatta a contesti statici (still-life, ritratto posato, paesaggio).
Se le conclusioni sono le stesse, diverso è però il giudizio. La X1D ha, se non altro per fattore di forma, ambizione di essere una fotocamera più versatile; per questo, rilevare le sue scarse doti dinamiche ha pesato maggiormente sul nostro giudizio finale. La 907X 50C, no. Al pari di ogni modello del Sistema V, crediamo nessuno la possa definire una fotocamera sportiva. Che le doti dinamiche non siano buone è quindi, in un certo qual modo, "già nei patti". Certo, rimane un pizzico di rimpianto per entrambe, dato che con un sensore ibrido avrebbero guadagnato molta versatilità…
CFV II 50C E CORPI 200, 500, 900
Chi non possiede uno di questi corpi macchina, e desidera una Hasselblad digitale, probabilmente opterà per la X1D II 50C. La 907X 50C è una fotocamera che interesserà soprattutto gli utenti storici del marchio che, vale la pena ricordarlo, nel 2013 hanno ricevuto notizia secondo cui il Sistema V sarebbe stato abbandonato con la 503CW, e ora lo vedono rinascere.
Immagine intera e particolare dello still-life ripreso con 500C/M e dorso digitale. Sotto: anche a una prova più analitica, l'80mm Zeiss della 500C/M si difende ancora egregiamente.
Importante allora giudicare anche l'operatività del dorso con vecchi corpi macchina, e noi, come anticipato, abbiamo fatto un test con la 500C/M. Non creiamo suspense: il risultato è stato fantastico.
Sia chiaro, esistono difficoltà fisiologiche, la principale delle quali è la messa a fuoco. Utilizzare il pozzetto non garantisce la precisione richiesta da un moderno sensore da 50 Mpixel, pertanto chi pensa di poter fare un ritratto a tutta apertura ed avere una precisa messa a fuoco sull'occhio, e di vedere poi a schermo ciglia super-incise, è fuori strada. Ma così è sempre stato, e anche per questo crediamo che la 907X 50C sia più adatta a chi ha già usato una 500 a pellicola – nuovi utenti nati col digitale potrebbero avere delle aspettative fuorvianti.
Il dorso lavora a meraviglia, e mette a disposizione una messa a fuoco LiveView (con tanto di focus peaking) che consente di ottenere tutta la precisione necessaria per questo sensore. È una procedura un minimo laboriosa (bisogna aprire otturatore centrale e tendine posteriori, avviare il LV, mettere a fuoco, richiudere e scattare), pertanto adatta solo a paesaggio e still-life. Ma, di nuovo, questo è il contesto ideale per la 907X 50C e per l'utilizzo del dorso con corpi più datati.
A maggior ragione, il dorso lavora a meraviglia su corpi macchina come la 903SWC o la 905SWC, fisicamente quasi identici alla 907X 50C.
NOTE SULLA QUALITA' D'IMMAGINE
(907X 50C)
La qualità d'immagine garantita dal dorso CFV II 50C è, senza grosse sorprese, largamente sovrapponibile a quella della X1D II 50C, alla cui recensione rimandiamo, ancora una volta, onde evitare ripetizioni.
In questa sede, ci limitiamo a mostrare alcune immagini di esempio e a far notare l'unica piccola sfumatura da noi rilevata: sembra che il dorso lasci emergere un pizzico di rumore cromatico in più agli altissimi ISO, 12.800 e 25.600 ISO. Il diverso comportamento può essere spiegato con le differenti versioni dei firmware utilizzati.
Confronto a 25600 ISO (particolare ridimensionato). A sinistra, il dorso CFV II 50C mostra un pizzico di rumore cromatico più della X1D II 50C.
Posto questo dettaglio, che non cambia nulla nella valutazione generale, l'elemento di novità in questo articolo è la valutazione dell'XCD 3,2 / 90, terzo obiettivo del Sistema X da noi provato. Si tratta di un piccolo tele (equivalente a circa 70mm nel formato 35mm), nato come obiettivo da ritratto compatto.
Misura 100x77mm, utilizza filtri da 67mm e pesa 619g. La sua minima distanza di messa a fuoco è 70cm, a cui corrisponde un'area coperta di circa 26x20mm, per un rapporto di ingrandimento di 1:6. Come tutte le ottiche X, è dotato di otturatore centrale, da 68minuti a 1/2000s, e l'apertura di diaframma varia tra f/3,2 a f/32.
907X 50C + XCD 3,2/90 @ f/4, livello di dettaglio.
Quanti fossero preoccupati dell'apertura massima relativamente modesta, in termini di resa dello sfocato, si tranquillizzino: a f/4 il bokeh è morbido e più che sufficiente a isolare il soggetto; tenuto conto che f/4 è anche il diaframma a cui si ottiene la massima nitidezza, possiamo dire che si tratta di un'ottica da ritratto ben concepita e molto godibile.
907X 50C + XCD 3,2/90 @ f/4, resa dello sfocato.
A proposito di nitidezza, questo 90mm supera il 45P e il 65mm da noi utilizzati in precedenza, raggiungendo punteggi ancora più elevati: oltre 5500 LW/PH dalla massima apertura fino a f/11 compreso, con ancora circa 5000 LW/PH a f/16. Più di 3500 LW/PH a f/22, il che significa che, anche a diaframma così chiuso, risulta più nitido di molte reflex 35mm con ottiche top al loro diaframma ideale. Infine, un inevitabile, più marcato calo solo a f/32.
100 ISO
1600 ISO
3200 ISO
6400 ISO
12800 ISO
25600 ISO
CONCLUSIONI
Il Sistema V, dato per morto dalla stessa Hasselblad nel 2013, rivive con questa 907X 50C. Il che, per inciso, non può che far piacere agli utenti storici, che hanno visto rivalutare sensibilmente le proprie macchine sul mercato dell'usato! Al momento in cui scriviamo, ad esempio, la 503CW con Planar 80mm si trova tra i 2500 Euro e i 5000 Euro delle versioni speciali. Opportunità economiche a parte, la mossa di Hasselblad ci è piaciuta molto.
907X 50C + XCD 3,2/90 @ f/4 - interni, luce naturale, 800 ISO.
Ci è piaciuta perché non si tratta di un'operazione nostalgica fine a sé stessa: con la 907X 50C il costruttore svedese ha creato un prodotto "intelligente" e proiettato al futuro, che getta un ponte tra i corpi macchina storici e le ottiche mirrorless autofocus del Sistema X.
Ci è piaciuta perché ha riproposto un sistema modulare che, con i suoi pro e contro, di cui non vogliamo dibattere in questa sede, è unico nella sua fascia di prezzo (Sistema H e Phase One richiedono ben altri investimenti), e rappresenta per questo un'apprezzabile ventata di freschezza.
Non ultimo, ci è piaciuta perché il prodotto è ottimamente progettato e realizzato, e assicura una qualità fotografica molto alta.
Non è perfetto, e non è per tutti. Il dorso digitale CFV II 50C condivide tutti i difetti della X1D 50C, fortemente limitante in contesti dinamici. Per sua natura, però, una fotocamera di questo tipo è meno votata all'azione rispetto alla mirrorless, e certe pecche le si perdonano più facilmente.
Interesserà soprattutto gli utenti storici di Hasselblad, ma il suo stile unico e ricco di fascino potrà conquistare anche qualche millennials che non ha mi visto dal vivo un mirino a pozzetto.